Spegnere i colori quando nella vita si fa sera, quando una cornacchia ride beffarda e non vuoi sapere, ma lo supponi con verità, che la luce potrà illuminare solo i ricordi, nella malinconia delle ore.
Un saltimbanco di colori, una vita effervescente e abbacinante, un crollo devastante, un ballo sempre ricco di promesse.
Milano ora come allora ha i colori proiettati dalla nostra anima, dalle suggestioni vissute, anche le più tristi, ma illuminate da un lampo d’amore, da un incontro magico. Ed è nel ricordo che scompare la Milano violenta, ingiusta, vigliacca, per illuminarsi di gesti e di colori eterni. E ricordo…
Milano, in casa c’è un ritratto vincente e fiero, il viso morbido, ma i segni e i colori pastellati si sono spenti negli occhi e nel cuore.
Colori compagni di vita e di avventure.
Colori storpiati, stretti nel riflesso di una candela gialla, quella sera, come tante altre sere d’attesa. Disadorno e occasionale il piatto sul tavolo, in una penombra difficile da ferire con un atto di volontà, tesa a restituirti pareti sbiadite di composizioni floreali senza vita. Aspettare il giorno per una telefonata che mi restituisse il sole con una supplenza d’insegnamento, un lavoro. Ma l’ombra ha i colori indefiniti della paura, dell’incertezza e guardi, passeggi in quell’unica stanza con quella candela, negli angoli cadenti di muffa, osservi la paglia giallastra della sedia, la valigia aperta con le poche cose, i libri assenti per i miei occhi. Un lungo inverno, ghiacciato dal tempo e dalla solitudine. Finalmente a scuola l’incontro con una bambina autistica che chiedeva calore…e danzava, danzava continuamente, la gonna a fiori vivaci, un maglioncino rosso, le mani ruvide che accarezzavano le mie. Mi sorpresi a scoprire e denominare i colori con il suo incanto della scoperta. Sì, con i colori dei pittori astrattisti inondai le ore vissute insieme, cercando di decifrare emozioni, racconti di visioni, intensità di sensazioni. Kandinski, Klee, Mirò e le loro opere riprodotte nella brillantezza patinata di un volume da guardare con meraviglia e stupore. E sorprendentemente Loretta mi indicava i rossi, i gialli come gioia, i blu accostati agli azzurri come cieli e notte, il nero come paura, il rosa come boccioli di fiori e i segni neri incisi come incomprensibili racconti. Il mondo di poesia e di sogno di Loretta che rubava a modo suo il mondo dell’artista. Non c’era bisogno di spiegare la “filosofia” dell’astrattismo e in un giorno pieno di luce recitai guardando il sole
Il Sole torna luminoso,
ne senti il calore,
come un abbraccio affettuoso.
I suoi raggi di rinnovata luce,
sono come una sveglia,
la natura si risveglia.
…Tutto riprende colore,
grazie alla luce e al calore del Sole. (Simone Pecorari)
Loretta, con i pastelli colorati dipinse su un cartoncino il trionfo del sole, istintivamente senza riferimenti figurativi, con la sua anima.
Un capolavoro di sensibilità. Sfondo rosso aranciato a tutta pagina come fosse un’onda (mi spiegherà che è il sole mentre danza la gioia), un angolo azzurro a delimitare il cielo e nel sole brillante un quadrato al limitare della pagina a destra con verdi di tonalità diverse e tocchi di rosa. Ma forse non so descrivere l’armonia e la gioiosa ispirazione.
Finì la supplenza, ma Loretta esigeva con forza che tornasse la signora con i capelli gialli come il sole.
Non ho dimenticato i colori di quel tempo, ora che cantano ancora l’affetto nella mia anima.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano