Di Maio contro tutti. Soprattutto la realtà

Attualità

All’interno, lo scontro contro i lealisti della prima ora del Movimento. Contro l’alleato di Governo, sulle nomine. Contro il Ministro dell’economia, reo di non voler piegarsi. Fuori, contro Confindustria, le associazioni di categoria (salvo Coldiretti). Contro l’Inps ed il suo presidente. E poi i nemici immaginari, le manine oscure che nella notte e le macchine del fango sulla ventiseienne segretaria privata. Di Maio è sotto pressione costante. Però il nemico più ostinato, implacabile ed impossibile da blandire è certamente la realtà economica. Nella divisione dei ruoli, Salvini doveva prendersi la propaganda sull’immigrazione e lui le geniali soluzioni economiche. Lo scambio sembrava proficuo: tre mesi di gloria alla Lega e poi il trionfale ritorno per i Cinque Stelle. Tutti più ricchi. Tutti più felici. Tutti a votare Beppe. Poi, però, è successo qualcosa.

Nominalmente, quando hanno iniziato a scrivere i numeri nero su bianco, i Grillini si sono accorti che le cose, per citare Sorrentino, erano un po’ più complesse. Per esempio, gli imprenditori potrebbero non essere così felici di diventare poveri. E chi lo avrebbe mai pensato? Non si era detto che la decrescita felice era l’obiettivo? Ed allora perché resistono? I volti sono confusi, gli sguardi persi. Non aver mai lavorato sul serio un solo giorno della propria vita non aiuta. Così Giggino prende molto male quando la Confindustria gli spiega che il primo, e forse unico, risultato delle norme contro la precarietà non sarà aumentare i contratti a tempo indeterminato. Ma la disoccupazione, semmai. Che il lavoro non si crea con un tratto di penna. Ma con un tratto di penna si può comodamente distruggere. Che loro non fingeranno vada tutto bene.

Di Maio non capisce, che poi è anche la sua migliore dote. E così diventa sempre più rabbioso. Ha bisogno di un qualche risultato. Perché Salvini i suoi li ha portati a casa. E lui niente. Così, per stizza, blocca il dossier legittima difesa, per non dare alla Lega due assist consecutivi. Solo che, in tutto questo, resta il problema di sempre: la realtà non la spartisci a tavolino. Quindi il decreto dignità, a prescindere dagli accordi politici, continuerà a produrre disoccupazione. Checché Giggino ne dica. Adesso vediamo quale rappresaglie attuerà ed in quale spirale di odio e rifiuto delle proprie responsabilità finirà prima di veder bruciare il mondo imperfetto, non votato da nessuno, ma in cui tutti abbiamo la ventura di vivere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.