E fu la Liberazione dalla fame

Le storie di Nene

(Nella foto Milano bombardata)

Milano 25 Aprile – La guerra era finita. Tutti lo dicevano ad alta voce, con convinzione, ma la paura era nei gesti, nelle frasi sussurrate in confidenza, quasi che l’orrore potesse avere una nuova vita da un momento all’altro. Mio padre figlio del Piave e della prima guerra mondiale sentenziava “Le guerre non finiscono mai…” e c’era tanta amarezza e preoccupazione. Poi la notizia della morte del Duce, la curiosità di vedere il potere annientato là, in piazzale Loreto con la folla che gridava, perché tutti improvvisamente si scoprivano antifascisti, fautori di una Liberazione voluta, visceralmente desiderata. Mio padre commentò “Da antifascista dico Vergogna!”. Ma alla sera la convinzione che davvero, finalmente, fosse finita la guerra era nell’aria, nel sorriso di mia madre, nella tavola apparecchiata con l’unica tovaglia bianca come fosse Natale, nella polenta gigantesca sul tagliere di legno. Avevo sette anni in quel lontano 1945, mia sorella nove e il fratellino più piccolo cinque. E quella sera era veramente una sera speciale, da ricordare…perché diventò la sera dei sogni e della speranza. “Vedrai, Teresa – diceva mio padre – ci sarà il pane bianco e il sale e lo zucchero e mio fratello mi ha promesso due galline che terremo nell’orto e potremo comprare il vino per la domenica e le bistecche per i ragazzi e il caffè per noi…Vedrai… adesso cambia tutto. Farò il turno di notte, mi daranno più soldi e compreremo i piatti nuovi e le scarpe per l’inverno…e un bel cappotto caldo per te…vedrai adesso cambia tutto”

La guerra era finita ed era iniziata l’attesa di un miracolo. Un miracolo di fatica, di orgoglio, di condivisione.

Dal cortile qualcuno si mise a cantare e dalle finestre tutti risposero “O mia bela Madunina che te brillet de lontan /tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan /sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man /cantentucc “lontan de Napoli se moeur”/ma po’ i vegnen chi a Milan” : quasi fosse un’invocazione, quasi fosse un programma di vita per il futuro.

(I ricordi di Aldo)

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