L’analisi di Simone Feder, psicologo ed educatore presso la Casa del Giovane, a Pavia, guarda la strage di Paderno Dugnano con preoccupante senso della realtà. Normale, dicono del 17enne autore del crimine, ma che cosa è normale?
“Da vicino nessuno è normale” cantava Caetano Veloso, smentito dal diciassettenne che a Paderno Dugnano ha cancellato la sua famiglia dalla faccia della Terra: normale anche da vicino, se si dà credito alle descrizioni che di lui fanno amici e parenti. Perché ne aveva, di amici e parenti, e anche parecchi, tra i quali, però, si sentiva un «corpo estraneo», «oppresso» come ha confessato agli inquirenti. «Il disagio di un ragazzo può essere invisibile, spesso celato e gestito dal giovane con una sofferenza dentro le mura, privata, silenziosa. E poi ce un’altra specie di disagio – prosegue Simone Feder – che visibile lo è fin troppo, addirittura eclatante, sotto gli occhi di tutti. È quella delle bande giovanili, degli scatti d’ira incontrollati, della rabbia furibonda. Nel caso in oggetto, convivono la premeditazione e l’agito impulsivo. Oggi è molto comune nei giovani, come abbiamo occasione di vedere nel nostro centro. Aumentano i casi di autolesionismo, per esempio, eppure quel che mi spaventa di più non sono i tagli che i ragazzi si infliggono ma che in loro cresca l’idea di morte. Un pensiero, quello della morte, che lavora all’interno de giovane e che se non viene intercettato, si trasforma in un agito che, per quanto atroce, finisce per non meravigliare». (Avvenire)
Un circuito che può diventare un incubo irrazionale nel desiderio di una soluzione al di là del bene e del male, nel dialogo con se stesso. Nulla può giustificare il crimine, ma conoscere, esaminare, può aiutare a vedere e riconoscere.
Facendo riferimento alla sua esperienza di psicologo educatore Simone Feder afferma “La società, tuttavia, dovrebbe interrogarsi anche sulle proprie mancanze quando si parla di educazione dei più giovani: tra social network, serie tv e rinuncia del proprio ruolo di autorità da parte dei genitori, i ragazzi rischiano di non imparare a mettersi nei panni dell’altro e ad esercitare l’empatia.
C’è bisogno di rimettere al centro la capacità di sentire e sentirsi. Protagoniste di questa rivoluzione devono essere, prima di tutto, le famiglie. Mamme e papà sono stelle polari nell’universo valoriale dei giovani: senza questi punti di riferimento, si potrebbe perdere persino la capacità di distinguere il bene dal male.”
Le confessioni del ragazzo
“I miei si preoccupavano, dicevo che andava tutto bene“
“E’ da quest’estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può avere influito. Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene“. Prosegue così il racconto dell’autore della strage familiare di Paderno Dugnano. “Percepivo gli altri come meno intelligenti – ha aggiunto il ragazzo – e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili”. Il nonno materno ha raccontato, come si legge negli atti, che il ragazzo, dopo il triplice omicidio, gli ha detto che l’aveva fatto perché voleva “lasciare i beni materiali” e che lui aveva inteso che voleva “staccarsi dai genitori”. Gli aveva chiesto pure perché se la fosse presa anche col fratello di 12 anni, fino ad ucciderlo, e il 17enne ha risposto: “non sarei riuscito ad abbandonarlo”.
Dagli atti, infatti, emerge più volte che il ragazzo aveva individuato anche, a suo dire, come una delle “soluzioni” per risolvere il suo malessere quella di andarsene di casa, magari anche in Ucraina, ma che poi non l’aveva ritenuta efficace per raggiungere il suo “scopo”. Nelle relazioni degli esperti che si sono occupati di lui in questi giorni con diversi colloqui, inoltre, lo stesso giovane ha detto che lui pensava spesso “alle guerre e mi commuovevo pensando a queste situazioni”, mentre “questo non lo vedevo in amici e familiari“.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano