Sono ormai passati poco più di 50 anni da quando il primo forno a microonde fu messo in commercio, e in questo lasso di tempo, la sua diffusione nelle cucine europee è aumentato in modo esponenziale. Il motivo più evidente è la sua versatilità. Inizialmente concepito per il solo e “semplice” scongelamento, grazie anche al notevole progresso tecnologico, il suo corretto utilizzo permette di mediare tra l’esigenza di una cucina sana e saporita e la scarsità di tempo di una società dai ritmi sempre più convulsi e fin troppo dedita al lavoro.
Purtroppo su questo elettrodomestico, scusate il gioco di parole, ne sono state dette di “cotte e crude”. Alcuni affermano che la cottura a microonde provocherebbe una perdita di nutrienti superiore a quella causata da altri metodi di cottura definiti come “tradizionali”. Inoltre alcune correnti di pensiero sostengono che le microonde comporterebbero alterazioni molecolari responsabili di un maggior rischio di malattie tumorali. Di fatto, non esistono vere e proprie conferme scientifiche a queste affermazioni. Al contrario, alcune basilari considerazioni di chimica, che sono poi alla base dell’utilizzo delle microonde, portano a contestare facilmente le affermazioni precedenti. Senza considerare che a tali alterazioni non vengono contrapposte quelle dei sistemi di cottura più conosciuti (frittura, stufatura, cottura alla griglia o con barbecue, ecc.). Si assiste così ad un esagerato allarmismo, più il frutto di un generale scetticismo nei confronti di questo elettrodomestico, che di una provata realtà.
La cottura è sicuramente un trattamento importante di trasformazione dell’alimento, di cui si modifica sia la qualità sensoriale che quella nutrizionale. La cottura a microonde è rapida ed efficace, non rappresenta sicuramente una rinuncia al mangiar sano. Al contrario, il suo utilizzo ben si presta a soddisfare quei criteri di leggerezza (povertà di grassi) e di salubrità, che le nuove direttive in tema di alimentazione impongono come all’ordine del giorno. La digeribilità e la gradevolezza le sono proprie. La perdita di vitamine non è sicuramente superiore a quella degli altri metodi, rispetto ai quali offre, invece, il vantaggio di una più breve esposizione al trattamento termico. I grassi, contenuti o aggiunti, restano stabili, mentre i sali minerali non vanno incontro a dispersione in nessun mezzo di cottura. Insomma i pregi sembrano essere molti, soprattutto considerando che gli alimenti mantengono pressoché inalterati i sapori e gli aromi.

Il Prof. Nicola Sorrentino è nato nel 1954 e vive a Milano. Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzato in Scienza dell’alimentazione e dietetica, in Idrologia, Climatologia e Talassoterapia. Attualmente è docente presso l’Università IULM di Milano. È direttore scientifico della IULM Food Academy. Relatore in diversi convegni scientifici, partecipa a numerosissime trasmissioni televisive e radiofoniche. È autore di libri e articoli di carattere sia scientifico che divulgativo, fra i quali: La Dieta Sorrentino, La dieta dell’acqua, Grassi dentro, Siamo gonfi non siamo grassi, Tutta la verità sulle diete, BeautyFood, Dimagrire in pochi giorni, Il metodo Sorrentino per dimagrire.