25 Aprile: dalla piazza un grido stonato di ingiusta e “partigiana” esclusione

Milano

Doveva essere un grido alto per ribadire libertà e democrazia conquistate, ma il corteo di ieri, monopolizzato dalle ideologie acritiche rosse, è sembrata una scena pomposamente preparata per il tribuno Sala. E Sala ha interpretato la sua voglia di ascesa a livello nazionale, come un protagonista senza pudore, innalzando una Milano perfetta ad esempio da imitare. Tutti i luoghi comuni, le frasi di circostanza sono state dette, con l’enfasi di una presunzione che conosce raramente un limite “Milano farà sempre la sua parte perché tutti ci guardano e siamo chiamati al dovere di essere la città più antifascista d’Italia”. La marea rossa che ascolta si elettrizza, si esalta e non riesce ad allontanare quell’idea di celebrazione che deve essere di sinistra senza se e senza ma. Ed ecco la democrazia targata sinistra: sfila la brigata ebraica, testimone di soprusi prima e di lotta eroica e viene sonoramente fischiata e derisa da un gruppo di estrema sinistra filo palestinesi al grido “”Via i sionisti dal corteo”  “Israele Stato terrorista” “Israele stato fascista”.

Anche i Centri sociali sfilano e non si capisce il perché, visto che non riconoscono le istituzioni. La tensione è alta. Una rappresentaza del Movimento Cinque Stelle è infatti finita nel mirino dei centro sociali. Ha raccontato Bruno Misculin, attivista grillino: “Mi hanno strattonato, cercato di strapparmi lo striscione di mano e portarmelo via: mi ci sono appeso e mi hanno trascinato un po’ di metri per terra. Quando hanno visto che non lo mollavo e c’era altra gente, l’hanno lasciato andare”. Secondo l’attivista pentastellato l’attacco sarebbe arrivato perché teneva in mano una bandiera del Movimento Cinque Stelle: “Non abbiamo rubato nessun posto, era una zona libera – riferisce al Corriere -. Mi hanno detto “Voi qua non ci potete stare”. Anche questa è democrazia di sinistra… Dichiara Mariastella Gelmini al Corriere “Troppo a lungo il 25 aprile è stato l’anniversario di una sola parte politica, mettendo in ombra il contributo di tante forze politiche e sociali che hanno combattuto la dittatura, le leggi razziali, le ingiustizie. Sbaglia chi vuole mettere il proprio marchio su un pezzo di storia che appartiene a tutti.”

E la sen. Elisabetta Alberti Casellati (F.I) aggiunge “«Alla generazione di cui faceva parte mio padre, liberale e partigiano, l’Italia e gli italiani delle epoche successive devono, dobbiamo, tante cose. Senza i loro sacrifici, senza le loro lotte, senza la loro caparbietà, senza il loro coraggio nel voler costruire un Paese libero e senza divisioni, la nostra storia avrebbe preso un’altra piega.”  E, scusate, ma anch’io sono cugina di due martiri partigiani e liberali, ma non è questa Italia divisa, inconcludente, fanatica, il Paese che volevano.

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