Milano 5 Maggio – Era stata una lunga giornata in cui il tempo sembrava dilatarsi all’infinito tra speranza e delusione. Ma quel lavoro agguantato con forza e volontà, mi faceva ridere e ridere ancora. La fame da giorni bruciava lo stomaco e i pensieri. L’elettricità di un vento scomposto confondeva i luoghi, l’orizzonte. Mi ritrovai a Brera, mi ritroverai tra gli amici di sempre, mi ritrovai sola a cantare una vittoria cercata e puntigliosamente inseguita dopo una separazione drammatica. E ripercorrere quella strada, prendere a calci il marciapiede, parlare e parlare ancora del nulla, del tempo, della pace nel mondo che chissà se verrà, ma poi chi se ne frega..diventava un pugno al cuore. Altri tempi, quando potevo essere creativa e non sapevo quanto fosse un privilegio. Dopo tre anni di ricerca senza risparmiare energie, conoscenze, attraversando lavori di ogni tipo, l’assunzione come operaia in un calzificio era il pane assicurato, la possibilità di pagare i debiti, comprare con il primo stipendio un paio di stivali per i giorni di pioggia.
Pensavo “Per tutti arriva il momento in cui ciascuno deve misurare le proprie forze e dimostrare a se stesso quanto vale, che cosa sa fare da sola, senza sostegni, senza la protezione della famiglia o di un marito. Il mio riscatto a quarant’anni iniziò così, negli anni 80, quando una divorziata era guardata con diffidenza e l’età precludeva molti lavori. Comprai una candela gigante per illuminare 25 mq di casa, se così si può definire un sottotetto, una libreria di cartone giallo, un divano letto zoppo che rimpiangeva i fiori ormai scoloriti e un tavolo sulle cassette della frutta, dono di un fruttivendolo amico. E in quello squallore la cosa che più stonava era l’accozzaglia di colori, il senso del disordine, il buio per la mancanza di elettricità. La luce della candela mi restituiva i sogni e la fantasia. Raccolsi i miei vetri, dipinti quando la vita sorrideva, gli animali immaginati presero vita per farmi una promessa “Ritornerà il tempo della fantasia e sarai ancora felice” L’umanità e la generosità delle colleghe operaie mi conquistarono: piccoli e grandi gesti ogni giorno, con la sensibilità del silenzio.
Dopo qualche anno mi chiesero di aiutare la titolare di una piccola galleria d’arte. Guardavo e riguardavo il trionfo di colori sulle tele, cercavo di rubare l’anima, mi saziavo di poesia.
E ricominciai a ridipingere i miei vetri per raccontare scene di buffi animali con le ali, farfalle giganti che accarezzano i fiori, lucciole che danzano tra le spighe di grano. E sono felice quando qualcuno li compra per la stanza dei bambini, perché sono sicura che li aiuterà a sognare.
(le confessioni di Susa)
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano