Profughi, business e ad accoglienza forzata. La storia di Cologno

Attualità

Milano 21 Settembre – “Per cosa siamo stati eletti, se non ci è permesso fare quanto abbiamo promesso?”, si chiede il sindaco di Cologno Monzese, di fronte all’accoglienza imposta dal Prefetto. E siamo, quindi, arrivati al punto: se l’accoglienza è bella, se i profughi portano così tanti vantaggi, se sono pochi, se non è un’invasione, perché esiste un obbligo all’accoglienza? Perché state insistendo che ognuno accolga la propria fetta? Chi non accoglie è razzista, ma chi vuole accogliere, stranamente, pensa che sia legittimo imporlo anche agli altri. Prendiamo due casi: Milano, con Majorino, e Cologno, col suo sindaco. Il primo marcia dicendo che i profughi sono benvenuti. A Cologno. Qui a Milano ne abbiamo troppi. E questo è interessante. Cosa significa troppi? Qualche migliaio su un milione? È uno zero virgola della popolazione. Esattamente come nelle rivendicazioni di Strada e compagni. Cologno, dopotutto, avrebbe una percentuale identica, con qualche decina.

Ma facciamo un’analisi delle obiezioni più diffuse al rifiuto di Cologno:

  1. E’ giusto accoglierli, inoltre ci pagheranno le pensioni e contribuiranno alla crescita demografica

    Sì, per carità. Ma allora perché ve ne private? Io non vi regalerei mai i miei fondi obbligazionari. Anche quelli oggi mi danno pochissimo. Non rendono quasi nulla, dopo tutto. Eppure me li tengo stretti. Se i profughi fossero le cambiali sul futuro, che qualche rozzo cittadino non vuole, Milano dovrebbe essere felicissima di tenerseli. Di integrarli. Di farne gli Italiani del terzo millennio. Invece si arrabbia se Cologno non vuole. Perché?

  2. Perché l’accoglienza, pur sacrosanta, ha dei costi che dobbiamo dividerci.

    Ah. Beh, per voi non dovrebbero essere costi. Dovrebbero essere investimenti. E Sala parla di investimenti ogni due per tre. State facendo una politica lungimirante, no? Eppoi, mica ce li mettete voi i soldi. A meno che, nei costi, non ci mettiate il degrado. Ma mi rifiuto di pensare che possiate considerare tale il meticciato culturale. Quindi, di che costi parliamo?

  3. L’integrazione, per riuscire, deve evitare dic reare ghetti, quindi ognuno deve prendersene una quota.

    A parte il fatto che, da che mondo è mondo, anche nelle esperienze meglio riuscite di integrazione (si veda New York) le comunità nazionali si riformano. Inoltre, perché finora non abbiamo dovuto discutere di distribuzione forzata? Si lasciava la gente stabilirsi dove voleva cos’è cambiato?

  4. Adesso entrare è più difficile quindi devono ricorrere alla richiesta di aiuto internazionale.

    E qui cala il sipario: Cologno deve accogliere i falsi profughi perché va punita. E punita severamente, finché non passerà l’idea che o apriamo le frontiere oppure entreranno tutti comunque, solo che dovremo pagarli per il disturbo. Questa non è logica. Questo è crimine. Di Stato, ma sempre crimine.

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