Politicamente parlando Renzi è un grande imbroglione

Attualità

Milano 21 Maggio – Politicamente parlando, il Premier Matteo Renzi è un grande imbroglione. Davvero. Sente il terreno del referendum franargli sotto i piedi. Ha incominciato con i distinguo. Non più o con me o contro di me, ma cambiamento contro conservazione, progresso contro immobilismo, novità contro vecchiume, eccetera, eccetera. Se esiste qualcosa indubitabilmente stantia in politica, essa è l’impostazione che Renzi intende dare alla campagna in favore della sua pseudo riforma costituzionale. Quando un governante più chiacchierone che sostanzioso resta a corto di argomenti, la butta in propaganda, che talvolta funziona. E in effetti ha funzionato finora. Renzi è riuscito ad infinocchiare il Senato della Repubblica inducendolo a suicidarsi non per conseguire un bene superiore, ma per ottenere un male maggiore, quale deve considerarsi il “senaticchio” inventato nella sua nuova Costituzione: una caricatura disegnata su una Carta stracciata. Non uno degli scopi che egli si proponeva con la sua riforma costituzionale era irraggiungibile con differenti e migliori innovazioni.

Perciò la domanda capitale è questa: “Perché ha scelto le peggiori?”. La risposta plausibile è una sola: “Perché egli non mira a riformare la Costituzione nell’interesse del popolo italiano, ma nel suo specifico e personale interesse”. Quale? Non certo quello di farsi re come Cesare o dittatore come Mussolini. Nessuno può paragonare, nemmeno per spirito polemico, le cose piccole alle grandi, se non vuole cadere nel ridicolo. Egli, prima, si è cucita addosso una legge elettorale su misura, confezionandosela in anticipo; poi, ha dato mano alla Costituzione per modellarla sulla legge elettorale, cioè su se stesso. Tutto il resto è clamore, pretesto, enfasi, vanteria, trucco, inganno.

Ecco svelata la trama del grande imbroglione, che, consapevole di essere stato scoperto e temendo la bocciatura del popolo, chiama a raccolta i compagni di partito e li blandisce dopo averli schiaffeggiati per mesi. Risparmi, no; semplificazione, no; sbilanciamento, invece, e accentramento. Il sì che Renzi invoca è un sì alle mani libere dell’uomo eletto con una miseria di voti, la quale genera magicamente una maggioranza parlamentare più che assoluta grazie ad un premio che cresce al diminuire dei voti che lo aggiudicano. Egli ha dimostrato di non possedere la benché minima nozione di governo rappresentativo e di democrazia liberale, e di spregiare la sovranità popolare rettamente intesa. Un po’ troppo per il segretario di un partito che si autodefinisce “democratico”.

Quindi al referendum gli italiani devono dire “No” per svelare il grande imbroglio e mettere alla berlina l’imbroglione che, si ritiri oppure no dopo, potrà comunque tornare alla politica locale, un campo dove gli bastano le forze per imporsi.

Pietro Di Muccio de Quattro (L’Opinione)

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