Se il cielo è pieno di gufi

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Milano 19 Gennaio – Chissà se ora anche Banca d’Italia verrà catalogata nella lista dei gufi. Via Nazionale, fino a ieri, aveva cercato in tutti i modi di colorare di rosa il futuro. Ora ha dovuto fare marcia indietro: ha spiegato che la crescita del 2015 sarà dello 0,8% (e non dell’1% come aveva detto in estate) e poi ci assesteremo su una velocità di crociera dell’1,5% per il 2016 e il 2017. Sappiamo bene che questi pronostici valgono per quello che valgono. Funziona sempre il sarcasmo di Mark Twain quando diceva che le previsioni sono sempre difficili, soprattutto quando riguardano il futuro.

Comunque il dato di fondo è questo. Gli entusiasmi si sono spenti. Se dopo otto anni di recessione l’economia italiana mette a segno un lieve rimbalzo è chiaro che c’è qualcosa che non funziona. A novembre la produzione industriale è calata dello 0,5% su ottobre ed è salita di un misero +0,9% sull’anno prima. L’inflazione del 2015 si attesterà allo 0,1%. Ancora meno che nel 2014  (0,2%). Vuol dire che il bazooka di Draghi non funziona: serviva a rivitalizzare l’inflazione. Invece è scesa ancora. È la conferma che senza uno choc veramente profondo l’economia non ripartirà. Non a caso la domanda di beni di consumo è calata dell’1,3% e l’edilizia è addirittura crollata (- 13,8%). È noto che senza il mattone non c’è spinta.

Nonostante tutti i trionfalismi, tutte le dichiarazioni, le cose vanno male: l’industria italiana cresce pochissimo, e quel poco grazie alla ripresa all’auto  (che è molto ciclica)  oppure in settori come la raffinazione che approfittano dei bassi costi del petrolio. Il calo dei beni di consumo mostra una domanda ancora debole. Per la bilancia commerciale c’è un cielo pieno di gufi: il calo di tessile ed alimentare indica un indebolimento dei nostri settori più forti nell’export.

L’edilizia continua la sua retromarcia. La ripresa dei mutui è frutto delle surroghe oppure di transazioni di case esistenti. Le costruzioni sono defunte. Non si capisce come potrà crescere l’occupazione. Non a caso lo stesso Renzi ha già fatto sapere che ben difficilmente quest’anno andremo sotto l’11%. Queste premesse non sono d’augurio per il 2016. Banca d’Italia le definisce “rischi al ribasso per la crescita”. Il risultato non cambia: l’anno appena iniziato sarà a profilo piatto o quasi. Poveri noi. (blog Ernesto Preatoni)

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