Quando non c’era halloween

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Negli anni ‘50, quando ero bambina non si festeggiava Halloween. La sera del 31 ottobre mia mamma iniziava a cuocere le castagne. Un po’ le faceva bollite e le altre arrosto nella pentola bucata. Per la Festa degli Ognissanti, (istituita dal Papa Gregorio IV nel lontano 840) era usanza, in alcune regioni d’Italia, soprattutto nel sud, che i bambini ricevevano dei regali, li avevano portati i morti durante la notte. Si facevano dei dolci a forma di ossa, e anche a forma di pane, appunto il Pane dei Morti. Era la stagione che crescevano le verze ed il periodo giusto per fare la cassoeula. A Milano, in quasi tutte le case, per i morti si mangiava la cassoeula con la polenta. Il 2 novembre ricorrenza dei defunti, i cinema erano chiusi, così pure le sale da ballo per rispetto alla commemorazione. Ma da allora tante cose sono cambiate. In America e in diversi Paesi del mondo, la notte di Ognissanti è diventata la “Festa di Halloween”. I bambini si vestono da strega, da fantasmi o da scheletri e girano per le case chiedendo “Dolcetto o scherzetto?” e riempiono i loro cestini di dolci. La parola “Halloween” rappresenta una variante scozzese dal nome “AllHallow” cioè la notte di tutti gli spiriti. Un racconto dice che il personaggio Jack O’ Lantern fu condannato dal Diavolo a vagare di notte allo sola luce della zucca “scavata” contenente una candela. “Scavare” in inglese si dice “to allow”. Ormai anche in Italia abbiamo ereditato diverse usanze americane. Tutto è diventato commerciale. Ora non solo i bambini festeggiano Halloween, ma anche gli adulti e i locali sono a tema per la serata. Le vecchie tradizioni sono scomparse. Mi ricordo che al pomeriggio del 2 novembre, prima di mangiare le castagne si doveva dire il Rosario. Naturalmente noi bambini fremevamo e speravamo che finisse al più presto. Poi uscivamo fuori a giocare, anche se faceva freddo non lo sentivamo. Nessuno indossava felpe di pile, pantaloni lunghi che tenevano caldo. Anche i maschi giocavano coi pantaloncini corti e ci divertivamo da matti. Ci bastava essere a casa una giornata da scuola, andare in Latteria a comperare una bustina di Farina di Castagne ed eravamo felici!

di Rosanna Bandirali

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