Scrivo con profondo sdegno per segnalare una situazione che definire paradossale è riduttivo, e che purtroppo si ripete in una città come Milano, che ambisce a presentarsi al mondo come moderna, efficiente e accogliente, specie in vista delle Olimpiadi invernali del 2026.
Mi è recentemente capitato di assistere a una scena vergognosa: a due signore – una delle quali straniera – è stato negato l’accesso ai servizi igienici di un noto locale nei pressi del Duomo, se non a fronte della presentazione di uno scontrino o, in alternativa, previo pagamento di un euro al tornello. La lunga discussione l’ho intavolata personalmente con il personale addetto all’ingresso dei bagni, cercando di far valere il buon senso e il rispetto per una necessità fisiologica primaria. Solo in seguito al mio intervento e alla mia insistenza, il gestore ha autorizzato l’accesso gratuito delle due donne.
Quanto accaduto non è solo incivile, ma umiliante: dover discutere per poter usufruire di un bagno in centro città è qualcosa che non dovrebbe accadere in nessuna metropoli europea.
E mentre si vieta l’uso dei bagni nei locali – che, ricordiamolo, sono definiti “pubblici esercizi” – si tollera, giorno dopo giorno, che molte persone urinino e defechino in pieno centro, nei parchi, sui marciapiedi, accanto ai monumenti. Nessuno interviene, nessuno sanziona. È un doppio standard inaccettabile, che umilia chi cerca di comportarsi in modo civile e lascia impunita l’inciviltà più degradata.
Com’è possibile che a Milano sia più semplice orinare in un vicolo che accedere a un bagno?
È questa l’immagine che vogliamo offrire ai turisti? È questo il modello di civiltà che proponiamo a chi ci visita o ci vive?
E ancora:
- Quali soluzioni concrete sono allo studio da parte del Comune per garantire l’accesso libero, decoroso e sicuro ai servizi igienici per cittadini e turisti?
- Milano ha previsto un piano straordinario dei servizi pubblici in vista dell’afflusso internazionale previsto per le Olimpiadi del 2026?
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È pensabile dotare le aree più frequentate di strutture moderne, gratuite , accessibili anche senza obbligo di consumazione?
- È consentito ad un pubblico esercizio di non permettere l’accesso alla Toilette?
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Perché non si prevede un coordinamento con gli esercizi pubblici per estendere in modo regolamentato l’uso dei loro bagni, magari con incentivi o convenzioni?
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E soprattutto: è normale che una persona debba elemosinare il diritto a un bagno mentre altri possono tranquillamente farla per strada impunemente?
Serve una strategia concreta, che includa il potenziamento dei servizi igienici pubblici, regole chiare per gli esercenti, e tolleranza zero per chi degrada lo spazio urbano. Se non siamo nemmeno in grado di garantire il diritto ad andare in bagno in dignità, allora non stiamo costruendo una città più moderna: stiamo solo nascondendo la nostra vergogna dietro i cartelli dei tornelli.
Con amarezza e fiducia in una necessaria riflessione collettiva
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