Riconosciuta dalla Cassazione l’esistenza di una sorta di alleanza tra mafie a Milano, ipotizzata dai carabinieri nella maxi inchiesta Hydra, che aveva portato gli investigatori e i pm a richiedere 153 misure cautelari nell’ottobre 2023, con il giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna che ne aveva però disposte soltanto 11. Venerdì, tre indagati sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo dopo che la Cassazione ha respinto i loro ricorsi al Riesame che lo scorso ottobre aveva accolto l’impianto accusatorio della pm Alessandra Cerreti e della Procura guidata dall’agrigentino Marcello Viola, che avevano ipotizzato proprio un’unione tra esponenti di mafia, ‘ndrangheta e camorra sotto la Madonnina.
Le manette sono scattate – scrive MilanoToday – per il canicattinese trentanovenne Gioacchino Amico, presunto vertice della “struttura unitaria” lombarda per conto della camorra del clan dei Senese, per il palermitano Pietro Mannino, presunto esponente per Cosa Nostra, e per il romano Vincenzo Senese, già detenuto per altri fatti. L’udienza in Cassazione che ha fatto finire in carcere i tre è solo la prima di una lunga serie di udienze che si svolgeranno a scaglioni fino a metà febbraio su una quarantina di posizioni, quelle degli indagati per cui il Riesame ha disposto la custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa.
Dal dispositivo di rigetto dei primi tre ricorsi vagliati dalla Cassazione, e in attesa delle motivazioni, si può comunque dire che la Suprema Corte ha accolto la linea del Riesame sull’alleanza tra esponenti delle tre mafie, un’alleanza che non era stata pienamente riconosciuta dal Gip, il cui no a gran parte degli arresti aveva creato uno scontro tra pm e ufficio gip. Il Riesame, lo scorso ottobre, dopo il ricorso della Dda su 79 posizioni con richiesta di carcere per associazione mafiosa, ha disposto la custodia cautelare per 41 indagati, tra cui Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il “punto di raccordo” tra il presunto “sistema mafioso” in Lombardia e il “capo dei capi” Matteo Messina Denaro, che era suo cugino da parte di madre e morto nel 2023.
Per Parrino l’udienza in Cassazione è fissata per la prossima settimana. Nel frattempo, gli indagati restano liberi, ma questa decisione di rigetto dei primi tre ricorsi delle difese pare andare verso l’accoglimento delle motivazioni del Riesame sugli arresti da eseguire. Per i giudici, che ad ottobre hanno accolto il ricorso della Dda, in Lombardia negli ultimi anni è esistita, sia dal punto di vista ‘militare’ con le attività più classiche, come estorsioni e traffici di droga, sia con le infiltrazioni finanziarie, una nuova e unica associazione mafiosa composta da presunti affiliati alle tre mafie, con una sorta di patto per affari in comune. Avrebbero “trasferito nel sodalizio orizzontale tutti i tratti genetici delle associazioni di appartenenza”. Per il Riesame devono andare in carcere anche Giuseppe Fidanzati, presunto vertice per conto di Cosa Nostra, e Massimo Rosi, presunto esponente di vertice per la ‘ndrangheta. Per sei posizioni le misure cautelari erano state respinte anche dal Riesame per assenza di gravi indizi, mentre le restanti, ossia 32 in tutto, non sono state accolte solo per mancanza delle esigenze cautelari, con conferma, comunque, dei gravi indizi. L’unione tra mafie, insomma, sembra esistere.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845