Un’aiuola di fiori, ma che sia modulata e intensa nei colori, personale ed eclettica nelle sfide, imperiosa e dolce allo sguardo dei più distratti, profumata dall’eternità della voce di un mito.
Ornella Vanoni ha confessato al Corriere “Il teatro Lirico l’hanno dedicato a Gaber, le due sedi del Piccolo a Strehler e a Grassi, la Palazzina Liberty a Fo e a Rame, lo Studio alla Melato. Per me non è rimasto niente. Per questo rivolgo un appello al sindaco Sala: mi dedichi un’aiuola in centro. Ma c’è una condizione. Il sindaco non dovrebbe aspettare che io muoia. La voglio da viva. Adesso. Me ne prenderei cura di persona. Pianterei fiori e pomodori”.
Un’aiuola per ricordare lo stile interpretativo che ha attraversato Canzoni della Mala, il jazz, la bossa nova, la canzone d’autore, interiorizzando musiche e melodie dissimili, ma restituendo verismo, magia, sensibilità.
E la rivedo al Piccolo, un miracolo di forza, sguaiata quel tanto che basta in quel “Ma mi” che sarebbe diventato un fiore all’occhiello. Era una sorpresa, una sorprendente scoperta. E la ricordo ancora al Sistina con Gino Paoli, composta, quasi un sussurro, il canto di parole e di versi annegati nel cuore.
Un appello a Ornella Vanoni “Sì, un’aiuola, ma che i fiori siano magici come stelle in un prato”.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano