La strada sembra soffocare quella volontà di giudizio e di equilibrio di tanti assassini che uccidono senza un perché, senza scegliere a priori le vittime, a caso. La strada elemento alienante e interiorizzato come possibilità di sfogo, di liberazione interiore ed è lampante come il disadattamento del soggetto, la mancanza di un’integrazione costruttiva nel tessuto sociale sia presente. Non vorrei fare discorsi politici sulle tante carenze che esistono per risolvere i forti disagi di tanti individui che pure ci sono, ma vorrei evidenziare che il fenomeno si ripete e può essere preoccupante.
Moussa Sangare ha ucciso Sharon Verzeni a Terno d’Isola. “Sono uscito con quattro coltelli e avevo l’impulso di colpire qualcuno” ha raccontato agli inquirenti. Voleva fare il cantante rap, presumibilmente gridare le disuguaglianze sociali, imporsi nel suo sentirsi emarginato, colpire quel qualcuno che rappresentava la cosiddetta normalità.
Said Mechaquat nel febbraio del 2019 accoltellò il giovane commesso Stefano Leo, che non conosceva e aveva agito per sfogare un disagio personale. “L’ho ucciso perché era felice” dichiarò. Rancore? Voglia di punire?
AGI ricorda anche “A Milano è ancora viva come un incubo la memoria di Adam Kabobo, l’uomo di origini ghanesi che, all’alba dell’11 maggio 2013, armato di piccone scelse le vittime per strada a caso uccidendone tre e ferendone quattro. “Sono state le voci a dirmi di prendere quella sbarra e di usarla per colpire qualcuno” spiegò al magistrato. Venne condannato a 22 anni di carcere col riconoscimento del vizio parziale di mente perché la sua capacità d’intendere e di volere era “grandemente scemata al momento dei fatti ma non assente”.
“Uccise per rancore verso la società perché si sentiva escluso” ipotizzò in aula l’accusa.
La strada, l’infinita incognita della vita e dell’anima, parla forse di incubi irrisolvibili, senza sogni.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano