Graziosi, storico della napoletana Federico II, è il migliore sovietologo italiano, cremlinologo di scuola americana. I suoi volumi (L’URSS di Lenin e Stalin. Storia dell’Unione Sovietica. 1917-1945, 2007e L’URSS dal trionfo al degrado. Storia dell’Unione Sovietica. 1945-1991, 2008) sulla storia sovietica e quelli sull’Ucraina dell’Holomodore dintorni (Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso del nord nei rapporti diplomatici italiani 1923-33, 1991,La grande guerra contadina in Urss. Bolscevichi e contadini 1918-1933, 1998 e riedito nel 2022 con una selezione dalle Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso settentrionale e i rapporti dei diplomatici italiani, L’Ucraina e Putin tra storia e ideologia, 2022) hanno chiarito natura e evoluzione di un mondo che lo storico nell’ultima sua fatica definisce Moderno minore. Per inciso, le opere in questione hanno fatto piazza pulita del racconto storico nostrano entrocomunista tra Spriano e Boffa, spiazzando totalmente gli stessi dibattito e concezione politici comunisti, postcomunisti e benecomunisti. Come solitamente avviene, la reazione è stata di non citarle, nella solita idea che non esista la cosa di cui non si parla.
Nondimeno anche Graziosi appartiene al milieu progressista ed antecomunista e rivela per gli studi fatti l’assimilazione del punto di vista russocentrico, malgrado la totale condanna dell’evoluzione della demotura putiniana ed il totale filoucrainismo, che pure non gli permette di citare, neanche una volta sola, la parola Holomodor, sostituita dalla nuova categoria della grande guerra contadina, che finora non ha avuto grande fortuna a titolare la decisione deliberata politica di uccidere un popolo per fame in proporzioni numeriche superiori alla Shoah. Merito di Graziosi è anche quello di ricordare lo stesso trattamento riservato ai kazachi nomadi che vennero sterminati senza neanche una giustificazione politica; di attenersi ai toponimi ucraini (quando essi in Italia sono per tradizione moscovitofila, russi) anche se non nel titolo delle Lettere ma soprattutto, pur in linguaggio forbito, complesso e complicato dalle subordinate, di tipo defiliciane, di giungere alla definizione criminale del gruppo dirigente sovietico, originario e successivo. Ciò fin dalla prima guerra bolscevica all’Ucraina del ‘19, ancor prima che venisse dichiarata formalmente l’Urss, che vide la prima vittoria ucraina sull’esercito inviato da Mosca, cui questa rimediò con l’inversione politica di un nuovo filoucrainismo, che portò i socialrivoluzionari ucraini a farsi comunisti ed alla finale vittoria bolscevica nel temporaneo rispetto tra repubbliche sorelle.
Ora però Graziosi si è cimentato in un volume, Occidente e Modernità, 2023, in cui dismette le vesti dello storico per assumere quelle del sociologo politologo ed analizza i diversi Moderni (maggiore maturo occidentale, minore ex sovietico, asiatico indiano e cinese, ex terzomondista Brics e africano). L’intento era di sottoporre agli appassionati per la libertà un’agenda almeno nel suo impianto corretta dei problemi che vanno affrontati e, nei limiti del possibile, di come si potrebbe farlo. Il volume non gode certamente del successo del recentissimo boom letterario de Il Mondo al contrario del generale Vannacci, che anche la critica dell’ultimo giornale gossipparo, definisce dimostrazione di mondo al contrario dato che il tale manualetto del populista contemporaneo colonizza i talk show e primeggia nelle vendite su Amazon. Sicuramente la prosa di Graziosi non viene giudicata compendio di refusi, di espressioni grottesche, di affermazioni apodittiche prive di fondamento, di complottismo da bar autocelebrato. Le critiche massive alluvionate sul libro di Vannacci, assimilato direttamente al putinismo, nella riflessione di Graziosi sono inutili e controproducenti perchè rifiutano il legittimo sentimento di chi con Lasch si rivolta contro un’era di aspettative decrescenti(Cultura del narcisismo,1979), perché sono mosse dalle categorie di progresso e di miglioramento continuo, quando stiamo registrando infatti la possibilità di un peggioramento relativo. La stessa proposta graziosesca di dare più voti elettorali ai genitori di più figli sarebbe stata considerata ripugnante se comparsa tra le righe del generale. Anche però lo scrittore israeliano Hazony, neLa scoperta del conservatorismo, ha indicato i meritevoli (chi si arruola, si sposa, fa figli, è religioso) degni di benefici politici maggiori.
In realtà la riflessione di Graziosi si fonda in gran parte sul tremendo declino della natalità, partito da due secoli in Francia e che oggi abbraccia, a imitazione dell’Occidente, quasi tutto il mondo. Si tratta di un declino voluto dai comportamenti di tutti gli umani, dovunque essi si trovino, in nome di un naturale egoismo, per l’aumento delle speranze di vita e di una vita migliore con costi, doveri e responsabilità minori. La Modernità assicura il massimo di libertà e di diritti sociali e civili, dove è al suo acme e dove è un traguardo da conquistare in un tempo ormai vicino. Il suo prezzo è l’esaurirsi del mondo contadino e della tradizione, il progressivo invecchiamento, il declino prossimo venturo. La descrizione della stratificazione sociale delle nuove società plurali, il dilagare di leaderismi personali, l’elitarismo del mito della conoscenza, la disaffezione elettorale, il regolarismo amministrativo, l’indifferenza morale, la difesa dei diritti acquisiti, lo scontro tra ingegnerie burocratiche liberaldemocratiche e democrazie populiste, la sostituzione della politica con la via giudiziaria di quote e risarcimenti ricorda La società signorile di massa di Ricolfi che anch’egli di sinistra è finito a destra per difendere il merito, la libertà di espressione, il buon senso.
La condannata frase vannaciana Chi viene a vivere da noi lo fa per scelta e non per necessità, viene considerata da Graziosi un dato oggettivo proprio per la best practice del Moderno maturo tendenzialmente promosso dovunque. Nel mondo nuovo che sta arrivandoci saranno invecchiamento, solitudine, aspettative decrescenti, emarginazione e frustrazione; più competenze e sofisticazioni tecnologiche, più grandissimi ricchi mopolistici, società corporate più forti degli Stati; difficilmente si potrà recitare il pannicello caldo del progressista tutto facile se solo c’è la volontà. Dovrebbero essere rifuggite l’enfasi sul Piano e programmazione (come il Pnnr), sui diritti, infiniti e impossibili, su discriminazione positiva e diversità ed il mito dell’ambiente ascientifico. Il discorso liberaldemocratico deve essere riformulato nel rispetto del contesto delle nuove faglie di divisione sociale, anche internazionale. Il moderno maggiore dovrà lasciare spazio a Cina, Europa, India, Africa, pena nuovi conflitti militari. L’Europa dovrà essere più unita militarmente meno amministrativamente. L’avvio di una grande politica della vita alla Chaunu da sola implicherebbe la conversione di stile di vita. Soprattutto dei giovani più adulti e più istruiti, facendoli uscire dalle secche dell’impotenza decisionale. Necessaria la regolazione dei flussi migratori, la loro integrazione sociale e culturale. In questa analisi Lgbt e dintorni non vengono nemmeno citati, forse per esiguità demografica. I consigli, forse non richiesti sono pensati per scassinare il bacino reazionario e di rifiuto. A molti essi stessi sembreranno chiusure reazionarie. E Graziosi come Ricolfi e altri verranno accostati all’esecrabile Vannacci. Con il tempo però le categorie e le interpretazioni, come tutti gli oggetti storici, deperiscono e alla fine si inabissano, o cambiano talmente di significato da diventare creature nuove, malgrado portino il vecchio nome. La realtà con il suo carico di bene e male si fa carico di costringere a vedere le soluzioni.

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.