Hai allentato la stretta di mano e te ne sei andato. Eppure quella stretta di mano dal 26 gennaio 1994 ci legava con ideali e sogni comuni, rivissuti e rinforzati ad ogni tua apparizione in video, ad ogni intervento nelle piazze stracolme, nei pensieri vestiti di speranza.
“L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”. E avevi in mano degli appunti da riguardare a volte, con statistiche, date temporali, ma era evidente che eri preparato, sempre puntigliosamente pronto, ma senza arroganza, con la sicurezza del pragmatismo e la lucidità del visionario geniale. Ma quei foglietti per me profumavano di umiltà, nonostante tu fossi un grande imprenditore noto nel mondo. Per me, cresciuta nell’Emilia rossa, la volontà di accogliere chi non voleva arrendersi alla presa del potere da parte degli eredi del Pci era quasi eroico e da liberale detestavo i comunisti che mai avevano fatto i conti con la loro storia. Nel segno della libertà sono stata felice delle tue conquiste anche internazionali, addolorata per le tue vicende giudiziarie, combattiva al tuo fianco nei momenti di incomprensione. Ma la mia mano ha sempre stretta la tua, a volte per rubare la forza, la determinazione, il coraggio dell’uomo. Grazie Berlusconi.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano