Covid, pm Chiappani: migliaia di morti potevano essere evitate. 19 gli indagati

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 “E’ stata un’inchiesta complessa fatta di ricostruzioni di vite spezzate perché abbiamo dovuto dimostrare i nessi di causalità tra le morti e gli ipotizzati errori che sono stati fatti. Il nostro scopo è stato quello di ricostruire quello che è successo e dare una risposta alla popolazione bergamasca e di questi territori. Questa è stata la nostra finalità, ricostruire la risposta che c’è stata e valutare se un’accusa può essere mantenuta come noi riteniamo di fare”. Così il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani a ‘Uno, nessuno, 100Milan’ su Radio24 commenta la chiusura dell’inchiesta per epidemia colposa che vede 19 indagati tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera. “Con il decreto fatto il 23 febbraio 2020 – spiega il Procuratore Chiappani a Radio 24 – era stata richiamata la legislazione sanitaria precedente, per cui in caso di urgenza c’era la possibilità sia a livello regionale che a livello locale, di fare atti contingibili d’urgenza, cioè chiudere determinate zone. Dal punto di vista giuridico è così, mentre dal punto del fatto è la consapevolezza che poteva avere un sindaco che si era in una situazione di emergenza. Quindi si rimanda al problema della ricostruzione dei dati che erano in possesso di un sindaco o un presidente di regione o un ministro. Questo era il problema della nostra indagine, capire il grado di conoscenza al fine di poter fare un intervento d’urgenza”. Poi, il procuratore torna sul mancato aggiornamento del piano pandemico: “Occorre distinguere l’aggiornamento del piano rispetto all’attuazione del piano, perché un piano pandemico, pur vecchio del 2006 c’era, come c’erano stati altri piani per patologie respiratorie come la MERS e per la peste suina, con delle forme d’intervento previste.

Il mancato aggiornamento del piano pandemico . conclude a Radio 24 – riguarda il lato ministeriale, ma il nostro problema riguarda la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi del piano anti-influenza del 2006”.  “La nostra scelta finale è stata quella di dire di fronte a queste criticità, a queste, secondo noi, insufficienze nelle valutazioni del rischio pandemico, perché stiamo parlando della prima fase della pandemia, del gennaio, febbraio e marzo del 2020, e di fronte alle migliaia di morti e a consulenze che ci dicono che questi potevano essere anche eventualmente evitati, noi non potevamo chiudere con un’archiviazione l’inchiesta. Questa è stata la nostra scelta”. Queste le parole del dott. Antonio Chiappani, Procuratore capo di Bergamo, ad Agorà Rai Tre, condotto da Monica Giandotti. “Il lavoro che è stato fatto è stato mastodontico, ma nel vero senso della parola. Perché il ricostruire centinaia di vite e ricostruire un insieme di non solo di provvedimenti, ma anche di migliaia e migliaia di mail e di sms, tre consulenze che sono durate oltre un anno. Ricostruire tutti i rapporti anche di natura estera, si ricorda il discorso dell’OMS e della mancata attuazione e aggiornamento del Piano pandemico. Ricostruire tutte le attività delle Amministrazioni ……. Noi ci abbiamo impiegato 3 anni, ma mi risulta che in 3 anni non si sia ancora iniziata una Commissione parlamentare”.

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