L’Italia scoprì Scruton a se stesso

Economia e Politica RomaPost

L’inglese Roger Scruton, il filosofo conservatore, il filosofo della musica, della bellezza e della caccia, il maitre a penser del conservatorismo, l’amico dei dissidenti boemi, il divulgatore di samizdat, il Cavaliere per servigi resi alla filosofia, all’insegnamento e all’educazione pubblica, per gentile concessione della regina Elisabetta, ottenne l’onore delle armi dai suoi avversari politici quando venne da loro definito il più influente filosofo contemporaneo. Venuto meno nel 2020 amava ricordare la sua giovinezza italiana, quando era uno studente ventiduenne a Roma nel ’66. Gli aveva affittato una stanza in affitto a Campo dei Fiori nientedimeno che la figlia dell’editore Einaudi, Elena, nipote del già presidente della repubblica. In Italia restò impressionato dalla forza e dal dominio del Partito Comunista di cui vedeva l’influenza sul Campidoglio e sul Paese. Era rattristato dalla marginalizzazione della scuola privata e dalla debolezza della borghesia intimidita. Come avrebbe detto negli anni successivi, viveva la prima parte della vita quando ero infelice.

Così a Roma l’istinto lo condusse a schierarsi dalla parte dalla parte della borghesia della Contessa. L’Italia l’aveva reso un conservatore, anche se allora si diceva più semplicemente fascista. Ottenuto il Master of Arts, si trasferì in Francia, al Collège Universitaire de Pau, dove venne sorpreso due anni dopo dagli avvenimenti del Maggio Francese verso i quali maturò un vero e proprio disgusto per le ideologie della sinistra, malgrado fosse appassionato seguace della concretezza del pensiero, tra filosofia e poesia, di Sartre. Più tardi i francesi rivendicarono come loro la nascita del conservatorismo tradizionalista inglese. Inutilmente, perché come sempre erano stati anticipati dalle maschere incombenti di Peppone, Argan e Petroselli che orripilarono a sufficienza lo studente inglese, dando il via alla seconda fase della sua vita, quella del disagio. La terza, quella in cui andava a caccia, nei cento acri della Sunday Hill Farm, nel Wiltshire, chiamata Scrutopia, era lontana, ancora in là da venire. Le fondamenta però erano state poste in Italia, Roma, Campo de Fiori, in una stanza di casa Einaudi. L’Italia aveva dato i Natali al neoconservatismo tradizionalista europeo.

Del raduno in memoria del pensatore inglese Scruton, nel giorno della sua morte, il 12 gennaio, la cosa più importante è stata la riunione, tempo fa improbabile, dei focolari culturali di base d’area liberale e conservatrice. Molte cose sono cambiate ed ora il filosofo antipoliticamente corretto è anche di moda forse perché è anch’egli, a modo suo, deviante. Tre anni fa, Scruton, 75enne, scomparve in conseguenza di un tumore scoperto nel 2019 ed accelerato dalla furiosa campagna mediatica lib lab rivoltagli dopo la nomina pro bono nel 2018 a presidente della commissione Building Better, Building Beautiful del governo inglese conservatore May. Gli si doveva far pagare il sostegno della dissidenza boema e slovacca durante la guerra fredda che gli era valso l’espulsione da Brno e la decorazione del presidente ceco Havel. Gli si doveva far pagare il giudizio sul Pakistan, nazione fallimentare, l’allarme sociale per i crimini sessuali degli immigrati musulmani, l’accusadi mera propaganda per l’islamofobia, rifiuto di descrivere le cose con il proprio nome ( Conservatism: Ideas in Profile, 2017). Liberal e Labour dissero all’epoca nessuna delle opinioni di Scruton ha posto nella democrazia moderna e la previsione del filosofo, (In una società dedita all’inclusione, l’unica fobia ammessa è quella contro i conservatori) si concretizzò in una gara a definirlo islamofobo, sessista, omofobo e razzista. Gli diventò più semplice tenere un discorso all’ateneo polacco di Lublino che a Cambridge. Divenne un onore per gli intellettuali di lingua inglese dissociarsi da me. L’aeroporto di Glasgow venne bloccato per non farlo parlare all’università; come spesso successo anche in Italia dove piccoli gruppi settari riuscirono a non far parlare Ratzinger, Romano, Pansa e Panebianco. Finché sul giornale inglese New Statement, un’intervista venne falsificata del tutto per farlo apparire razzista anticinese, quando il filosofo sottolineava la tendenza del regime cinese a standardizzare spazi e comportamenti del proprio popolo, in ultima analisi prendendone le difese. Scruton era preparato all’ostracismo visto che i collaboratori della sua rivista filo thatcheriana Salisbury Review negli ’80, erano stati regolarmente banditi dalle accademie. Non si attendeva invece di venire scaricato dalla May che invece ne chiese le dimissioni, salvo poi scusarsi, appresi tutti i dettagli del fatto. Nessuna sorpresa, in tutto l’Occidente, Italia inclusa, da Casucci a Gervasoni, dalla Totolo a Bassani e Gozzini, gli intellettuali contrari al campo progressista, non vengono difesi dalla parte politica più vicina, destra, che tace anche quando l’avvocatura di Stato chiede un milione di euro a Sallusti, giornalista, e Palamara, ex membro del Csm, per danni d’immagine alla magistratura per il libro Il Sistema. Quando Scruton si dimise nella tempesta mediatica, il giornalista progressista falsificatore si fece fotografare brindante per la gioia, l’obiettivo era stato raggiunto, come Sir Roger ricorda nei suoi Gentle Regrets. Dal maccartismo rovesciato segue la rivendicazione chiara dell’applicazione dello spoil system. Nel momento in cui gli elettori decidono di votare il centrodestra è ovvio che debbano dirigere persone di quel campo. Chi fino all’altro ieri ha nominato anche a Camere sciolte gli amici degli amici, definendoli super partes perché di sinistra mentre il conservatore ed il liberale sarebbero etichettati, non capisce la democrazia.

Capezzone e Giubilei raccontano l’aura del martirio che sempre aleggia sull’intellettuale destro. Il primo thatcheriano, è stato considerato gran traditore a sinistra, per essere passato dalle fila radicali a Forza Italia prima di ritirarsi dalla politica attiva per il giornalismo de La verità. Il secondo, nel 2019 al Salone del Libro di Torino, mentre veniva espulsa la casa editrice Altaforte, rea di aver pubblicato un libro su Salvini, venne minacciato di venire appeso alle travi dello stand della sua casa editrice Historica-Giubilei Regnani (che di Scruton ha pubblicato Vita di Scruton di Iannone con introduzione di Malgeri, Vivere conservatore, conversazioni con Dooley, sorta di testamento del filosofo e La bellezza. Ragione ed esperienza estetica, pensieri eterogenei tra filosofia, letteratura, arte, cinema, natura, estetica, caccia, vino, vita quotidiana con attenzione alle avanguardie, all’erotismo, alla pornografia, alla dissacrazione ed al kitsch) con l’accusa pubblica di razzismo, xenofobia e fascismo. Capezzone è un liberale secco, anglofilo e sostenitore del mercato; Giubilei, ora consigliere del ministro della cultura Sangiuliano, ha costruito, anche con gli strumenti dell’editoria e raccogliendo l’eredità di Tatarella, il movimento Nazione Futura, indipendente dai Fratelli, ma nel solco del comune postfascismo, oggi chiamato conservatorismo.

Il raduno per Scruton l’hanno organizzato con i conservatori di Nazione Futura, anche i liberali di Rete Liberale di Lucarelli, autore di un testo sulla lady di ferro, grande testimonial degli scomparsi Martino e Diaconale; l’ultimo gruppo vivo ed indipendente della tradizione forzista. Sarebbe stato ben difficile immaginare un percorso comune tra Rete liberale e la destra dei leghisti, sembra invece più facile con la destra conservatrice, soprattutto quando quest’ultima, per suffragio popolare, si identifica nella quasi totalità della destra-centro. Resta il fatto tremendo che Rete e Nazione restano avamposti della difesa dello strumento culturale, abitualmente ignorato dai partiti di destra. Capezzone e Mancia, erede all’Opinione di Diaconale, parlano per il lato della Rete; con Giubilei, si colloca il casertano Iannone, amico di Roger ed ad un tempo contraddittoriamente cultore suo e di Junger. Per Iannone, le diverse anime destre del campo non progressista hanno una spiazzante capacità profetica sulla modernità, un pessimismo cosmico sulla natura dell’uomo, un disincanto nichilista da anarca, che, tra Prezzolini e Celine, sfiora il cinismo. Scruton offre salvezza a questo pessimismo attraverso un programma determinato, con concetti considerati desueti quali comunità, identità, senso del sacro, bellezza, fatto con buon senso e realismo, appoggiato alla speranza nella Fede e nella storia. Se a Prezzolini non si poteva chiedere un sillabario politico, invece i testi di Scruton sono manuali utili per chiunque voglia fare politica, una corsia di emergenza laterale necessaria per gli anarchici ribelli solitari individualisti, dove ogni guidatore può riparare dalla corsa della strada. Eppure, ancora con Prezzolini, cosa può essere conservato di un mondo che mette solo disagio, il cui radicalismo tecnocratico modernista ha infranto ogni riferimento? Più concretamente, la filosofia conservatrice può divenire azione di governo?

La risposta di Scruton è una mappa di resistenza individuale velenosissima contraria al multiculturalismo, al matrimonio tra omosessuali, all’immigrazione, alla biogenetica rivoluzionaria, all’esplosione dei diritti civili, all’antirazzismo, che in Italia corrisponde al professionismo dell’antimafia. Si tratta di difendere identità e tradizioni dal mondo globalizzato. Questa identità, nei secoli giunta in un pugno di paesi a identificarsi nella democrazia, costituisce l’eredità degli antenati da traslare ai posteri. La democrazia, frutto della tradizione, è libertà, diritto, sicurezza. Una politica conservatrice inquadra il futuro migliore nel patto tra morti, viventi e nascituri, essenza di qualsiasi società. Questo patto si è solidificato nello Stato nazionale e nei suoi confini cui è connessa la democrazia. Il suo sostegno è il buon senso presente nel popolo senza demagogie, estremismi, leziose accademie, compromessi e moderatismi.

Il programma di Scruton immagina scelte legislative radicali rivoluzionarie dirompenti che sovvertano il senso comune del multiculturalismo, egualitarismo, femminismo, pacifismo, antinucleare, terzomondismo ed il modernismo e puntino a realizzare l’utopia dell’Europa tradizionale conservatrice, fondata su monarchia e caccia alla volpe. Una serie di poteri, dalla governance mondiale alle Corti di Giustizia internazionali vogliono comandare senza rappresentanza democratica e sovranità popolare. Le governance intendono dissolvere l’intermediazione politica dei partiti e degli Stati minacciandone la responsabilità verso il popolo. La manifesto sul futuro dell’UE in 56 pagine non cita le parole religione, radici cristiane, cristianesimo, cristiano, cristiani (secolarizzazione ricordata da Del Noce), natalità, bambino, figli, famiglia e doveri, Si dilunga su diritti, resilienza, ambiente, insetti nell’alimentazione, fake news. 8 paginette dei conservatori europei (Un’Europa in cui noi possiamo credere)si trovano in appendice al volume di Iannone su Scruton. Il tabù incriticabile del multiculturalismo presuppone la società aperta e denigra i critici come discriminatori. In realtà il multiculturalismo nasconde l’oikofobia, l’odio per la propria casa (oikos, in greco, casa), di cui la cancel culture è forma particolarmente radicale. Come esplicato nel volume Sulla caccia, la parte progressista del mondo occidentale è contaminato dalla repulsione che prova per sé stesso, per le proprie istituzioni, la propria storia, i propri modelli di sviluppo, la propria cultura proprio come un adolescente si rivolta contro la propria famiglia. Pur in rivolta interiore, la parte progressista non può alienarsi dalla propria realtà ed allora cerca di eliminare, nel relativismo globale, i propri fondamenti culturali e storici, proprio come fecero nazisti e comunisti. La solita pretesa di piegare la realtà a idee che non funzionano. I conservatori sono invece amanti della propria casa e ritengono naturale che il desiderio di stranieri di risiedervi corrisponda con l’adesione ai suoi valori, alle sue tradizioni ed alle sue regole. Sarebbe buffo se non assurdo pretendere l’accesso a società di cui si odia tutto. È quindi naturale pretendere dai nuovi arrivati il rispetto per le radici cristiane delle civiltà occidentali. Passo ulteriore dopo l’amore per il proprio mondo, all’interno della biofilia, l’amore per la natura e gli esseri viventi, è la cosiddetta passione per il giardinaggio, l’ortofilia, in senso più ampio, il desiderio di prendersi cura della natura. Si sviluppa così la visione di Conservatorismo Green che al contrario dell’ambientalismo anticapitalista, vede l’homo faber al centro della cura della natura naturata in un sistema di piccole comunità che sanno regolare l’equilibrio del conservatorismo verde. Liberalismo classico e conservatorismo sofferto hanno in comune l’idea di Libertà, contro la deriva autoritaria sinistra; poi tre punti come si è visto, Europa, multiculturalismo e ambiente. Seguono l’abbattimento fiscale, che solo da pochi anni è patrimonio anche dei conservatori; il contrasto al controllo sociale di modello cinese, pericolo ormai compreso anche dai democratici Usa (Le nostre società hanno accettato il dominio della paura e della chiusura, un vero modello cinese, incredibile dopo il crollo del muro dell’89), l’istruzione che deve aprire la mente sfidando anche idee opposte sempre da rispettare, mentre oggi una scuola chiusa urla contro le opinioni diverse; il principio di sussidiarietà di massima vicinanza tra ente e cittadino in opposizione ai dirigismi di Stato e delle entità sovranazionale, la difesa della libertà di espressione incensurabile dai Social e insidiata dalla campagna delle fake news.

Sono tutti, liberali e conservatori, propositivi in questa riedizione di Listone culturale. Un coro favorevole come dice Mancia, esperto americanista, al vecchio fusionismo repubblicano, tra mondo libero, conservatore e religioso. È possibile un blocco liberalconservatore per opporsi alla vulgata progressista. Martino disse a Rete Liberale che i repubblicani di Reagan sono l’aggregazione di persone che la pensano nel modo più disparato; al tempo della rinascita conservatrice il metodo era trattare solo di obiettivi concreti, tacendo su ciò che divide. Lo stesso Scruton non amava la cara lady di ferro, troppo mercatista, ma poi cambiò idea. Capezzone è drastico, i liberali, nicchia di minoranza, senza conservatori si possono scordare la maggioranza sociale, i conservatori senza i liberali si possono scordare la crescita economica. Non possono non stare insieme. Lucarelli ricorda che Segni suggeriva sistemi tecnico legislativi per facilitare la fusione tra forze vicine come l’elezione diretta dei sindaci, riforma tra l1° e 2° Repubblica. Allora in occasione dell’elezione del Quirinale, allestimmo un finto seggio a Montecitorio per far votare ai cittadini direttamente il Presidente e spiegare il presidenzialismo che incontrava direttamente il favore delle persone comuni, molto di più tra che tra i rappresentanti istituzionali. Solo il pessimista Iannone è scettico. Presidenzialismo, maggioritario e uninominale compiuti caratterizzano il mondo anglosassone cui fa riferimento Scruton. Destra e sinistra devono necessariamente concentrarsi in blocchi; ma nel sistema partitocratico italiano malgrado valori comuni è difficile incanalare i tanti partiti anche dello 0,3% oppure impedire l’improvvisazione dell’avvocato del popolo premier dalla sera alla mattina. Il modello istituzionale non è solo tecnica ma anche un’attitudine ed una abitudine culturale e sociale. Senza cambiamenti nei sistemi elettorali e parlamentari come presidenzialismo o premiership, difficile la trasformazione politica. Sono condizioni necessarie al discorso di Scruton. Il che, chiude Mancia, conferma la bontà del tentativo di costruire la repubblica presidenziale (e forse di un sistema elettorale uninominale).

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