L’esito del Referendum era scontato. Peggio l’interpretazione delle Regionali

Attualità Fabrizio c'è

Il voto di ieri è disperante non per i risultati ma per le interpretazioni che se ne danno.

I 5 stelle, che sono pressoché scomparsi in tutte le Regioni del Nord e hanno il 10% in Campania e Puglia,  per aver vinto il Referendum si ritengono autorizzati a governare  ancora a lungo. Così, avendo ottenuto il Si il 70% del 50% di Italiani che è andato a votare, si sentono legittimati a rimanere al Governo a fare danni all’economia, alla scuola, alla politica estera italiana per altri 3 anni, aggrappandosi a poltrone nelle quali non verranno mai più eletti. E chissà in quali fesserie stile “navigator” ci faranno dilapidare i Recovery Fund.

Il PD che guida oggi solo 5 Regioni su 20, dopo averne perse 10 e dopo aver perso le elezioni politiche del 2018 è saldamente al governo e controlla istituzioni e molti pezzi dello Stato. Il centrodestra ha vinto 15 Regioni su 20 ma non riesce ad allargarsi e far cadere i bastioni rossi di Emilia e Toscana nonché le roccaforti del clientelismo meridionale.

Manca a questa coalizione una trazione liberale, un partito del lavoro e delle imprese che Forza Italia non riesce a essere (salvo meritevoli eccezioni).

Piccolo barlume di speranza il risultato referendario. Dopo anni di lavaggio del cervello un 30 % di italiani non ha avuto paura di affermare che non bisogna abrogare la democrazia ma semmai fare buona politica.

Buono il risultato del No a Milano che si conferma città refrattaria al populismo e  con un elettorato d’opinione molto libero dai partiti. Segnale importante per il 2021

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