Sbarcano, fuggono, arrivano a Milano ad ingrossare i bivacchi, il degrado. Sala sorride?

Milano

Continuare a menare il torrone con la cronaca quotidiana mette in risalto una sola verità: i migranti-clandestini ci prendono per i fondelli, spesso odiano gli italiani, fanno esattamente quello che vogliono. E l’osservatore non può essere sempre indifferente alle prevaricazioni anche violente. Gli sbarchi sono triplicati, portando molti infetti, le città di mare, vedi Lampedusa o Porto Empedocle, scoppiano con ira degli abitanti. Ma non bastano le parole sulla sicurezza assente e sul contagio dei sindaci o governatori di regione. Non basta la barbarie dell’invasione ingiustificata: il governo così vuole. Persino Minniti ha detto “basta” urge una regolarizzazione. E poi fuggono, loro, per essere liberi. Ieri per dire un numero erano in 500, ma sono assolutamente indifferenti alle ricadute che un’accoglienza indiscriminata comporta per il nostro paese. Il PD, inteso come forza politica o rappresentante di una testata, esercita l’antica arte di arrampicarsi su metaforici vetri, ma la ragion d’essere di un tale esodo, non emerge. E’ la vittoria dell’appartenenza al pensiero unico che non conosce deviazioni personali. E allora perché meravigliarsi se le “attività” degli immigrati sono aumentate? E sono ben visibili, caro Sala, quando si ritrovano a bivaccare, smerciare droga, oziano su materassi ad hoc. Arrivano in Stazione Centrale indisturbati, immediatamente trovano il luogo idoneo per una doccia incuranti dei passanti. In piazza Duca D’Aosta le aiuole sono salotti perfetti. Il distanziamento non viene certo osservato: vige una socialità autoreferenziale e settoriale. Hanno scelto latrine a cielo aperto, alla sera possono ubriacarsi nei market abusivi. “Veniamo in Italia perché qui non ci potete fare niente” hanno detto. Sala prenda atto. La loro aggressività nei furti, negli stupri, preoccupa i cittadini ed è reale non “invisibile”. Ma ora che arrivano clandestini anche in alcuni casi infetti e quindi pericolosi Sala e l’amico difensore sindacalista degli “invisibili” (così vengono definiti i clandestini) sorridono benevolmente?

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