Chissà se la città “aperta” e accogliente enfatizzata da Sala, contempla anche il buio del degrado morale dei tanti che, a vario titolo, sfruttano i luoghi dedicati alla droga. Disperati, forse, ma per motivi diversi, con un laccio al collo che può diventare dipendenza dagli stupefacenti o spaccio per sopravvivere. Perché razionalmente non ci sono vie d’uscita, una seconda strada che riscatti la dignità. E i luoghi hanno l’odore del rifiuto sociale, dell’emarginazione, dell’esclusione dalla comunità civile. Era riverso e accasciato su un muro, solo, il sangue copioso sugli abiti, apparentemente indifferente, colpito violentemente alla gola con un coltello, in via Sant’Arnaldo, al “Boschetto di Rogoredo”. E’ un nordafricano, probabilmente di 25 anni, probabilmente spacciatore. Identità e motivazioni dell’aggressione sono ancora da chiarire. Al Policlinico evidenziano la gravità, ma non il pericolo di vita. Forse una lite, forse una vendetta, ma la droga è protagonista. Uno smercio incontrollato che rende subalterni e vittime, che crea quei “buchi neri” dove, purtroppo, la cronaca è spesso presente. Ma non è da un giorno che si è cristalizzato un dare e avere tra “ultimi” della società e la sinistra al potere da poco scopre lo stato di abbandono e degrado di questa parte di città, troppo occupata a progetti di internazionalizzazione e di difesa dei migranti. L’opposizione da tempo chiede soluzioni drastiche, presidi continui per estirpare una consuetudine fuori controllo. Questa è una parte di città chiusa, ma va aperta.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano