Rifiuti tossici riciclati in giocattoli cinesi a basso prezzo

Milano

C’era una volta la bambola di pezza, fatta in casa con gli avanzi di stoffa, due occhi blu e i capelli biondi. Durava una vita, anche quando un grigio sporco divorava il vestito e quella gamba si staccava sempre. Ma c’erano anche le bambole e le biglie e le macchinine di gomma che potevano cadere senza ammaccarsi. Ma allora era un mondo semplice e democratico, soprattutto nelle case di periferia. Con l’evolversi del tempo, della tecnologia, il boom della rinascita, il giocattolo rappresenta anche uno stato sociale e a volte è griffato, riconoscibile per l’appartenenza ad una “casa” esclusiva. L’indigenza diffusa del periodo in cui viviamo suggerisce acquisti a prezzi bassissimi, colorati e illusivi. Non si può dire no al piccolo che vuole quell’aereo rosso per sognare paesi esotici, e la riflessione ha il limite di un borsellino quasi vuoto. Perché in questa storia è arrivata la Cina che offre una varietà giocattili a prezzi bassi, ma allettanti con i colori più vivaci. Apparentemente belli, anche da guardare. Ma la Cina esporta anche pericolo, spesso veleno con gli oggetti. Da un’inchiesta di Rete 4 sapere che i rifiuti tossici abusivi di Milano vengono confezionati, spediti e trasfornati in palloncini, bambole ecc., è capire anche un meccanismo abusivo presieduto quasi sempre da cinesi. Affari di grosse cifre. Le forze dell’ordine sequestrano migliaia di giocattoli, in tutta Italia, ma l’esportazione cinese continua. E gli oggetti sono tossici, pericolosi, spesso velenosi. Non basta verificare il marchio CE perché viene a volte malamente contraffatto. Lo smaltimento dei rifiuti dovrebbe essere correttamente eseguito, non accumulato per questi traffici. Da persona anziana, rimpiango i quattro stracci della mia Pigotta: era anche la genialità e l’affetto della mia famiglia.

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