«A Bruxelles siamo Cenerentola perché i tedeschi studiano più di noi. Sui migranti la Ue non si fida: siamo ambigui. Lo ius soli è un invito a tutti gli africani»
Presidente, come si sta tra i cattivi, lassù all’Europarlamento?
«Un po’ soli, ma smettiamola di cercare le colpe fuori. Non possiamo chiedere alla Merkel o a Macron di fare il primo ministro italiano. Loro fanno, e bene, gli interessi dei loro Paesi. Se noi non ci riusciamo la responsabilità è di chi governa gli italiani non dei leader tedeschi o francesi »
Resta che in Europa ci trattano come Cenerentola…
«Ogni Stato gioca la sua partita. Noi non contiamo perché abbiamo una struttura debole, i tedeschi comandano perché sono più presenti e lavorano di più. Loro combattono tutti i giorni sugli zero virgola, i nostri ministri spesso non si presentano, mandano gli ambasciatori con il foglietto delle istruzioni in mano a trattare con i ministri tedeschi; ovvio che poi soccombi.
Ancora non ho capito perché Renzi ha scelto la Mogherini come Rappresentante per gli Affari Esteri; non tanto per lei, quanto per il ruolo, avremmo dovuto rivendicare portafogli più funzionali ai nostri interessi, io per esempio ero all’Industria e al Turismo».
Vuoi dirmi che quando c’era Berlusconi era diverso?
«Lui aveva il vantaggio di essere competente. Quando parlava di politica estera o economia si confrontava con la Merkel da pari a pari. Sapeva come difendere gli interessi delle aziende italiane e del Paese».
L’Europa l’ha combattuto fino a mandarlo via perché li difendeva troppo bene?
«Gli ha fatto molto male il fuoco mediatico e giudiziario che gli hanno riversato contro in patria e che permetteva ai suoi nemici di parlarne male in Europa. Ma ora l’aria è completamente cambiata, Berlusconi a Bruxelles è visto come una garanzia di stabilità dell’Italia. Purtroppo anche l’Europa spesso sbaglia i calcoli. Il dramma dell’immigrazione è esploso dopo che è stato rimosso Gheddafi per volontà della Francia e contro il parere di Berlusconi, che con la Libia aveva stipulato trattati che proteggevano tutta Europa dall’invasione».
Perché l’Unione Europea ci lascia da soli a fronteggiare l’esodo biblico dall’Africa?
«Non è corretto dire che ci lascia da soli, semplicemente non si fida perché siamo ambigui. Gli altri Stati hanno una politica migratoria chiara e seguono una strategia e ci chiedono di fare altrettanto. Noi siamo tattici e mandiamo messaggi contrastanti, per anni abbiamo fatto i furbetti, non registrando tutti quelli che arrivavano e agevolando il flusso di disperati verso Germania e Francia. Ci siamo prestati a fare da terra di transito. E oggi continuiamo a essere ambigui. Il governo minaccia l’Europa di chiudere i porti e poi in Italia si batte per introdurre lo ius soli, che di fatto è un invito a qualsiasi africano a trasferirsi in Italia per metter su famiglia».
Sullo ius soli Renzi è tirato per la giacca dalla sinistra, che vuole l’accoglienza indiscriminata…
«La posizione della sinistra a favore dell’accoglienza totale è dannosa. Spalanca le porte alla miseria, visto che i più fortunati tra quelli che arrivano finiscono a raccogliere pomodori a due euro l’ora. Per lo ius soli ci vorrebbe una legge europea. Chi diventa cittadino italiano automaticamente ha il passaporto comunitario. A chi dare la cittadinanza dovrebbe deciderlo l’Unione, non i singoli Stati, visto che è una decisione che coinvolge tutti. E poi questo non mi sembra proprio il momento giusto per affrontare il problema».
Avremo tutte le colpe del mondo ma non è irresponsabile lasciarci soli ad affrontare l’emergenza immigrati?
«Come ha rivelato Emma Bonino, siamo stati noi a chiedere di gestire tutti gli arrivi e far convergere gli immigrati sui nostri porti. Prima ci assumiamo le responsabilità e poi chiediamo agli altri di condividerle. E comunque, siamo l’unico Paese al mondo che dà dei soldi a chi entra illegalmente anziché rimpatriarlo. Certo che adesso facciamo bene a chiedere aiuto per tamponare l’emergenza e che se gli altri Stati fossero più lungimiranti e generosi non ce lo negherebbero, ma dobbiamo anche riconoscere che siamo stati capaci di passare dalla parte del torto pur avendo tutte le ragioni».
Renzi è accusato di aver voluto caricarsi l’onere della gestione degli immigrati in cambio del permesso a sforare i parametri economici…
«Non sono nella sua testa e non posso dirlo. Certo, sarebbe gravissimo. Sono però anche propenso a credere alla tesi dell’incompetenza. L’Italia e l’Europa hanno sottovalutato il problema. Abbiamo pensato che l’immigrazione fosse un problema marginale, invece siamo di fronte a un fenomeno epocale, che riguarda decine di milioni di persone e durerà decenni»,
La vera colpa di Renzi quindi è stata sottovalutare il fenomeno?
«Tutti hanno sottovalutato. E hanno fatto un errore gravissimo, iniziato con la destabilizzazione della Libia, come già detto, che Berlusconi ha subito obtorto collo mentre il presidente Napolitano ha caldeggiato l’operazione. Solo che gli altri Paesi stanno provando a porre rimedio, noi invece ci limitiamo ad alzare la voce e minacciare provvedimenti tampone che non riusciamo a fare, come la chiusura dei porti o il sequestro delle navi delle Organizzazioni non governative. Ma il problema non è alzare la voce bensì avere qualche idea ».
Tipo rendere difficile la vita alle navi delle Ong, come previsto dal piano del ministro Minniti?
«Certo, le Ong devono rispettare un codice di condotta e regole precise altrimenti fanno il gioco di chi specula sugli immigrati, quindi dei criminali. Il comitato Schengen, presieduto dall’onorevole azzurra Laura Ravetto, ha già avviato un’indagine sulle organizzazioni di volontariato. Ma la battaglia non si vince nel Mediterraneo bensì nei luoghi di partenza. Vanno create le condizioni di sviluppo in Africa, l’Europa deve spendere lì i soldi che oggi destina all’accoglienza. La Cina ha rafforzato la sua presenza in Africa per fare business e sta di fatto colonizzando l’Africa senza aver nessun secondo fine di controllo dei flussi migratori. Significa che c’è possibilità di fare affari.».
Trump ha una politica migratoria condivisibile?
«Ma lui ha meno problemi di noi, deve controllare un solo confine, non deve confrontarsi con un dramma planetario. Certo, ha la capacità di mandare messaggi chiari».
L’Europa gli sta facendo la guerra, ancora non avete dato il via libera al suo ambasciatore a Bruxelles, Ted Malloch…
«Abbiamo il diritto di analizzare le credenziali dei candidati ed eventualmente respingerle. Quella di Malloch di fatto era un’autocandìdatura, tant’è che Trump non sta insistendo, credo che presto sceglierà qualcun altro».
A lei piace il presidente americano?
«Non posso condividere la sua politica protezionistica, perché danneggia l’Europa e l’Italia. E anche sul clima non condivido la sua scelta di ritirarsi dagli accordi di Parigi. Pacta sunt servanda, dicevano i latini. Ma devo riconoscere che da presidente si sta comportando meglio che da candidato».
Il G20 dello scorso weekend è stata forse la sua consacrazione..
«Ho accolto con molta soddisfazione l’accordo Usa-Russia sulla Siria, che va nel senso della stabilizzazione del quadro mediorientale. Il terrorismo internazionale di matrice islamica è la mia massima preoccupazione, insieme il problema della disoccupazione giovanile».
Terrorismo e immigrazione sono legati?
«l terroristi usano il flusso migratorio per insinuarsi in Europa. Per di più la mancata integrazione degli immigrati, dovuta anche ai numeri impressionanti e non assimilabili, dà gioco facile alla jihad per reclutare terroristi tra le giovani generazioni senza speranza e senza punti di riferimento al di fuori del fanatismo religioso. Il fenomeno è serio e diffuso: l’altroieri a Bari hanno arrestato un foreign fighter che indottrinava i suoi seguaci spingendoli al martirio. Due giorni prima a Bruxelles hanno fatto un importante sequestro di armi. La sconfitta dell’Isìs sul campo a Mosul non deve illuderci che la guerra sia vinta».
Torniamo in Europa: soffia un vento diverso ultimamente•••
«Mi ha fatto piacere il ripensamento di Marine LePen sull’euro. Ha perso perché i francesi hanno avuto paura dell’abolizione della moneta unica, suo padre Jean-Marìe glie l’aveva detto. Mi auguro che pure Salvini ci ripensi, anzi forse lo ha già fatto».
Berlusconi però è per la doppia moneta, come la mette?
«È un’apertura a chi è più scettico, come Salvini. lo credo che la cosa migliore sia avere una vera Banca Centrale Europea, in grado di fare una vera politica comunitaria di sostegno agli Stati».
Torniamo a Salvini: proprio non le va giù?
«Al contrario, non ho nulla di personale contro di lui. A differenza di altri, l’ho sempre difeso quando lo criticavano sul suo lavoro a Bruxelles. Abbiamo solo idee diverse sull’Europa e sull’euro. Ma l’Europa è nel dna del centrodestra, anche in quello della Lega, che riteneva che l’antìeuropeismo fosse una prerogativa dei comunisti. L’europeismo è nel dna della Lega, non solo del suo fondatore».
Perché Berlusconi e Salvini si beccano di continuo?
«Non mi piace parlare degli altri, lo chieda a loro. Soprattutto a Matteo, al quale voglio ricordare che non dobbiamo fare come la sinistra, che ha perso le elezioni anche per i troppi litigi interni. Le divisioni della sinistra e la litigiosità di Renzi devono servirei da monito, la gente oggi non cerca polemiche ma soluzioni».
Ma davvero lei è per un centrodestra unito?
«Sì certo, ma non per una lista unica. I tre grandi partiti del centrodestra, ForzaItalia, Lega e Fratelli d’Italia, distinti prendono più voti che uniti: esaltare le diversità paga nell’urna. Poi spero che si possano aggregare anche altre forze, come Energie per l’Italia di Parisi, così da poter recuperare ancora qualcosa tra l’elettorato di centro».
Se le sente dire che è di centro, Parisi le salta al collo, lui rivendica di essere di centrodestra…
«E glielo riconosco. Intendevo recuperare qualcosa tra l’elettorato moderato e liberale, nella maggioranza silenziosa che non va più a votare».
Forza Italia è nel Ppe, la Lega e FdI sono sovranisti: come fanno a stare insieme?
«Si può stare insieme a Roma e di visi in Europa, come accade in Italia nelle singole città e Regioni rispetto agli schieramenti in Parlamento. L’importante è non continuare a mettersi le dita negli occhi: io non dico a Salvini dove deve stare e lui non deve dirmi di uscire dal Ppe»,
Ripeto: Salvini e Meloni sono sovranisti..«Ma cosa vuol dire sovranista?
lo sono figlio di un militare, sono cresciuto in caserma, ho dedicato la mia vita all’Italia e mi considero un patriota. L’Europa non annulla le nazioni, anzi credo che la sua destinazione finale ideale dovrebbe essere una federazione di Stati sul modello degli Usa. Lo ha detto l’altro ieri anche Papa Francesco».
La Lega è per il maggioritario, lei e Forza Italia siete per il proporzionale…
«Ormai lo scenario è tripolare, il maggioritario non garantirebbe governabilità».
Tanto meno il proporzionale, mi scusi…
«E chi l’ha detto?»,
Beh, non mi vorrà far credere di pensare che il centro destra possa arrivare al 51%?
«Intanto, senza fare un minuto di campagna elettorale siamo in testa come schieramento. Le cose succedono molto velocemente di questi tempi. Guardi Macron, si è preso la Francia in un mese».
Ma aveva il maggioritario. Gli osservatori sono convinti che il proporzionale sia funzionale a un’alleanza tra Forza Italia e il Pd…
«Questo Berlusconi l’ha sempre escluso. Sono solo speculazioni giornalistiche. Non siamo inciucisti, la teoria della grande coalizione non ha fondamento».
Se però dopo le elezioni nessuno dovesse prevalere le alleanze diventerebbero inevitabili: che si farà allora?
«Se si tratterà di salvare l’ltalia, allora varrà tutto. Ma nessun Nazareno bis, ci dovrà essere anche la Lega».
Berlusconi proprio su «Libero» ha lanciato l’ipotesi di Marchionne premier. Che ne pensa, troppo renziano?
«Ma Marchionne non è renziano, è semplicemente un ottimo amministratore. Certo, sarebbe anche un ottimo premier. Però è prematuro parlare di nomi, prima pensiamo a vincere, poi chi prenderà più voti farà la proposta».
C’è chi dice che anche lei è in corsa…
«Io sto facendo un lavoro importante qui a Bruxelles. Sono il primo italiano eletto alla presidenza dell’Europarlamentoe il mio unico obiettivo è avvicinare le istituzioni europee all’Italia. Poi le confesso, dopo tanti anni sono ancora in aspettativa’ se smetto qui tomo a fare il giornalista ».
Berlusconi ha detto che vuol rinnovare la propria classe dirigente…
«Credo sia giusto».
Ci saranno molti scontenti…
«La politica è passione, si può fare anche senza i gradi da generale. Rinnovare significa iniettare energie fresche, non mandare in pensione gli altri. Tantomeno rottamarli».
Pietro Senaldi (Libero)
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