Milano 4 Aprile – Dopo il voto dei circoli, il verdetto pare piuttosto chiaro: quello che resta di una base decimata non vuole tornare indietro (Orlando) e disprezza con tutte le sue forze la deriva populista di Emiliano. Renzi doppia il secondo e manco si accorge di avere una corsa a tre. I due sfidanti sono costretti a sperare nelle primarie, che, però, tendono da sempre a dare ragione, almeno a livello nazionale, al vincitore predefinito. Quindi, un minimo di sicurezza possiamo averla nel dire che Renzi sarà il futuro Dem. Cosa resterà del partito di cui ritornerà segretario, in ogni caso, è un altro discorso. Per molti versi il PD, era l’ultima reliquia di un sistema fatto di circoli, militanti, mozioni e rituali. Rituali che, dopo questo voto, probabilmente finiranno in soffitta. Ieri, o il giorno prima, non ricordo, sentivo cantare ad Orlando, ad Un giorno da pecora, Bandiera Rossa. Difendere il pugno chiuso. Sarà stato per l’irresistibile ed improvviso bisogno di usare il bagno, ma non ho potuto appurare se difendesse anche le conseguenze meno trendy, tipo i gulag, di questi gesti. In ogni caso, siamo al Gottendamerung, al Crepuscolo degli Dei. Renzi, dopo un plebiscito, e questo Orlando lo sa, non farà prigionieri. Emiliano è un morto che cammina, perché in Mdp non lo vorranno mai dopo quello che ha fatto. Nominalmente, sabotargli la nascita di un partito per fare l’utile idiota nel congresso PD. Ma Orlando è un’altra storia. Portarsi via un terzo dei militanti PD tra un anno, beh, potrebbe essere un ottimo investimento. Questo lo sanno tutti e porta a due reazioni diverse. Renzi, nelle candidature, fronteggia un dilemma atroce: fare l’errore di Berlusconi con Fini, concedere al Guardasigilli i posti che vuole e poi rischiare la pugnalata successivamente nella legislatura, oppure rompere subito ed affrontare una sconfitta certa. Questo dubbio diventa meno atroce in caso di proporzionale, soprattutto se pensato per impedire la vittoria di un solo partito, come l’Italicum con premio alla lista sopra il 40. La Boschi, proprio ieri, ha concordato con Grillo sul premio negato alla coalizione. Questo impedisce al Centrodestra di competere e salva i Cinque Stelle dal problema del Governo, che è del tutto ovvio non voglia aver a che fare con la politica vera. In sintesi, Renzi si prepara a vincere, a far sparire qualsiasi opposizione interna ed a lanciare un piano decennale per tornare al potere.
E se il prezzo per ottenere questo è al desertificazione del PD e la sua trasformazione in un partito fantasma, con sedi chiuse, militanti in fuga e finanziamento basato su comitati d’affari, invece che su tessere e tesseramenti, ed allora che sia. Probabilmente ha ragione. Resta un velo di tristezza per un modello che forse era datato, di certo era macchinoso e sicuramente non era aggiornato. Ma consentiva lo sviluppo di una classe dirigente attraverso meccanismi diversi dal concorso per veline.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,