Sala prosegue nella pessima direzione tracciata da Pisapia

Milano

Milano 4 Ottobre –Chiunque frequenti con una certa abitudine via Argelati avrà sicuramente avuto modo di notare come, ormai da un po’ di tempo a questa parte (sicuramente da dopo le ultime elezioni), le retate di vigili e ausiliari per sanzionare chi non paghi la sosta, comunque frequenti già da molto tempo, siano diventate quotidiane.
Praticamente, un massacro, chi non paga non ha scampo, la multa arriva, tanto più che, da qualche mese, è stata modificata la segnaletica e, dove prima c’erano le righe bianche e, quindi, il posteggio era gratuito (cinque posti in totale dove la strada curva prima del Parco Baden Powell provenendo dal centro), adesso è comparsa segnaletica verticale secondo cui quegli stalli sarebbero diventati a pagamento, ma la segnaletica orizzontale non è aggiornata e le strisce bianche sono malamente cancellate o, addirittura, neppure lo sono.
Con il risultato che si crea un notevole caos, ovviamente, tanto per cambiare, in danno degli automobilisti, elevati già dalla Giunta Pisapia a classe sociale (non, quindi, cittadini che, tra gli altri, usano anche quello specifico mezzo di trasporto che è l’automobile), ovviamente da abbattere, composta esclusivamente da soggetti fobici, psichicamente turbati e animati da compulsioni antisociali: per rendersene conto, non bastassero le dichiarazioni a suo tempo rilasciate dall’ex assessore alla (im)mobilità Maran a proposito della “ridefinizione della nozione di proprietà privata” e della volontà di convincere i milanesi a vender l’auto di proprietà (!), basta farsi un giro tra le pagine sui social network dei ciclo fanatici, autentici pasdaran della rivoluzione arancione e molto considerati dal suddetto ex assessore, i quali, tanto per dirne una, avevano organizzato, a suo tempo, un boicottaggio (degno del peggior squadrismo) nei confronti dei negozianti del centro che, per tutelare il proprio lavoro in un periodo di crisi in cui bisognerebbe lasciar perdere le ubbie ideologiche per concentrarsi sull’essenziale e l’efficiente, osavano chiedere che il giovedì l’Area C venisse sospesa un’ora prima la sera.

In teoria, però, si potrebbe pensare che multare chi non paga la sosta sia cosa buona e giusta e, tutto sommato, va ammesso che sanzionare chi occupa gli stalli riservati ai residenti, specie in una zona particolarmente problematica per via della presenza dei Navigli, è del tutto corretto anche nella sostanza.
Tuttavia, per capire il vero problema basta spostarsi di poche centinaia di metri, sulla vicinissima Ripa di Porta Ticinese a partire dal ponte di via Valenza andando in direzione della periferia: qui sono comparsi dei beffardi segnali stradali che, a causa della strada dissestata, impongono il limite dei 30 Km/h. In effetti, è verissimo che il pavè di tutta la Ripa, ormai da molti mesi, è sconnesso al punto da presentare lastroni completamente divelti e, conseguentemente, scalini e buche stradali di dimensioni tali da richiedere, per esser superati, non uno degli odiatissimi (quando sono altrui) SUV tanto di moda oggi, quanto piuttosto un fuoristrada vero.
Sconnessioni che, prima o poi, causeranno (non sarebbe la prima volta a Milano) il deragliamento di un tram e che, comunque, sono di grandissima pericolosità anche e soprattutto, oltre che per semiassi e coppe dell’olio delle automobili (ma in questo caso meglio, è la giusta punizione per quei reprobi degli automobilisti), proprio per quei ciclisti che le amministrazioni di sinistra sostengono tanto di amare, ma che, in realtà, sono considerati soltanto uno strumento di lotta politico ideologica contro gli automobilisti e della tutela dei quali, in realtà, non sembra affatto importare a chi se ne serve.

E’, quindi, evidente che anche l’amministrazione Sala, di quella Pisapia naturale prosecuzione, insiste ossessivamente con la politica di impiegare tutta le forze disponibili per riscuotere balzelli, vessare i cittadini e comprimerne il più possibile aspirazioni e diritti, senza, però, restituire neppure i servizi essenziali.

Aumenti del costo della sosta, introduzione di nuove zone con sosta a pagamento, Area C, giungle di autovelox installati in zone dove la segnaletica è contraddittoria (come era fino a poco tempo fa sul cavalcavia del Ghisallo, dove si è perpetrata una vera strage di patenti…), il tutto in aggiunta all’aumento del costo dei servizi, delle addizionali comunali e via dicendo, e poi l’unica cosa che l’amministrazione è capace di fare, anziché, banalmente, riparare il fondo stradale, è quello di limitare la velocità degli autoveicoli nel maldestro tentativo di scaricare eventuali responsabilità. Il tutto, per giunta, nel silenzio delle associazioni ciclo militarizzate le quali, oltre a sostenere l’attuale amministrazione (come quella precedente) e a candidare alle elezioni con essa alcuni suoi esponenti, sembrano più interessate a portare avanti un’autentica guerra senza quartiere agli automobilisti in quanto tali e per motivi puramente preconcetti e di valore, anziché a occuparsi dell’effettiva tutela e promozione della ciclabilità.

La logica è sempre la stessa, oggi con Sala come ieri con Pisapia: i soldi vengono impiegati in iniziative palesemente assurde come la ciclabile lungo viale Milton, assolutamente inutile e costata la soppressione di una preferenziale ATM (oltre alla bellezza di sette milioni di euro e oltre due anni di lavoro, neanche si parlasse del ponte sullo Stretto), in iniziative grottesche, come per esempio, i famosi corsi sadomaso o la statua fallica di corso Concordia grazie ai quali la giunta Pisapia da arancione era degenerata in amministrazione a luci rosse, oppure, ancora, in tutte quelle ubbie ideologiche realizzate in cooperazione con quelle associazioni (ciclo fanatiche, ecologiste, omosessualiste, sedicenti culturali, antifasciste, immigrazioniste, ecc.) sulle quali si fonda il consenso delle amministrazioni di sinistra a Milano.
Il cittadino che non sia militarizzato in claques di chi governa (memorabile, già sotto l’amministrazione Sala, la partecipazione ossequiosa e a comando di Majorino e della Rozza ad un incontro con numerose sigle dell’associazionismo ROM), invece, si vede vessato e privato di servizi e diritti: anzi, addirittura con i suoi soldi non solo vengono imposti soprusi e limitazioni, ma gli vengono rivenduti servizi attinti dal grande capitale e a carissimo prezzo, come nel caso del car sharing (un nuovo operatore dovrebbe entrare in servizio a metà ottobre), dal quale il Comune guadagna fior di quattrini, ma il cui costo per l’utente finale, cioè il milanese che si vede privato della possibilità di usare la propria auto, è davvero rilevante. Il costo chilometrico di un’auto condivisa, che comunque non può soddisfare tutte le esigenze (esigenze, non capricci, questi semmai sono quelli dei radical chic che fanno una guerra insensata al mezzo di trasporto privato altrui) che un’auto di proprietà può soddisfare, è di circa il triplo rispetto a quello di un’auto privata.

In questo modo si crea una città in cui le attività private sono sempre più in difficoltà e in cui i cittadini, per riuscire ad ottenere attenzioni da chi amministra, devono per forza diventare “clienti”, avvicinandosi a tutto quell’associazionismo altamente ideologico che sostiene la giunta e da essa dipende.
Così, l’amministrazione rispetta alla lettera l’agenda del perfetto progressista riempiendo i milanesi di iniziative eque, solidali, ciclabili e quant’altro, si garantisce la perpetuazione del potere perché, distruggendo il tessuto economico – sociale, i cittadini dovranno per forza vivere dell’elemosina di chi comanda (e quindi votarlo in eterno), ma la città, annegata in un mare di chiacchiere inconferenti, cade a pezzi.

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