Milano 1 Luglio – Fra 10 mesi si vota e la sinistra vuole comprarsi il consenso perso tra i milanesi. Largo dunque alle soluzioni più fantasiose per dilapidare le risorse del Comune che, giova ripeterlo, si nutrono soprattutto delle tasse comunali. Queste sono passate da 630 milioni a 1 miliardo e 400 milioni grazie a 5 anni di Pisapia. Oppure di tariffe, aumentate anche esse senza scampo, dagli abbonamenti del tram ai cimiteri, senza dimenticare acqua e impianti sportivi.
Le ultime idee per comprare consenso sono un bando per affidare a centri sociali immobili comunali abbandonati e il bilancio partecipato.
Nel primo caso, con la scusa del riuso, si vuole affidare a centri sociali che ne facciano richiesta un po’ di locali per svolgere le loro attività di sballo e pseudo cultura: la novità è che non ci sarebbe più bisogno di bilanci, atti costitutivi e altre scartoffie che i privati invece devono sempre portare deferentemente agli sportelli. Insomma un vero esproprio proletario ai danni del patrimonio comunale a cui ci opporremo con tutte le forze, come per il Leonkavallo.
Poi c’è il Bilancio Partecipato. Che significa? Non che il bilancio verrà spiegato a tutti i cittadini in maniera chiara e nemmeno che verrà approvato, come dovrebbe, a inizio di anno in modo da essere un vero bilancio preventivo, in grado di segnare le richieste di innovazione che arrivano dalla società.
No, il bilancio 2015 vero del Comune, quello di 3miliardi di euro è ancora nelle secche del Consiglio Comunale. Sarà approvato quando 2/3 della spesa municipale saranno spesi con il criterio della spesa storica, in barba a ogni controllo democratico.
Il Bilancio Partecipato sono invece 9 milioni di euro che verranno investiti 1 per zona secondo indicazioni dei cittadini. Bene ma come? Un esperto di democrazia diretta, un tipo alla Casaleggio insomma, lautamente pagato dal Comune con 200.000 euro, dovrà inventarsi un metodo attraverso il quale vengono scelte, in assemblee, le proposte presentate da associazioni e comitati.
Così altri 9 milioni saranno dilapidati in progetti in cui comitati ben organizzati di 30/40 persone possono imporre la loro volontà, con votazioni a cui parteciperà lo zero virgola degli elettori milanesi. A questo punto a che servono i Consigli di Zona che costano al contribuente 6 milioni di euro solo per spese di funzionamento?
Quanta propaganda e quanti soldi prelevati dalle nostre tasche allegramente sprecati! I milanesi si faranno convincere da questi regali elettorali? Non credo.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.