Milano 14 Aprile – Non ha un nome, né un volto, la bambina di nove anni stuprata da 10 miliziani dell’Isis per festeggiare una vittoria militare.
Ha un corpo e un cuore, feriti, violati, barbaramente violentati.
Ha l’età dei giochi, delle favole, dei sogni.
Ha il buio della lacerazione, del dolore, dell’ingiustizia, del sangue, della ribellione. Per 10 volte, senza pietà, in balia della violenza senza ragioni, nel segno di un potere ignobile. Perché cristiana, perché bambina, perché vergine. E gli animali jidhaisti hanno riso, hanno gioito come fosse un pupazzo, un trofeo da mostrare, un gioco qualunque da usare come si vuole e quanto si vuole.
Aberrazioni che la ragione rifiuta, che la civiltà non tollera, che il cuore condanna.
La bambina porta in sé il figlio di tanta oscenità, quasi un grido alla vita, memoria di un dramma indimenticabile.
Riporta Il Giornale “La notizia è stata riferita da un cooperante e quindi ripresa da diverse testate di area anglosassone. Secondo il Toronto Star, la bimba è riuscita a lasciare l’Iraq grazie all’intervento di un’associazione caritativa curda e si trova ora ricoverata in un ospedale tedesco.
Secondo Yousif Daoud, cooperante appena rientrato in Canada dall’Iraq, la bimba è in uno stato di “profondo choc fisico e mentale” e si trova attualmente in pericolo di vita. La piccola infatti è molto giovane per affrontare e portare a termine una gravidanza con successo, e anche un parto cesareo potrebbe esserle fatale.”
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano