Per chi di voi se lo fosse perso, in questi giorni in quell’angolo di Milano che riposa tra il Lambro e il Lungargine Martesana è successo un po’ di tutto. Ha aperto le danze il Centro Sociale Lambretta, già pronto a festeggiare la convenzione tra l’associazione Mutuo Soccorso e il Comune di Milano per rilevare uno spazio di 400 mq in via Rizzoli. Qui nel 2021 aveva deciso di trasferirsi una fabbrica di ghiaccioli. A chi, all’epoca, si domandava se non fosse un’idea bislacca, il Comune rispondeva di avere fiducia negli imprenditori illuminati.
Gli imprenditori illuminati hanno ringraziato per la fiducia e se ne sono andati.
L’immobile tornerà del Comune il 15 dicembre. In teoria. In pratica, anche se ancora non sappiamo come lo abbiano saputo, a novembre è arrivata una pec dall’associazione Mutuo Soccorso che si candidava a subentrare alle medesime condizioni. Condizioni che definire “di favore” non rende l’idea, visto che per i primi 3 anni (di un totale di 18) si parla di 500 euro al mese. Che poi arrivano, negli anni a 1500, ma si può recedere in qualsiasi momento, con 6 mesi di preavviso.
Il punto del contendere e quello che ha fatto indispettire anche alcuni consiglieri di maggioranza, come ad esempio il consigliere Fumagalli, è che in forza di un Regio Decreto di epoca fascista si è deciso di non procedere ad alcuna gara perché, e cito, nessun altro si sarebbe presentato. Una affermazione quanto meno curiosa.
Sul tema è intervenuta la consigliera Mariangela Padalino, Capogruppo Noi Moderati: “L’immobile dato al Mutuo Soccorso senza gara in base a un decreto di epoca fascista illustra pienamente la visione di Milano di questa giunta: mancano i negozi di prossimità? Date loro gli amici del Lambretta. Noi Moderati crede invece che il patrimonio di Milano vada valorizzato e affidato a chi in questa città investe e sul successo scommette. Si faccia una gara, si dia spazio alla competizione e Milano potrà finalmente rinascere”.
Ebbene, alla fine della discussione, Fumagalli ha chiarito che convocherà la commissione sociale per audire altre possibili associazioni. Facendo chiaramente capire come sia il caso di interrompere le procedure di assegnazione prima di rischiare un esposto in procura. Di sicuro è l’ennesima serata storta per Sala, fatto saltare dai suoi su una mina che, ci potremmo scommettere, non aveva visto arrivare.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.