Ci risiamo: 200 famiglie al freddo in via Rizzoli

Milano

Se volete capire cosa ci sia che non vada in quel vasto universo che sono le case di proprietà del Comune di Milano, via Rizzoli è un ottimo esempio. Ogni inverno, negli ultimi 4 anni, i civici dal 73 all’87 o, alternativamente, quelli davanti alla nuova sede del Corriere, sono rimasti al freddo. Alcuni anni, con l’incrocio degli astri a favore, il problema si è presentato ad entrambi contemporaneamente. Nel 2016 è successo sotto Natale, con le famiglie costrette a tenere i forni accesi ed aperti per scaldarsi. Siccome è meglio bruciare un villaggio che rompere una tradizione, ieri e l’altro ieri il problema si è ripresentato. Antefatto: per due settimane i caloriferi sono andati al massimo giorno e notte. Vi ricordate che Sala si era raccomandato di non abusare dei termosifoni? Ecco, evidentemente questo valeva per gli altri.

Dopo quindici giorni di temperature Africane, riferiscono i condomini, un tecnico entrato nel locale caldaie è uscito scuotendo la testa. E profetizzando che il giorno dopo sarebbe arrivato l’Inverno. Diamo a Cesare quel ch’è di Cesare. Aveva ragione. È arrivato il gelo. E non ha fatto prigionieri. Due giorni senza acqua calda e senza caloriferi. Centinaia di telefonate al gestore, MM. I risultati si sono avuti solo ieri, anche a seguito dell’interessamento delle forze politiche di opposizione, come il Capogruppo di Forza Italia in Comune a Milano, Fabrizio De Pasquale. Ieri sera, alle 18, finalmente l’emergenza è rientrata. Per ora. Domani è un altro giorno. Il problema, però, rimane: la caldaia sta tirando gli ultimi. Lo sanno tutti. Sono dieci anni che rattoppano. Forse e dico forse sarebbe il caso di sostituire.

Ma non è possibile. Non è possibile farlo perché la politica abitativa del Comune è folle. MM ha un buco nei conti che sta diventando una voragine. Il problema è la morosità costante di una parte degli inquilini. Morosità che, c’è da aspettarselo, aumenta costantemente al diminuire del reddito. Non cercherò, qui, correlazione con la nazionalità di chi non paga, mi limiterò al reddito. Questo ha portato ad una degradazione progressiva del patrimonio comunale: non potendosi fare interventi straordinari, ci si limita alle emergenze.

Solo che il Comune, di fronte a questo grave quadro, sta ristrutturando sempre più appartamenti. Per darli, come prevede la legge, ai primi della lista d’attesa. Cioè i più poveri tra i poveri. Che è assai probabile che, viste le precarie condizioni di vita, aumenteranno le fila dei morosi. Io, umanamente, non mi sento nemmeno di fargliene una colpa. Poi, però, non possiamo lamentarci dei bilanci.

Cosa bisognerebbe fare? Cambiare radicalmente mentalità: far entrare di forza i privati nella gestione. Programmare la vendita delle case agli inquilini che vogliano comprare, finché il patrimonio ah ancora un qualche valore. Poi smettere di ristrutturare gli interni e concentrarsi su caldaie ed efficienza energetica. Questo porterebbe a risparmi su vasta scala e migliori condizioni di vita per tutti. Solo che se ristrutturi un bilocale e lo assegni ad una famiglia, fra qualche anno avrai una decina di voti. Se metti a posto una caldaia, tra dieci anni non se ne ricorderà più nessuno. E così, tristemente, se le famiglie di via Rizzoli restano al freddo pazienza. Sono solo numeri in una strategia globale in cui, degli inquilini anziani ed Italiani, di fondo non frega nulla a nessuno nella maggioranza.

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