Sono seduta al tavolo della cucina, lo stesso dove un tempo mio figlio mi riferiva entusiasta della scuola elementare, con i suoi occhi spalancati e i suoi racconti inarrestabili. Ora, davanti a me, c’è un adolescente di poche parole, per lo più nascoste dietro le cuffie e il telefono. Essere la madre di un adolescente è come camminare su un filo: una sfida in bilico tra affetto e frustrazione, tra desiderio di protezione e il bisogno di lasciarlo andare.
Le sfide quotidiane: dalla comunicazione ai conflitti
La comunicazione è cambiata drasticamente. Ricordo quando ogni domanda riceveva una risposta entusiasta. Ora, anche un semplice “Com’è andata a scuola?” può suscitare un “Bene” mormorato, se sono fortunata. In molti casi, invece, un cenno del capo, un’alzata di spalle e la conversazione si esaurisce. I conflitti non mancano: ogni regola sembra una catena da spezzare, ogni limite una sfida da superare. I motivi di attrito possono sembrare banali – il tempo passato davanti allo schermo, l’orario per tornare a casa, o persino il modo in cui piego il bucato. Spesso mi chiedo se il suo apparente disinteresse nasconda una richiesta d’aiuto o sia davvero solo parte della sua ribellione naturale.
I silenzi: un enigma da decifrare
I silenzi sono una parte ingombrante della vita con un adolescente. All’inizio, cercavo di riempirli con domande, proposte, tentativi di discussione. Tuttavia, con il tempo, ho imparato a riconoscere che, a volte, il silenzio è la sua forma di riflessione, o almeno, credo. Un giorno, durante uno di questi silenzi, ho deciso di sedermi accanto a lui, senza parole, semplicemente presente. Dopo qualche minuto, ha iniziato a raccontarmi di una delusione con un amico. Ho imparato che, a volte, la presenza silenziosa è più forte di mille parole.
L’equilibrio tra protezione e libertà
Questa fase della vita di mio figlio è un continuo esercizio di equilibrio. C’è una parte di me che vorrebbe tenerlo sotto una campana di vetro, proteggerlo da ogni possibile errore, delusione o pericolo. Ma poi c’è l’altra parte, quella che sa che gli errori sono inevitabili, e che attraverso di essi crescerà e diventerà un adulto forte e capace. Non è facile rimanere al proprio posto mentre lo vedi sfidare i limiti e affrontare situazioni nuove e incerte, a volte anche pericolose. Una volta, tornato a casa dopo una festa, ho scoperto che aveva bevuto alcool per la prima volta e aveva fumato roba pesante. Era confuso e inebetito, solo poco preoccupato per la mia reazione. È stato un momento cruciale: arrabbiarmi e punirlo sarebbe stato istintivo, ma ho scelto di parlargli, di spiegare le mie paure e di ascoltare le sue. Non è stato facile, considerato il suo stato di alterazione, ma ho capito che la fiducia si costruisce soprattutto attraverso i momenti difficili.
I piccoli trionfi
Ogni tanto, ci sono piccoli trionfi che mi ricordano che tutto questo sforzo non è vano, come quella volta in cui, dopo giorni di tensioni, mi ha chiesto un consiglio su un problema a scuola. Oppure quando mi ha detto, a sorpresa un “grazie” generico. Questi momenti sono brevi, ma preziosi. Mi aiutano a ricordare che dietro l’apparente distacco c’è ancora quel bambino che si fida di me, anche se ora sta cercando la sua strada. La sua richiesta di aiuto, il suo ringraziamento, sono segnali che, nonostante le difficoltà, la nostra relazione resiste e cresce.
La speranza per il futuro
Essere genitore di un adolescente significa vivere con l’incertezza e la speranza. Ogni giorno è un’opportunità per imparare, per crescere insieme, per costruire un rapporto che, pur cambiando forma, possa durare tutta la vita. Il mio sogno è che, quando la fase dell’adolescenza sarà passata, mio figlio si ricordi di me come la madre che ha camminato accanto a lui, anche quando era difficile, rispettando la sua autonomia e sostenendolo nei momenti di bisogno. Anche se il nostro rapporto si limita spesso a silenzi e sguardi, il legame resta, in attesa di essere riscoperto a ogni nuova sfida. Abbiamo pubblicato questa lettera perché può essere di aiuto a molti genitori nella stessa situazione. Questa madre, da un lato è fortunata perché non ha un figlio scapestrato, dall’altro è stimabile perché lo ha cresciuto bene e lo segue con il massimo impegno e, sebbene non sia affatto facile, è sempre disponibile ad ascoltarlo, anche nei suoi silenzi, e ad accogliere le sue esigenze, pur mettendo dei paletti dove occorre.
Laureata in Filosofia
Counselor, Content Creator, Critico d’arte e Consulente artistico
Ha pubblicato su Domus – Editoriale Domus,
Architettura e Arte – Ed. Pontecorboli, Materiali di Estetica – Ed. CUEM
Mal comune mezzo gaudio….