Da Parma a Paderno Dugnano, da Padova a Treviso gli ultimi sei mesi sono stati ricchi di casi di cronaca che hanno coinvolto giovani. Sarò abbastanza generoso con la categoria, il caso di Treviso include di arrivare oltre i 40 anni. Ma siccome io li compio l’anno prossimo non giudicatemi troppo duramente. In ogni caso il tema è un altro. Da Filippo Turetta in poi abbiamo sentito ogni possibile spiegazione. Figli sani o meno del patriarcato, vuoti esistenziali, periferie dello spirito. In ognuna di queste analisi si trova molto più di chi la propone rispetto all’oggetto della stessa. Ovvero l’assassino o assassina.
Perché di fronte a tragedie come questa abbiamo bisogno di sentirci assolti. Turetta era una persona con fortissime fragilità e un ego sproporzionato. “Mica come me, che sono equilibratissimo” pensa il lettore medio. Cioè ciascuno di noi. Chiara di Traversetolo (lei a differenza di Turetta non ha l’obbligo del cognome, soprattutto per alcuni giornali) è una che vede morire due figli e poi esce a bere con le amiche. Per il dott. Recalcati su Repubblica questa sarebbe una (non in senso clinico) dissociazione. “Mica come me che sono l’empatia incarnata” pensa il lettore medio. Il ragazzo di Paderno Dugnano ammazza l’intera famiglia e nessuno sa perché. “Mica come me, le cui azioni hanno sempre un movente logico” dice il lettore medio. La madre di Treviso salta nel vuoto con la figlia malata. “Mica come me, che metto sempre gli altri prima” scrive il lettore medio.
Ho una brutta notizia per tutti noi. Al netto delle risultanze penali, gli assassini di cui sopra sono tutti, precisamente, come noi. Al momento, infatti, non risultano patologie psichiatriche. Quindi, noi e loro, siamo semplicemente noi. In ognuno di noi c’è la potenzialità di commettere atti del genere. Non ci piace pensare che l’ombra, come ci insegna Jung, che alberga nel nostro inconscio celi un mostro. Eppure è così. C’è. È là. Facciamocene una ragione. E non è una colpa. Questo è l’equivoco. Non siamo diversi dai quattro assassini di cui sopra perché noi siamo puri e loro impuri. Lo siamo perché di fronte alla medesima impurità abbiamo scelto diversamente.
Forse per il ragazzo di 17 anni questa parte è troppo dura, a 17 anni la capacità di scegliere liberamente non è ancora interamente formata. Ma c’è. È là. A 17 anni tutti abbiamo voluto fare del male a qualcuno che ci era caro. Abbiamo scelto di non farlo. Chiunque creda nella libertà deve accettarlo: essere liberi implica poter scegliere il Male. Altrimenti non c’è alcuna vera libertà.
Da cattolico devo riconoscere un mio grande limite: quando sento spiegarmi che l’unica vera libertà è scegliere il Bene, io mi perdo. Scegliere il Bene è, naturalmente, la scelta GIUSTA. Ma se fosse l’UNICA scelta non sarebbe più una LIBERA scelta. Queste quattro persone hanno esercitato in maniera atroce questa facoltà. E per questo pagheranno. Sperando che alla fine del percorso detentivo possano uscirne migliori. E la detenzione sarà moralmente giustificabile proprio perché non sono “figli di” o “il prodotto di periferie esistenziali”. Ma esseri umani, responsabili per le proprie azioni.
Perché allora cerchiamo categorie, cornici e gabbie in cui mettere questi giovani e poi usiamo questi artifici per descrivere la loro intera generazione? Perché siamo esseri umani. Noi il mondo lo capiamo tramite categorie. È la nostra natura. Non dobbiamo però cadere nell’errore di perdere di vista il fatto che queste categorie possono distorcere la nostra percezione. Sì, Millennial e Gen X, sono molto diversi dai loro padri. Qualcuno li vuole più fragili e insicuri, più nevrotici. Chi lo pensa solitamente dimentica che i loro padri si ammazzavano in strada e mettevano bombe sui treni in nome di ideologie che cinque decenni dopo hanno chiaramente mostrato di essere folli.
Per chiudere: quattro giovani hanno scelto il Male. E la lezione che dobbiamo apprendere tutti è che quei quattro giovani potevamo essere noi. Ma abbiamo scelto di non esserlo. Una scelta che dobbiamo ripetere ogni ora di ogni giorno. E se cesseremo di farlo diventeremo come loro. Da una parte, questo ci deve incoraggiare a provare empatia anche per il carnefice più spietato. Dall’altra dobbiamo ricordare che nessuna categoria ci mette al riparo dall’Ombra che vive dentro di noi. Solo la nostra volontà, solo la Fede (per chi ce l’ha), solo le nostre scelte. È davvero un confine labile, ma è tutto quello che abbiamo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,