Le pensioni sono un problema di assoluta gravità, che nei prossimi decenni sarà impossibile ignorare. Repubblica riportava ieri l’augusto parere di un docente Milanese, tale Matteo Jessoula, che ha un obiettivo di grande respiro:
“Ridisegnare le regole pensionistiche oggi richiede di andare oltre le analisi che hanno ispirato le “grandi riforme” degli anni ’90, e delineare linee di intervento differenti che, ispirandosi alle migliori esperienze comparate, consentano di combinare efficacemente sostenibilità economico-finanziaria, adeguatezza ed equità, quest’ultima intesa non soltanto in chiave inter-generazionale ma anche (soprattutto) intra-generazionale.”
Ora, io purtroppo sono una brutta persona e quando mi prematurano la supercazzola proprio non ce la faccio a non alzare un sopracciglio. In sostanza, la tesi dell’illustrissimo è che l’Italia non è che spenda COSI’ tanto in assistenzialismo e poi qui si lavora troppo a lungo e questo penalizza i giovani.
Sono, chiaramente, analisi nella migliore delle ipotesi fantasiose, ma prendiamo i suoi numeri.
“Il primo punto è che il carattere assistenzialistico del sistema pensionistico non trova riscontro nei dati comparati. La componente assistenziale è infatti più ridotta in Italia rispetto agli altri paesi europei, con una spesa per pensioni di vecchiaia means-tested (assistenziali appunto) che si ferma allo 0,4% del Pil, contro una media Ue dello 0,5% – ben inferiore a Spagna (1,1%), Danimarca (6,1%) Olanda (1,1%) e Portogallo (0,6%).”
Una piccola digressione: sapete come si scopre quando qualcuno sta ciurlando nel manico? La prima cosa che fa è fare confronti con l’estero. La seconda è scegliere come termine di paragone cifre molto più grandi (il PIL) così da far uscire cifre molto piccole. Colpendo la fantasia di chi legge.
Volete vedere una magia? Come vi faccio sparire la buffa idea che dopotutto non facciamo abbastanza assistenzialismo?
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TUTTE (o quasi) le pensioni Italiane sono di natura assistenziale. Ma non per cattiveria o colpa di qualcuno (se non del legislatore), semplicemente l’INPS, a differenza delle casse degli Ordini, è un sistema puramente a riparto. Ovvero io sto pagando materialmente la pensione a mio padre. E mio padre l’ha pagata a mio nonno. Quindi dire che esistono pensioni “coperte” dai contributi è, contabilmente, una balla colossale. Cosa che non leggerete da nessun’altra parte, perché è la classica frase rivoluzionaria che rischia di far esplodere il paese. Ma tant’è.
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Bello il confronto col PIL, ma privo di qualsiasi valore reale. Vogliamo parlare del peso delle pensioni sulle ENTRATE? Ovvero il peso sui soldi usati PER DAVVERO per pagare le pensioni? Ecco, le entrate nel 2022 sono state 544 miliardi di euro. La spesa previdenziale è stata di 231 miliardi. Quella previdenziale è stata di 24 miliardi. In sostanza, quasi il 40% delle entrate sono state spese per pagare le pensioni. No, ma vi prego, facciamo un altro po’ di assistenzialismo, i Danesi lo fanno e stanno benissimo, no?
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La grande verità è che qua a breve salta tutto, né più né meno.
Poi ci viene spiegato che qua lavoriamo più a lungo di tutti e siccome abbiamo molta disoccupazione giovanile, allora le due cose sono collegate. Sarà mica che abbiamo insistito a far laureare una generazione (la mia) facendo scegliere i curricula accademici sull’onda del “segui i tuoi sogni” e poi ci siamo accorti che alle imprese servivano diplomati e non laureati? Sarà mica che abbiamo formato una generazione (sempre la mia, ma chi viene dopo non mi pare sia messo meglio) con dei presupposti folli, tipo i diritti prima di tutto e al diavolo l’etica del lavoro? No, assolutamente no. È tutta (?) colpa della pensione che arriva troppo tardi.
Io, purtroppo, sconto una grave maledizione: ho una discreta memoria. E ricordo quando Salvini ci spiegava che se avessimo mandato in pensione prima i padri si sarebbero liberati un sacco di posti per i giovani. Ovviamente non ha funzionato. Però basta che smetta di ricordarlo il leader della Lega e gli sfottò che dovette subire lui smettono come per magia.
Misteri della dialettica politica: le stesse favole, raccontate da sinistra, diventano teorie rivoluzionarie. Comunque, per chiudere, il sistema previdenziale non è sostenibile. Possiamo prenderne atto oggi e provare a farci qualcosa. O aspettare che la mia generazione (non) vada in pensione e vedere crollare tutto. Vedete voi, io ho già preso atto che lavorerò fino al giorno prima del funerale. E, per non sapere né leggere né scrivere, sto prendendo appuntamenti pure per quello dopo.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,