Nonostante la straordinaria ricchezza storica e culturale, molti siti italiani soffrono di promozione insufficiente e infrastrutture inadeguate. Come un approccio integrato e una formazione mirata possono trasformare il turismo nel Bel Paese.
L’Italia è universalmente riconosciuta come una delle principali destinazioni turistiche al mondo, grazie alla sua storia, cultura, arte e paesaggi unici. Dalle maestose rovine dell’Impero Romano alle raffinate opere del Rinascimento, il patrimonio storico e culturale italiano è un mosaico di straordinaria bellezza e profondità, che si riflette nei suoi 59 siti UNESCO – l’Italia è al primo posto tra le nazioni con il maggior numero di luoghi riconosciuti per il loro valore universale – patrimonio che testimonia l’importanza del paese nella storia dell’umanità e che continua ad attrarre milioni di visitatori da ogni parte del mondo.
Tuttavia, numerosi siti di interesse storico e culturale, non riescono a capitalizzare il loro potenziale turistico. Ostia
Antica, ad esempio, nonostante la sua vicinanza a Roma, non attira un numero sufficiente di turisti rispetto al Colosseo o ai Fori Imperiali. La Valle dei Templi ad Agrigento, uno dei siti archeologici più grandi e meglio conservati al mondo, soffre di problemi infrastrutturali e di una promozione non all’altezza della sua importanza storica, le ville venete palladiane così come i castelli del Trentino o i borghi medievali come Civita di Bagnoregio, sono poco valorizzate e spesso trascurate dai circuiti turistici principali.
La mancata valorizzazione di questi siti è principalmente dovuta a una scarsa promozione, infrastrutture inadeguate e investimenti limitati. A livello regionale, i territori ricchi di storia e siti culturali non riescono a fare sistema, promuovendo i propri siti indipendentemente e creando una frammentazione che limita l’efficacia delle strategie turistiche. Questa mancanza di coordinamento porta alla duplicazione degli sforzi, a una bassa visibilità internazionale e a differenze significative nelle infrastrutture e nei servizi turistici tra le regioni. Per migliorare l’attrattività turistica, è fondamentale organizzare servizi efficienti e analizzare i flussi interregionali per programmare meglio e individuare nuove opportunità. Un approccio integrato e basato sui dati è essenziale per la gestione sostenibile del turismo, supportando decisioni informate e strategie regionali.
Abbiamo chiesto al presidente della SISTUR, prof. Fabrizio Antolini, oggi anche membro dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, quale può essere l’approccio per migliorare l’attrattività dei territori.
“L’elemento fondamentale per i flussi turistici è la mobilità fisica delle persone. Senza questa, non si avrebbero viaggi né benefici economici – spiega Antolini – pertanto, analizzare i flussi turistici è cruciale per programmare efficacemente i servizi necessari per l’accesso e la permanenza nei territori. È necessario un sistema di governance coordinato che coinvolga Stato, Enti Locali e operatori del settore per programmare politiche efficaci. Questo include una diversa lettura del territorio, che deve riuscire a conoscere meglio sé stesso ed i propri attrattori tristici locali: ogni regione dovrebbe riuscire ad individuare al proprio interno delle aree con delle proprie vocazione territoriali. La bellezza dei luoghi non è replicabile. L’Italia ha lo “svantaggio” di avere tante bellezze, e quindi è assolutamente fondamentale, una politica dedicata alla valorizzazione del bello. Le regioni rappresentano un nodo fondamentale per alimentare questo processo virtuoso. Il problema maggiore è che la visione del bello, non è nel nostro paese unita al business. Spesso rimane un bello contemplativo, mentre invece può rappresentare un punto di rilancio. L’analisi dei flussi turistici domestici, già oggi consente di individuare dei baricentri dei flussi turistici, ed è da questi che occorre partire per riuscire ad intercettarli e distribuirli sui territori, non necessariamente contigui.
C’è poi il concetto di bellezza funzionale, che integra i servizi utili a potenziare la domanda di turismo, è centrale perché anche località non paesaggisticamente belle possono attrarre turisti offrendo un insieme di servizi ben organizzati. Inoltre la rivoluzione nei trasporti e la digitalizzazione dell’economia hanno modificato il concetto di distanza, incrementando il numero di visitatori giornalieri e la frequenza di viaggi esperienziali, anche in luoghi non contigui. E’però importante l’analisi dei flussi interregionali: maggiore dettaglio nei dati di flusso permetterebbe una programmazione più precisa e l’individuazione di nuove opportunità per migliorare l’attrattività turistica dei territori”.
Quali sono, secondo lei, le principali problematiche infrastrutturali che ostacolano lo sviluppo del turismo in Italia e come influenzano la competitività del Paese rispetto ad altre destinazioni turistiche vicine?
“La mancanza di infrastrutture efficienti in Italia è una questione complessa che intreccia politica ed interessi economici. Un piano dei trasporti per il turismo è stato effettuato ed allegato al DEF 2016-2017, ma poi non mi sembra si sia fatto molto. C’è un problema di Governance e di competenze. Serve un percorso dedicato per queste opere. E neanche il PNRR ha previsto un cambiamento in questa direzione. Diverse regioni potenzialmente turistiche sono difficili da raggiungere, sia per le autostrade che ancora non coprono tutto il Paese sia per i treni che presentano problemi, con l’Alta Velocità assente al Sud e treni regionali spesso obsoleti e scomodi.
L’offerta turistica italiana è disorganizzata, soprattutto per le piccole località che restano fuori dai circuiti turistici, per questo è necessaria una rete di collaborazione tra territori e amministrazioni per valorizzare le risorse locali e inserirle nei cataloghi turistici. Nelle aree urbane, dove si sviluppano importanti flussi turistici culturali, come ad esempio Roma, il turista che arriva alla stazione Termini, vive una situazione di disagio in un contesto dove manca anche spesso il semplice decoro dei luoghi. Serve una collaborazione tra i diversi attori. Questo è il vero punto focale. E per questo servono incentivi economici che premino iniziative innovative. Invece abbiamo una burocrazia complessa con una Governance che in molti casi assomiglia ad un salto ad ostacoli. A questo, come dicevo, si aggiunge la mancata capacità di valorizzare i luoghi proponendoli come destinazione turistica. La sfida per il futuro è riuscire a modificare i bei luoghi in destinazioni turistiche”.
A questo riguardo, un problema significativo è la mancanza di formazione specifica nel settore della gestione culturale la cui conseguenza si ripercuote sulla scarsa organizzazione delle attività, sulla gestione inadeguata delle risorse finanziarie e umane, e la difficoltà a sviluppare strategie di lungo termine.
Senza una formazione adeguata, gli operatori culturali possono mancare di creatività e di capacità di innovazione necessarie per sviluppare nuovi modi di valorizzare i beni culturali, come l’uso di tecnologie digitali, esperienze interattive e eventi culturali attrattivi. Inoltre una formazione insufficiente nel campo della conservazione e del restauro può portare a interventi inadeguati o dannosi sui beni culturali, compromettendo la loro integrità e il loro valore nel lungo termine.
“Sviluppare programmi di formazione specifici per la gestione dei beni culturali, che includano aspetti di gestione, marketing turistico, conservazione e restauro – prosegue il presidente SISTUR – creare partenariati con università e centri di ricerca per sviluppare e offrire corsi di formazione continua. Organizzare corsi di aggiornamento e workshop periodici per gli operatori del settore e offrire opportunità di formazione pratica e stage presso siti culturali di successo, sia in Italia che all’estero. Sviluppare piattaforme digitali per la formazione online, che permettano agli operatori di accedere a risorse educative e corsi di formazione a distanza, facilitando l’aggiornamento continuo delle competenze. E’ indispensabile che gli operatori del turismo, siano consapevoli che non è più possibile improvvisare e che investire in formazione specifica e continua può portare a una gestione più efficace, attrarre un maggior numero di visitatori e garantire la conservazione e il rispetto del patrimonio culturale. Questo non solo contribuirebbe a mettere a reddito questi beni, ma anche a preservare e valorizzare l’incredibile patrimonio culturale italiano per le future generazioni”.
Giornalista, autrice e conduttrice tv ha prodotto per quasi un decennio un noto programma televisivo sull’arte e la cultura in Sicilia, Profile Magazine tv.
Scrive per diverse testate ed è stata Direttore Responsabile di CulturaIdentità.
Oggi è Coordinatore Nazionale e responsabile della comunicazione dell’Unione Nazionale Vittime(UNAVI).