Con un vernissage imperdibile di musica contemporanea.
Cosa accomuna la metropolitana della Mela con la modernissima linea blu milanese? E i tunnel della stazione Centrale con certi sotterranei del Bronx? C’è davvero una internazionale maudit dei punkabbestia, che va da piazza Vetra al Qeens? E cosa mostrano alle pareti gli stilosi salotti liberal?
Le Nikon dei fotografi americani, maestri o apprendisti, raccontano una universale umanità caotica , randagia ma cool, che almeno in Usa, ha stregato i musei e la mondanità Da almeno un ventennio le foto di una dolente città fluida, di clochard, di motociclisti e stilisti randagi e di passanti on the road sono uscite dai giornali per approdare nelle gallerie d’arte e di conseguenza, nelle case private di altisonanti artisti, politici, industriali , manager. I salotti dei benmessi, dei pettinati, ( vulgo, dei radical chic americani) da tempo hanno sostituito il graffito di Keith Haring e i quadro della pop art con le foto in BN della Mela e del suo caos calmo. La foto di un passante può valere sul mercato 20.000 dollari. Certo un business. Ecco ora una mostra prestigiosa, la New York State of Mind, che fa il punto della situazione per un futuro possibile mercato italiano.
50 fotografi celebrano la grande Mela in una collettiva in mostra alla Galleria TheStreetSoup di via Gonzaga. Protagonista assoluta di questa mostra è la Città di New York narrata dai fotografi della street photography: luoghi magici ma anche desolati, grondanti di solitudine , grida dell’anima, immagini rockeggianti e di fashion che ci fanno immaginare come sarà ( o è già) Milano. Il piazzale delle Stazione Centrale, il Corvetto, Quarto Oggiaro sono già New York: e cosa ha fatto Mirko Gargiulo? Ha portato 50 fotografi newyorkesi in piazza Duomo, per mostrarci , nel bene o nel male, la sorella della City meneghina .
Presenti le opere dell’ iconico Richard Sandler (special guest dell’esibizione) .di Suzanne Stein, Max Marienko, Danielle Goldstein, Robert Goldkind, Don Alman, Bernard Steffin, fotografi professionisti già affermati a livello mondiale, ma poco conosciuti in Italia. TheStreetSoup da sempre attenta ai nuovi talenti mette in scena ( dal 14 al 21 Giugno) anche una serie di scatti (sempre dedicati alla grande Mela) di fotografi emergenti e innovativi nel campo della fotografia, tra cui Stephan Pia, Amy Horowitz, Amelia Sagone, Sindy Pilar, Giulia Feleppa, Silvano Berardinelli Jr., Paul Kessel, Kevin Kinner.
New York, per molti versi, può essere considerata il futuro di Milano., La Grande Mela è un crogiolo di molte culture e persone diverse. Dietro ogni angolo c’è una storia che vale la pena di raccontare e ovviamente fotografare.
Non potevano mancare in questo contesto le opere esclusive del Maestro della Polaroid Maurizio Galimberti, dedicate alla città di New York . Maurizio Galimberti, fotografo contemporaneo italiano famoso per i suoi incredibili mosaici di polaroid con cui crea sequenze e fraziona l’immagine, sembra ora degno di essere immortalato alle pareti dei salotti della nuova borghesia metropolitana , fluida, liberal , digitale, stilosa, elettrica, futurista.
La mostra, a cura di Mirko Gargiulo direttore artistico della galleria Milanese TheStreetSoup, non poteva che avere un degno iconico inizio musicale venerdì 14 giugno dalle 18.00 con il dj set e sound curato da Alberto Traversi, compositore e performer che opera tra Italia e USA nel campo del fashion business e dell’elettronica contemporanea di ricerca.
Una carriera in ascesa e straordinaria la sua, animata da innumerevoli collaborazioni: da Alfredo Rapetti, figlio del leggendario Mogol agli artisti del Teatro alla Scala, apparizioni al Chiambretti Night e performance in occasione del Finissage di “Energheia” , una recente mostra internazionale di arte contemporanea che ha visto la partecipazione di artisti del calibro di Abramovic, Brodsky, Beuys, Shiota, Klancic e Bela. Cosa accomuna Traversi ai fotografi della mostra? Il pastiche postmoderrno
“Avevo undici anni-ci racconta- usavo due registratori a cassetta per riprodurre un buon numero di tracce, tutti gli strumenti disponibili e una vecchia radio a transistor per simulare una sorta di white noise. Ti lascio immaginare il risultato. Un’altra fortuna è stata quella di entrare per caso in un giro di amici delle medie che, pur non avendo niente a che fare con la musica accademica, passava le giornate ascoltando Klaus Schulze, Edgar Froese e i primi Kraftwerk, ma anche Virgin Prunes, Psychic Tv e Clock DVA, al massimo, visto che i Tales di Poe erano come un bibbia, qualcosa di Alan Parsons Project. Roba allegra quindi, e stiamo parlando di tredicenni…”
Appuntamento dunque venerdì in via Gonzaga 7, a tutta fashion.