A cura di Carmelo Calabrò
Ancora oggi, la basilica, è un fulcro spirituale nella Chiesa Ambrosiana, e riveste una grande importanza per i credenti, per il valore artistico, e per il ruolo che ha avuto nella storia.
E’ considerata, la terza chiesa madre di Milano, dopo il Duomo, dedicato alla Vergine “O mia bela Madunina” ea quella dedicata Sant’Ambrogio. Una basilica, situata nell’omonima piazza a Milano, nei pressi di Porta Ticinese, con una raccolta di preziose opere artistiche, con una magica sovrapposizione di epoche e stili, con svariati capolavori, di notevole importanza, frammenti di affreschi e di stupendi decorazioni medievali.
Le notizie riguardanti la basilica di Sant’Eustorgio sono davvero scarse. Essa sorge lungo la via per il Ticinum (Pavia), capitale in passato, del regno Longobardo, poco distante dalla porta urbica, in un’area funeraria già cristianizzata, del III -IV secolo, in cui l’apostolo Barnaba, cugino di San Marco, giunto alle porte della città di Milano, proveniente dall’Oriente, amministrava, il sacramento del battesimo ai primi seguaci cristiani, ai poveri, agli ammalati ai diseredati e agli schiavi,
Si dice inoltre, e la leggenda vuole, che al passaggio di San Barnaba, vestito sempre poveramente, tutti gli idoli pagani cadevano a terra frantumandosi in mille e mille pezzi.
Ma il racconto, leggendario e rocambolesco, secondo la tradizione, sulla nascita della Chiesa di Sant’Eustorgio, fondata dal vescovo Eustorgio, ( il 9° vescovo di Milano) per custodire al suo interno le reliquie de tre Magi, contiene alcuni elementi tipici di quelle leggende, forse una buona carrellata. Invece realmente, la vera origine della basilica, ha ben altre notizie, e comunque narra un’altra storia.
Come era tradizione a quell’epoca, e per secoli, si costruivano le chiese nei luoghi più sacri per la tradizione cristiana: anche per la basilica di Sant’ Eustorgio, non si fece eccezione, e si seguì tale regola. Infatti da recenti scavi, si è potuto rilevare che la basilica fu eretta sopra un cimitero paleocristiano, una necropoli dell’era cristiana.
All’inizio la basilica era situata fuori dalle mura cittadine, e per tale ragioni si credette di indentificare in essa una delle quattro basiliche milanesi esistenti al tempo di Sant’ Ambrogio: la Porziana. Comunque, anche se non è possibile datare con precisione il periodo, per mancanza di fonti, si presume che la primitiva costruzione di Sant’ Eustorgio è da far risalire intorno al IV secolo.
Non si sa esattamente quale fosse la sua primitiva pianta, principalmente, perché le invasioni barbariche, la posizione muraria, e i vari cambiamenti, le mode, e le furie devastatrici nel corso dei secoli successivi, ne fecero perdere quasi tutte le tracce.
La città di Milano subì tra il V e il VI secolo numerosi assedi, saccheggi, distruzioni ed anche la basilica di Sant’Eustorgio, dovette subire, deturpata, la stessa sorte, con blasfema incoscienza.
Negli anni successivi, con l’avvento dei Longobardi, ci fu un risorgere delle attività religiose e civili, ed è proprio a questo periodo, che si fa risalire il primo e più importante rifacimento della chiesa primitiva, a cominciare dall’abside.
Ma le prime e più chiare riforme architettoniche, sono databili attorno al XI secolo. Infatti, quell’epoca, segna il primo rinascere dell’arte lombarda, e sono pertanto da attribuirsi i piloni più snelli e i capitelli lavorati, inframmezzati ad intrecci di fauna e flora fantastiche, e molti affreschi di grande interesse artistico. Solo nel 1190 la basilica di Sant’Eustorgio, iniziò ad avere un po’, l’aspetto attuale.
A seguito delle varie lotte, che in quei secoli burrascosi travagliarono l’Italia, epoca non certo delle più felici, ed in special modo a Milano, la basilica, subì numerose volte, l’onta della rabbia nemica e in diverse occasioni si temette della sua sorte, e delle sue opere non solo di carattere sacro, ma anche di sculture, affreschi e stucchi policromi.
Per ovviare all’inconveniente e per evitare il progressivo decadimento del patrimonio arcivescovile milanese, e dello stesso monumento, il 15 marzo del 1220 la basilica eustorgiana venne data in custodia ai frati domenicani, già residenti nell’antico e malfamato quartiere di Porta Ticinese.
Bisogna anche ricordare che, l’aspetto della basilica di Sant’Eustorgio, era ben lontana dalla fisionomia dei nostri giorni, che poi, in un modo o nell’altro, avrebbe raggiunto solo nel Cinquecento. Né vi era traccia del campanile, di cui però già esisteva qualche progetto. Comunque sta di fatto, che i domenicani, cercarono di abbellire sempre più la loro chiesa, (con dipinti e opere artistiche prevalentemente di ambito lombardo), il convento e l’ospizio che erano sorti attorno al sacro edificio, usufruendo di significativi lasciti, di alcune ricche famiglie milanesi, e di pubbliche sottoscrizioni per adattare la chiesa, sempre di più, al crescente numero dei fedeli.
Nel frattempo, però le più nobili e potenti famiglie milanesi, cercarono di interessarsi all’abbellimento con preziosi affreschi, e alla costruzione di nuovi elementi architettonici perla struttura religiosa, dando un’impronta indelebile, alla basilica di Sant’Eustorgio, la chiesa cristiana, forse più amata di Milano.

Infatti, tanto per citare alcuni nomi, la famiglia nobile Della Torre, i Visconti, i Castiglioni, chiesero ed ottennero il privilegio di far innalzare stupendi mausolei e sontuose cappelle all’interno della basilica ambrosiana.
In tal modo, con il progredire del tempo, Sant’ Eustorgio si arricchì di insigni monumenti sia pittorici che architettonici e scultorei, di grande interesse artistico, fino ai primi del XVI secolo.
Risalgono a quest’epoca, le volte a crociera delle navate centrali, le cappelle votive e gentilizie su lato meridionale, con una serie di epigrafi, elementi architettonici, monumenti funebri, e affreschi di grande interesse, a cominciare dalla cappella Brivio, del 1484, per finire con quella goticheggiante dei Torriani. E poi la cappella Portinari, di cui parleremo dopo e che merita una descrizione a parte.
Un’altra curiosità degna di nota. All’interno della cappella, vi sono un ciclo di affreschi, autentici scrigni di tesori, con una piccola montagna di statue, rilievi, gugliette e tabernacoli. Inoltre sulle parti superiori delle pareti, vi sono prestigiosi affreschi, fatti dall’artista Vincenzo Foppa tra il 1466 e 1468. Un ciclo di opere, che sono considerati la prima vera fioritura di forma d’arte, del Rinascimento lombardo.

Ma c’è un dettaglio importante da segnalare, per la sua particolarità. Sullumettone, vi è un prezioso affresco, “la cosiddetta Madonna con le corna” che rappresenta una bella e soave presenza divina, una Madonna con il Bambin Gesù, entrambi, con stranezza voluta, con delle corna piccine, che spuntano sopra alle orecchie.
La storia antica, legata a questo strano dipinto, narra, che per sfidare Pietro Martire, un eretico e un potente mago, evocarono il demonio in persona nella basilica di Sant’ Eustorgio. A quel punto, sorge il dubbio, per chissà, e per quale motivo, il diavolo comparve sull’altare con le sembianze e il tratto prettamente femminile della Vergine, ma dimenticando di nascondere, solitamente, i suoi attributi più caratteristici, e cioè le sue corna. Una curiosità, forse ancora da scoprire.
Comunque, a questo punto della storia, in mancanza della possibilità di verifiche, si narra, che il Pietro Martire (santo giusto per invocare come protettore dalle emicranie) allora sollevò un’ostia consacrata che aveva portato con sé, e il principe delle tenebre, velocemente scomparve in un gran frastuono, nella sua caratteristica nuvoletta, solitamente malefica e terribile di zolfo puzzolente.
Secondo un’altra versione, un misto di curiosità, si tratterebbe invece della reincarnazione di una donna di nome Guglielmina la Boema, che avrebbe poi scelto di prendere dimora nella chiesa milanese di Sant’Ambrogio, il cui spirito dimorerebbe nel dipinto, dopo essere stata bruciata, in epoca medievale, come strega a piazza Vetra a Milano, un luogo allora triste di memoria.
E’ impossibile tentare, in un breve spazio un elenco di tutte le sue opere, e meraviglie, all’interno della basilica di Sant’Eustorgio, che inoltre, ricordiamo, fu nel 1491, il luogo d’incontro tra il corteo nunziale di Beatrice d’Este e Ludovico il Moro.
Ma le soprese di Sant’ Eustorgio non sono finite. A questo punto merita dare un’occhiata al severissimo campanile, di Sant’Eustorgio, con il suo vivo colore ammattonato di cotto rude.
E’ un alto e armonioso campanile, svettante verso il cielo, con tutti i suoi 73 metri di altezza, (adiacente e che vigila al Museo Diocesano, che occupa il secondo chiostro dell’antico convento domenicano, e che comprende circa trecento opere) primo a Milano a essere dotato nel 1305 di un orologio. Fu il primo orologio moderno e pubblico d’Italia, e uno dei primissimi d’Europa. Seguirà nel 1335 l’orologio della chiesa di San Gottardo, con rintocchi per ognuna delle 24 ore, a partire dalla prima della notte. Un tale novità che in seguito, il quartiere sarà definito “la Contrada delle ore”
La torre campanaria ha resistito per secoli, a nebbiosi ricordi di moltissimi vandalismi.
Le distruzioni della seconda guerra mondiale, furono il pretesto di rifare ex novo e restaurare alcune parti della chiesa, e anche l’ex convento domenicano, dove in epoca medievale, dal 1231 al 1559, fu tristemente famoso, come la sede, del Tribunale dell’Inquisizione del Sant’Uffizio, poi trasferito in Santa Maria delle Grazie.
Ma il gioiello della basilica, è senza dubbio la Cappella Portinari, situata dietro l’abside che venne commissionata tra il 1462 e il 1468. Un capolavoro del Rinascimento lombardo, per il quale si sono avanzati i nomi dell’architetto fiorentino Michelozzo e del Filarete. Opera voluta dal nobile, potente e influentissimo fiorentino, Pigello Portinari,

discendente della famiglia di Beatrice, (proprio la Beatrice dantesca) banchiere del XV secolo, e procuratore del Banco dei Medici, filiale meneghina, che la famiglia dei Medici aveva aperto a Milano, segno della loro alleanza con il Ducato di Milano.
In questo modo Milano, si arricchì, (fra la vicina Darsena, dove confluiscono i principali Navigli milanesi) della più bella e pura opera d’arte, espressione del Rinascimento fiorentino, fusa con un’antologia riassuntiva, di decorazioni, e sfoggio della tecnica della pittura lombarda, una grandiosità mai vista a Milano.
Alcuni autori ipotizzano, che Pigello Portinari scelse particolarmente la basilica di Sant’Eustorgio, come cappella gentilizia, e tomba di famiglia (dove per tradizione venivano edificati monumenti funebri della nobiltà milanese)anche per dare una degna sistemazione alla tomba di Pietro Martire, il domenicano veronese.
Molti storici, critici e religiosi, asseriscono, che Pietro Martire, ebbe tanta parte, nella storia della basilica di Sant’Eustorgio, e del suo fervente apostolato a Milano. Seguace fedele di San Domenico, fu nominato nel 1251 dal papa Innocenzo IV, quale inquisitore generale del Sant’Uffizio di Milano e di Como. Le sue prediche pubbliche e le dispute implacabili contro gli eretici, ben presto suscitarono, fra i moltissimi milanesi, l’odio più accanito. Le cronache raccontano, che appena un anno dopo la sua nomina, tornando da Como a Milano, in compagnia di frà Domenico, Pietro Martire, fu assalito da un sicario nei boschi nei pressi di Barlassina, il quale gli spaccò la testa con una roncola e poi lo finì a pugnalate, non dimenticando di trucidare anche l’accompagnatore. E’ importante ricordare che gli episodi salenti della vita di Pietro il Martire, sono mirabilmente raffigurati negli affreschi di Vincenzo Foppa, nelle pareti della Cappella Portinari.
Ancora oggi a Milano, le cronache raccontano, che la devozione del Santo domenicano predicatore, testimone della fede e martire, porta tantissimi fedeli in visita alla Basilica di Sant’Eustorgio in occasione della festa di San Pietro Martire, un evento, e un attenzione pastorale, che rappresenta un percorso e un antico riferimento alla tradizione ecclesiastica della comunità ambrosiana.
Per finire, però c’è un dettaglio importante da segnalare. Vi è una antica tradizione, introdotta intorno agli anni del 1300 e il 1400, che merita di essere ricordata, e cioè quella che prescrive, ancora oggi, che ogni nuovo arcivescovo di Milano, debba fare il suo ingresso ufficiale nella città di Milano, proprio partendo dalla Basilica di S. Eustorgio. Qui il cerimoniale ambrosiano, prevede che il nuovo pastore doni alla Basilica il suo rocchetto, la veste liturgica in lino bianco, ricevendo in cambio una piccola urna contenente un pò di terra nel quale riposano i primi martiri cristiani. Lo stesso San Carlo Borromeo, si fermò a Sant’Eustorgio, per indossare i paramenti pontificali, per poi proseguire, salutato con affetto da migliaia di fedeli, con una solenne processione, verso il maestoso Duomo, con la sua selva di guglie e quantità statue, cuore della grande Milano.
Bibliografia di riferimento
Fabio Celoni, Milano Esoterismo e Mistero. Un viaggio fra i segreti e gli enigmi della città. Editoriale Olimpia, 2006
Attilio Lanza – Marilea Somarè, Milano e i suoi Navigli- Storia, Arte e Leggende. Libreria Milanese. Strenna per l’anno 1997- Libreria Meravigli Editrice -Vimercate 1996.
Aldo Maria Valli, Milano nell’anima, Viaggio nella Chiesa ambrosiana. Ed. Laterza 2013
Guido Lopez, Silvestro Severgnini, Milano in Mano. Ed. U. Mursia & C. Ed. 1965.
Valentino De Carlo, Curiosità e Segreti di Milano. Il volto meno conosciuto della città attraverso le leggende e i misteri della storia e della cronaca. Newton Compton Editori s.r.l. Roma, Ed.2017.
