In Premier il costo di trasferimenti e stipendi supera i 4 miliardi, nella Liga i 2,3, in Serie A circa 2. Due terzi dei club inglesi hanno perdite per $1,6 miliardi e debiti complessivi per $5,2 miliardi di cui $3,4 verso i proprietari. Le entrate della Champions sono oggi €3,2 miliardi; nella prossima formula più articolata a 36 squadre arriverebbero a 5. I premi per le migliori classificate sono nella Bundesliga €76,5 milioni, nella Ligue 1 francese, in Serie A e nella Liga spagnola 60.
Il Napoli l’anno scorso tra scudetto, vecchia (€6,8 milioni) e nuova (€10 milioni) Champions accumulò €65,4 milioni. €720mila per ognuno dei 90 punti con cui ha vinto il campionato (il Bayern ha concluso con 91 punti, il record è dei 102 punti della Juve). Alla Lazio, seconda, andarono €19,4 milioni, all’Inter terza €16,8 milioni. Le leghe europee vendono i migliori giocatori per coprire le uscite e scovano talenti sconosciuti di basso costo. Il valore della rosa napoletana dal 2022, è cresciuta del 44,7%, da €435 milioni a 629 milioni.
L’incremento dei ricavi potrebbe venire dal superamento dei campionati nazionali con un nuovo campionato del Vecchio continente, organizzato attorno ai brand storici, in 2 gironi da 12 squadre, successivi play-off tra le migliori 8 e la finale da campione Ue. 16 team verrebbero da Italia, Francia, Spagna e Germania (ciascuna con 4 squadre), altre 8 da Belgio, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Scandinavia, Baltico ed Esteuropa. Difficile passare l’entusiasmo delle tifoserie dai piani nazionali a quello continentale. Probabilmente il salvataggio del tradizionale calcio europeo, mentre quello sudamericano è svuotato nei suoi valori dall’emigrazione di tanti campioni, sarebbe garantito solo dal ritorno al football definanziarizzato, protezionistico ed a sostegno pubblico. L’alternativa di mercato è l’investimento straniero. I cinesi provarono un’Opa sul calcio nel 2015-17 spendendo fino a €545 milioni, con investimenti aziendali di $2,5 miliardi acquistando i giocatori Oscar e Hulk; gli allenatori Capello e Lippi. Poi le squadre Jiangsu Suning e Guangzhou Evergrande fallirono e nel 2023 il presidente della federazione cinese è stato arrestato per corruzione. L’idea dei comunisti cinesi di organizzare i mondiali nel 2030 e vincerli nel 2050 è stata abbandonata. Gli Usa dove si svolgeranno i mondiali per club del 2025 e per nazionali del 2026, non si appassionano al calcio.

Invece gli arabi sono fan di calcio, unico punto in comune con l’Europa. L’idea araba è una Lega calcio mediterranea da fondersi con il calcio europeo. Il livello della Saudi League peraltro è già migliore dei campionati cinesi. Gli arabi sauditi, emiratini e qatarioti, oltre a Kuwait, Oman e Bahrein sono pronti a spendere $82,3miliardi negli sport e 40 miliardi nel gaming. Ad ogni calciomercato spendono più di €2 miliardi mentre incassano 100 milioni. Al contrario delle squadre europee, gli arabi non hanno l’imposizione dei limiti del Fair Play Finanziario. Vogliono convincere i campioni e dopo di loro, i tifosi, i turisti, le Tv, i media a trasferirsi. Non comprano più calciatori a fine carriera come i Bebeto, Denilson, Stoichkov, Donadoni, Giovinco e Cr7 (€100 milioni l’anno fino al 2025). Ora ingaggiano, all’Al-Nassr, Brozovic per €20 milioni l’anno, Ziyech e Talisca; allo scudettato Al-Ittihad, Benzema per €100 milioni e Kanté, €50; all’Al-Hilal, Neymar per €80, Milinkovic Savic per 20, Koulibaly per 25, Neves; all’Al-Ahli, Mendy; al Newcastle Tonali per 10 milioni.
Finora l’ascesa araba ha toccato il mondiale per club in Marocco ed i mondiali del Qatar del 2022 (dove l’Arabia batté l’Argentina futuro campione), il mondiale per club del 2023 e del 2025 per 32 club in Arabia, i giochi invernali asiatici nel 2029 nella smart city sciistica di Trojena nel deserto saudita di Tabuk. Preferiti Argentina, Paraguay e Uruguay ad Arabia, Egitto e Grecia (con un tentativo di includere l’Italia) per i mondiali di calcio del 2030, nel 2034 toccherà’ agli stadi sauditi chiusi con aria condizionata. Il Qatar ha speso ca. $300 miliardi per le infrastrutture di Doha di cui $6,5 per gli 8 stadi ed incassato nel mondiale appena 17 miliardi. Nel 2011 il fondo dell’emiro Al Thani acquistò il parigino Psg per €70 milioni; ne ha ceduto il 12,5% al fondo Usa Arctos, con un valore del brand francese salito a €4,5 miliardi dopo anni di investimenti per 3 miliardi. Nel 2022 ha acquistato il 21,67% della terza squadra portoghese, lo Sporting Braga, che dovrà ottenere dalla Uefa il permesso di accesso a Champions e Coppe in caso di concomitante presenza del Psg. Il Manchester City emiratino ha appena vinto la Champions. Il succitato Pif, fondo da $776 miliardi, punta a fare suoi, dopo il golf mondiale, il tennis, la Formula Uno, il wrestling, la pallamano, il rally, l’industria dei videogiochi ed il calcio.

Il presidente Pif, principe ereditario e premier saudita Al Sa’ud Salman, è un gamer dichiarato, come lo sono abitualmente 25 milioni di sauditi, under 35, su una popolazione complessiva di 36 milioni. Il Pif, tramite il budget di$38 milioni, affidato al suo Savvy Group, dal 2022, ha acquisito con$8 miliardi partecipazioni nel gaming mondiale, tra cui l’Usa Scopely, l’8% della giapponese Nintendo, poi Activision Blizzard e Ubisoft, la cinese VSPO, lo svedese Embracer Group, in concorrenza con Tencent, Microsoft e Sony, per conquistare il 10% del mercato del gaming (solo i videogiochi valgono $300 miliardi). Nello spirito del piano Vision 2030, il Savvy sarà sede di 250 società con 39mila lavoratori, creando l’1% del pil arabo 2030.Nel 2024 in Arabia si terrà la FIFAe Nations World Cup Final, (circuito Fifa ESports) dove si esibirà il gamer saudita Aldossary, vincitore nel 2018 della Fifa e World Cup.
L’agognato protagonismo arabo nell’entertainment, nel gaming e nello sport offre possibilità insperate in campo economico, oltre la monodipendenza dal petrolio, nella pacificazione interna, sotto il profilo dell’immagine e nelle relazioni internazionali. La leadership nel gaming e negli esports (rendere Saud l’hub globale per eccellenza per giochi ed e-Sport)pone l’Arabia al vertice dell’innovazione tecnologica e porta le anime sunnite dentro lo spirito angloamericano della scommessa betting, oltre il glamour occidentale dei device digitali. Sul piano interno con la grande popolarità del calcio e delle tecnologie, accomuna il regime, in un patto generazionale alle giovani masse. Soprattutto ingentilisce agli occhi occidentali un regime autoritario, di violazioni dei diritti umani, repressore del dissenso, contrario ad ogni emancipazione.
Il presidente Pif, Bin è, secondo Cia ed Onu, il mandante dell’omicidio di Khashoggi. Gli sono però alleate la Fifa e le altre leghe, la Serie A, la RFEF spagnola contro le proteste di Amnesty International (L’Arabia Saudita utilizza il prestigio dello sport per distrarre dalle sue abissali violazioni dei diritti umani).Gli sono alleati anche i giocatori ed i turisti che apprezzano i lussi del Golfo Persico per le vacanze in una regione del mondo attrezzata e non lontana dall’Europa. In questo modo si pone rimedio all’isolamento arabo dovute alle conflittualità mediorientali per il casus israeliano. Nello sport e nella tecnologia c’è un modus loquendi popolare con l’Occidente che non ne sporca, rispetto al campo musulmano, l’anima antisraeliana dell’Arabia. Tra sotterfugi, ipocrisie e falsi obiettivi ventilati, i regimi arabi cinicamente tentano ogni via di persuasione, compresa la corruzione politica, apparsa nell’europarlamento per Qatar e Marocco, e privata, praticamente invisibile e onnipresente.
Il processo di globalizzazione costringe il calcio europeo a mettersi al servizio di una piattaforma di intrattenimento globale da 5 miliardi di spettatori. Ci vorrà tempo prima che il calcio africano e asiatico salgano di valore ed il calcio sudamericano torni ai livelli precedenti. La razzia panaraba dei campioni europei con investimenti mastodontici si accompagna a quella dei club le cui proprietà straniere hanno buon gioco a sistemare i bilanci con compravendite con le proprie società d’oltre mediterraneo. La Fifa sostiene il ruolo del mondo arabo come finanziatore del calcio europeo anche quando questo significhi cambiare il format dei tornei. La Uefa in uno shock anafilattico stringe nell’inflazione dei costi i club europei che non possono scendere dai loro elevati ricavi e si oppone alla Superlega promossa dalla Corte europea, supportata da Qatar e Fifa.
Nel processo il sistema calcistico del Vecchio Continente è destinato a venire sfigurato. In compenso, sulla montagna dei soldi sauditi, potrebbe essere trovata una via di convivenza positiva e popolare con il mondo musulmano. I lamenti e mugugni per la Supercoppa e la Supercopas ono destinati a crescere con l’allargarsi degli investimenti e dell’autorità panaraba. Il controllo del mondo del calcio prelude, grazie ai soldi, alla svolta geopolitica sull’altare di tifosi, blasoni e glorie.

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.