Sanità, CGIL: referendum, UDP consiglio decide di non decidere

Lombardia

Dopo le tante manifestazioni di protesta più o meno violente dei Centri Sociali, CGIL e Majorino contro la Sanità Lombarda, il gruppo di sinistra aveva deciso di promuovere un Referendum. Per dovere di cronaca ecco le odierne dichiarazioni della CGIL

– “Come Cgil, Fp Cgil e Spi Cgil, insieme a oltre cento soggetti, abbiamo presentato e proposto i quesiti referendari sulla legge sanitaria regionale per dare la possibilità alla popolazione lombarda di esprimersi sul fallimento delle politiche socio-sanitarie di Regione Lombardia. La decisione di rinviare al Consiglio Regionale l’ammissibilità dei quesiti referendari è ora l’evidente tentativo di trasformare quello che doveva essere un semplice passaggio formale in una discussione politica che rischia di privare le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori, della legittima possibilità di esprimersi in merito”. E’ quanto si legge in un comunicato dei sindacati. “Lo strumento referendario, ad oggi, in Regione Lombardia esiste solo sulla carta. Noi lo faremo vivere tra le persone. I tre quesiti abrogativi riguardano l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata e le funzioni e i servizi che le Ats e le Asst possono assegnare al privato. L’obiettivo è di ridare al pubblico la piena programmazione e controllo dei servizi erogati. L’Ufficio di Presidenza di Regione non ha nemmeno ascoltato, dai promotori, le ragioni di questa importante iniziativa, seppure la legge ne preveda la possibilità. Il diritto alla salute delle persone è imprescindibile – proseguono Cgil, Fp Cgil e Spi Cgil – e solo una sanità pubblica forte, universale, accessibile a tutte e tutti, lo può garantire. Ma mentre il tempo passa, i problemi si aggravano, anche attraverso le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica, la preoccupante emorragia di personale dalle strutture, i concorsi pubblici poco partecipati. Di queste criticità, esito di scelte politiche precise portate avanti negli anni, si avvantaggia il privato. Una situazione che sarà sempre più insostenibile per le cittadine e i cittadini lombardi e per molti già lo è. La nostra lotta continua, il referendum è un mezzo ma non l’unico, come abbiamo mostrato in questi anni. Vigileremo sulla decisione che dovrà assumere il Consiglio Regionale e faremo sentire la nostra voce insieme a tutti coloro che hanno a cuore il diritto alla salute per tutte e tutti”.

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