Là “dove il mare luccica / e tira forte il vento”, guardo “la luna uscire da una nuvola”, vedo i suoi “occhi color del mare” e mi sembra “ più dolce anche la morte” E ricomincia un canto sommesso, un canto universale di preghiera, dopo il pianto. Un canto che parla d’amore e di riconoscenza, di tenerezza e di memoria “Te voglio bene assai / ma tanto tanto bene sai”Un omaggio del cuore per la magia, l’incanto, il sogno della sua musica, per la sua lucida, ironica e scanzonata intelligenza, per la verità del suo essere persona.
“Con un materasso di parole” da dirti, con un ritornello in testa: “Star lontano da te non si vive”, cercavo di “ricucire il tempo”, passeggiando in Piazza Grande. E tu eri là, angelo con un clarinetto, a saltellare con le note, seduto su una panchina con gli amici, carezza di libertà, “ tra i gatti che non han padrone “ come te, attorno a te. E deflagrava “…per le strade e tra la gente” la tua musica, come il vento accarezza le case, gli alberi, i fiori e poi vola tra le nuvole del cielo, in dissolvenza.
Com’è Dio?
Dio è somma poesia. Quella poesia che ho tante volte cercato in terra negli uomini, nell’arte, nella musica, nelle piccole cose, nel mare che ho tanto amato. Dio è lo sguardo carezzevole e amorevole di chi sa amare e perdonare, perché conosce le infinite paure e incertezze dell’uomo. La mia fede spontanea e semplice è oggi sorriso e canto, allegria e pienezza.
Ma la musica è stata la ragione della tua vita?
La musica è vita, ma fare musica con gli amici è estasi, perfezione. Perché la musica è libertà, è l’armonia dell’anima con l’universo, è l’amica migliore della solitudine, è un’avventura d’amore e comporre musica è creare un arcobaleno perfetto di colori, è trovare il punto di raccordo tra sé e il mondo. Ho amato il jazz, il soul, il pop, la lirica, tutta la musica perché nella musica cantano la sensibilità, l’anima e i sentimenti più nobili dell’uomo. E poi io ho sempre inteso fare musica come atto d’amore, senza gelosie stupide e sterili. La musica è per tutti quelli che sanno ascoltare, che sanno vibrare, che ancora sanno emozionarsi.
Ma l’amore, cos’è l’amore?
Tante volte ho detto a me stesso “…vorrei seguire ogni battito del mio cuore / per capire cosa succede dentro / e cos’è che lo muove / da dove viene ogni tanto questo strano dolore / vorrei capire insomma che cos’è l’amore / dov’è che si prende, dov’è che si dà”
Non ti chiederò di parlarmi dell’amicizia. Tanti amici hanno parlato di te, della sacralità di un sentimento che per te era vitale, della generosità del tuo vivere, del rispetto nei rapporti con gli altri, dell’assenza di qualsiasi forma di meschinità, della tua grande umanità. E della tua presenza e sensibilità per i semplici, gli umili, i diseredati, gli illusi, i pazzi, i poeti, tutti coloro che avevano bisogno di una carezza.
Hai cantato “..cosa sarà / che farà crescere gli alberi la felicità / che fa morire a vent’anni / anche se vivi fino a cento” e “…siamo uguali / tanti pezzi di un mondo / che senza pietà / cancella tutto e se ne va” , ma per te qual è la canzone che ti è più cara?
Sono due : “4 marzo 1943” e “Com’è profondo il mare”
E il clarinetto suonò la dolcezza della ballata senza tempo “Gesù Bambino”, omaggio alla tenerezza di una madre bambina. Poi s’impennò ad un tratto con la fantasia del guizzo improvviso, per dare aria ad una melodia vellutatacon incursioni profonde nella musica nera e, per me, fu l’affiorare dei ricordi, fu l’immedesimazione di essere uno tra i tanti illusi di quel circo immaginario che speravano “Nell’anno che verrà”. Perché “Com’è profondo il mare”, non ha cambiato il mondo, ma, in un periodo critico come quello attuale, gridava quanto è difficile vivere nell’indifferenza degli altri, nelle ingiustizie, nella miseria. E il mare, tanto caro a Dalla, rappresentava il riparo, la libertà del pensiero con cui emergere più forti, più giusti. “..il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare / non lo puoi recintare / così stanno bruciando il mare / cos’ stanno uccidendo il mare / così stanno umiliando il mare / così stanno piegando il mare”
L’angelo clarinetto fa una smorfia, una di quelle smorfie da clown buono e gentile: è un segno di commiato, leggero, scanzonato, allegro.
Che stupida…avrei dovuto chiedere “Ma cos’è la vita?” e forse mi avrebbe risposto un po’ ironico: “Questa vita un po’ umida di pianto / con i giorni messi male / vista dall’alto / sembra un treno che non finisce mai”

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