Ieri sono passato in Via dei Canzi, a Lambrate, una via piuttosto larga, 15 metri, utilizzata anche dal traffico pesante,

con due piste ciclabili, una in sede propria sul marciapiede e una in carreggiata, che non ne diminuiscono la capacità.
Sono stato molto stupito di aver visto, tracciati sull’asfalto, due simboli di “zona 30”.
Stupito per molti motivi, innanzitutto le zone trenta vanno realizzate sulle vie con gerarchia di strada locale, e non certo su strade principali utilizzate anche da autobus e traffico pesante. Questo in base alla normativa internazionale e anche a quella italiana, ormai dimenticata.
Inoltre la carreggiata delle strade a 30 all’ora deve essere modificata con vari sistemi (castellane, restringimenti, parcheggi posti su lati alternati, ecc.) in modo che sia necessario procedere a 30 all’ora.
Altrimenti, su strade larghe e aperte, nessuno procederà mai a 30 all’ora. Inoltre, il traffico pesante non è previsto nelle zone 30.
Una misura siffatta svela il proprio intento ideologico e si candida ad essere foriera di incidenti anche gravi.
Ma c’è un altro motivo per cui quella strada non può essere posta a 30 all’ora: costituisce uno degli accessi al sistema autostradale, essendo collegata allo svincolo di Rubattino della Tangenziale Est.
Mi stupisco che, a Milano, si operi ignorando in modo così palese il dovere della sicurezza stradale.
Quando ho lasciato il Comune di Milano, la divisione traffico della Polizia Municipale era composta da tecnici esperti e di alto profilo professionale, dove sono finiti?
Giorgio Goggi
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