Il killer del Corvetto era una donna

Vecchia Milano

La mano ferma tratteneva l’arma, era abituata a colpire sempre con lo stesso metodo, sempre nello stesso punto. Le numerose vittime eravamo noi bambini, i figli della penicillina. Non c’erano i caloriferi solo la stufa a legna o carbone ed i vestiti non erano certo in piumino d’oca. La bronchite era sempre in agguato, la prendeva uno e si ammalavano tutti. Quell’anno toccò per primo a Natalino, proprio sopra a casa mia, e subito scattò la tragedia. Le madri apprensive ormai avevano deciso: punturiamoli tutti. E così come da tradizione ed in anticipo di mezzo secolo sui tempi, anche nel mio palazzo scoppiò la prevenzione. Si era ammalato Natalino, bene penicillina per tutti. Tra i bambini cominciava a serpeggiare il terrore, minimo ti sarebbe toccata la scatola da sei fiale. Che dolore!!! Con una sola telefonata al killer veniva compilato lo schema di tortura, già che viene facciamola a tutti.

Quello che più mi terrorizzava era il momento in cui suonava il campanello, non c’era più niente da fare, tutte le preghiere a Santa Rita affinchè la punturaia si ammalasse erano cadute nel vuoto. Che odio quando entrando diceva: ah qui c’è il Sandrino, lui si che è un ometto e non ha paura. Infatti non si trattava di paura ma di terrore. Dalla suo borsone nero a rombi, in finta pelle, dopo aver scostato il sedano e le patate, estraeva la famigerata scatola di tolla con leva di chiusura. La apriva con orgoglio, la riempiva d’acqua e, dopo aver acceso il gas , cominciava a far bollire le armi. Tubo millimetrato scolorito, ago spuntato e bullone in ottone per avvitare l’ago alla siringa. Poi con un seghetto limava la fiala e con un colpo secco la decapitava. Adesso i bambini sono abituati al Picindolor, quello invece era un Pick up. Succhiava tutta la penicillina densa come l’olio, poi la girava verso l’alto e faceva uscire una gocciolina. Se la punturaia avesse avuto tutti e due gli occhi in linea non avrebbe come al solito annegato d’alcool il mio sedere in un punto per poi colpire in un altro, e poi con tutto il posto che c’era finiva sempre nello stesso punto, il più duro, quello con meno ciccia. Dolore forte…. , ago usato e riusato, bollito e ribollito, e poi ancora alcool nel punto sbagliato.

Era molto affettuosa, mi dava una bella pacca nel punto più doloroso, una caramella appiccicosa al rabarbaro e poi…. bravo Sandrino, ci vediamo domani per la seconda. Il dolore non passava mai, anche il giorno dopo rimaneva quel senso di affronto. Allora piuttosto che la penicillina erano meglio i ricostituenti di Glicerovalerovital, ma quelle arrivarono qualche anno dopo , appena uscita la rivista Vestro. Comunque sia la bronchite passava sopratutto a chi non l’aveva presa, ma che volete… era la fine degli anni cinquanta.

Sandro Biolcati (Quartiere Grigioni)

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