Anche la regia nella comunicazione ha influito sulla rielezione di Sala? Le teorie discutibili dell’Espresso

Milano

Un’ottica, quella dell’Espresso sul successo di Sala, finora non osservata, che indubbiamente ha inciso nel raggranellare voti. Una regia nella comunicazione, dalla data della ricandidatura in anticipo a Sant’Ambrogio, ad una visione ottusa e di parte sul come si è svolta la campagna elettorale. Una visione al di là dei fatti, delle provocazioni del sindaco, delle montature ad arte, dei giudizi sferzanti sul centrodestra. La lettura dell’articolo dà la dimensione di quanto il modus operandi del PD sia convincente a sinistra, di come si possa citare ad esempio una “comunicazione” politicamente corretta a cui adeguarsi, di come le parole abbiano una valenza superiore ai fatti. Sono allibita. Da l’Espresso:

Sala ha infatti vinto le elezioni anche grazie a scelte comunicative che mettono in discussione in modo radicale una serie di liturgie della (comunicazione) politica italiana contemporanea. 

In primo luogo ha deciso di ricandidarsi con larghissimo anticipo rispetto alla data delle elezioni: l’annuncio è arrivato il 7 dicembre 2020, il giorno di Sant’Ambrogio, il patrono della città. L’Italia era in piena seconda ondata del Covid, la data delle elezioni era ignota, ma Sala ha deciso di fare comunque quel passo in avanti. La mossa si è rivelata decisiva ed è la variabile più sottovalutata dell’intera campagna elettorale: una dimostrazione di forza che il sindaco di Milano ha inteso dare prima di tutto al centrodestra, con cui ha fisiologicamente raffreddato le piste di candidati che sarebbero stati più competitivi del «pediatra con la pistola» Luca Bernardo, scelto più per disperazione che per convinzione. 

Secondo, è l’elemento più interessante in ottica nazionale, Sala ha deciso di rifiutare sistematicamente qualsiasi occasione di escalation polemica, anche quando è stato attaccato in modo scomposto dai suoi avversari, come simbolo, ed esempio, del clima che la destra milanese ha cercato di creare in città, valga il titolo di Libero Milano di martedì 5 ottobre, il giorno dopo le elezioni: “Vince Sala. Ci tocca vendere l’auto”, controcanto terrorizzato davanti alle intenzioni ambientaliste del primo cittadino. (Direi che ha fomentato le polemiche)

Davanti alla ripetizione di slogan semplici, di banalizzazioni clamorose, di «Bernardo asfalta Sala», ripetuto per decine di volte sui quotidiani di area per aizzare una campagna che la destra voleva incattivita e che invece è stata corretta ai limiti del noioso, il sindaco di Milano ha parlato di Recovery Plan, di città in 15 minuti, di trasporto pubblico, di case popolari. Ha scelto la centralità del programma di governo come antidoto all’imbarbarimento del linguaggio, e ha stravinto. Non significa che funzionerà sempre ma vuol dire che si può fare, soprattutto in presenza di un alto gradimento dell’azione amministrativa, intorno al 60 per cento, in questo caso, secondo i sondaggi. (Bella roba le ciclabili e le zone raggiungibili in 15 minuti. Solo alla fine della campagna elettorale ha parlato di case popolari…ma in cinque anni ha visto come sono ridotte le case MM?)

Sala rappresenta il terzo esempio eclatante di una via progressista alla comunicazione politica post-grillina e post-salviniana, dopo Antonio Decaro a Bari nel 2019 e Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna nel 2020, basata sul ritorno alla complessità come prassi comunicativa. Ecco spiegato quel quasi: si può cercare un’alternativa virtuosa attraverso la moderazione dei toni e la sobrietà nello stile, soprattutto se accompagnata da una significativa radicalità nei contenuti, così come sta accadendo a Milano sui temi della transizione ecologica. (L’incensamento ideologico fa venire la pelle d’oca)

A questo proposito deve far riflettere un altro elemento algebrico che potrebbe scomparire davanti all’oggettiva avanzata dell’astensionismo che ha riguardato le elezioni nei principali centri urbani in Italia. Le elezioni milanesi hanno rappresentato una pagina storica per la città anche perché, per la prima volta, l’affluenza è scesa sotto il 50 per cento, al 47.7 per cento, 7 punti in meno di 5 anni fa)”. (Ecco come è possibile rigirare le frittate…Punti di vista)

1 thought on “Anche la regia nella comunicazione ha influito sulla rielezione di Sala? Le teorie discutibili dell’Espresso

  1. Ormai siamo abituati che anche la “Merda” diventa opera d’Arte; se poi si pensa che solo la “comunicazione” possa bastare a far vincere, anche chi è incapace, siamo belli che fritti !!! A mio avviso chi butta fango sull’avversario per screditarlo, è sempre stata la sinistra, e ciò è accaduto anche in queste amministrative. Sostenere che Milano è all’avanguardia perchè politicamente corretta al pensiero Gretino, è segno di miopia ottica e di incapacità di ragionamento autonomo. Non vedere infatti che dietro a tanto “gretismo” ci siano interessi multinazionali a voler imporre i propri prodotti a discapito di altri, o è malafede o imbecillità. Quanto poi a sostenere che ci sia stata una clamorosa vittoria di Sala, bisognerebbe fare i conti con la maggioranza che non ha votato e che quindi considera la linea politica della sinistra a Milano una buffonata, pagliacciata, se non addirittura talebana, visto lo scempio degli ultimi mesi prima delle elezioni.
    Se poi pensate che bastano i numeri aritmetici a fare un primo cittadino, siamo ridotti proprio male !!!

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