Ci sono almeno tre buone ragioni che militano a favore di un ricorso alle urne: e che dunque inducono a disperare che questa strada venga finalmente intrapresa. L’ideale sarebbe poter votare già a settembre: ma purtroppo, a meno di sorprese imprevedibili, non è immaginabile uno scioglimento delle Camere prima della pausa estiva. Se ci fosse ragionevolezza, si potrebbe puntare a un voto nel primo trimestre del 2021, con un percorso ordinato di 7-8 mesi per chiudere la legislatura, preparare la campagna elettorale, e aiutare gli schieramenti a presentare proposte di governo più solide e credibili. La prima ragione ha a che fare con le prossime elezioni regionali. Se fossero confermati i sondaggi che prevedono un 4-2 per il centrodestra il 20 settembre, a quel punto la sinistra si ritroverebbe a guidare appena 4 regioni su 20, con ben 16 regioni affidate a giunte di centrodestra. Sarebbe la dimostrazione palese della perdita di rappresentatività delle Camere e dell’attuale maggioranza. Un caso da manuale di “gravi disarmonie” con il corpo elettorale, per citare la celebre definizione di Costantino Mortati.
La seconda ragione ha a che fare con l’economia. Comunque la si pensi, i prossimi 24 mesi saranno devastanti per l’Italia. Già l’autunno porterà con sé uno tsunami di fallimenti e licenziamenti. E, vista la fragilità del nostro Paese, non è purtroppo immaginabile una ripresa “a V”, cioè con una rapida risalita dopo la crisi. Semmai, c’è da attendersi una lunga traversata nel deserto. Che rischia di essere funestata da un vero “mostro”: il ritorno, fra autunno e primavera, del patto di stabilità europeo, cioè di un sistema di regole e parametri che rappresenterebbero un’autentica pistola puntata alle tempie dell’Italia. A maggior ragione, in quel momento, servirà un governo forte e legittimato, rappresentativo degli italiani. Non una coalizione che esiste solo in virtù dell’aritmetica parlamentare. La terza ragione ha a che fare con lo scandalo ai danni di Silvio Berlusconi (e della giustizia italiana) svelato da Quarta Repubblica. Se quelli erano (e restano) i metodi di una certa ala della magistratura, se la sinistra ha fatto (e continua a fare) uso politico della giustizia, come si può immaginare (ammesso che qualcuno nel centrodestra ci abbia pensato o ci pensi) di collaborare con il Pd? Sono avversari: da rispettare, ma da affrontare e battere nelle urne. Non compagni di viaggio per governi improvvisati e di pura sopravvivenza.
Daniele Capezzone (Blog Nicola Porro)
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Ma non e il presidente della repubblica che decide quando andare a votare
o adesso decide capezzone, Berlusconi Renzi,
Mi e sfuggito qualcosa?