La grande truffa verde

Attualità

“La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese.  Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per 450 milioni di euro all’anno, 350 dei quali vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata”. Così Confindustria. A cosa si riferisce? All’asso nella manica della manovra: quasi due miliardi di nuove tasse sulle imprese. Due miliardi che sanno di truffa, innanzitutto. Ma che sono estremamente educativi, innanzitutto sul valore morale delle richieste di Greta and friends.

Premessa: esiste una normativa ambientale sugli imballaggi. Come su qualsiasi altra cosa, peraltro. Ma sugli imballaggi è stringente. Perché dice come cambiarli, adeguarli e come affrontare la transizione ecologica. Chi, scrupoloso esecutore degli ordini di legge, si è adeguato sarà stangato. Fine. Non c’è altra possibilità altrimenti. Si salveranno quelli che hanno fatto scelte extranormative. Ma chi ha rispettato la legge ed il percorso stabilito rischia di esserci dentro del tutto. Ora, delle due l’una: o la normativa sulla transizione ecologica era una ciofeca oppure questa è una porcata. Decidete voi. A me basta il dato sostanziale: dell’inquinamento non frega niente a nessuno.

L’obiettivo è fare cassa. Quello del governo, almeno. Greta and friends ne hanno uno ulteriore: il suicidio dell’Occidente. Le tasse sono emzzo per il fine. Dobbiamo estinguerci. Trecento anni di menzogne su di noi, di oicofobia, ci hanno portato a questo: andiamo estirpati. E siccome siamo i soldi abbastanza forti da farlo, suicidio sia. Il clima, il riscaldamento globale (antropico o meno), la sovrappopolazione (argomento d’antan) sono tutte scuse. Tutte maschere. Al declino dell’Occidente si risponde con l’eutanasia. Distruggiamo chi produce, annichiliamo la libertà personale, facciamo decidere dall’evoluzione del grande fratello cosa mangiare, dove farlo, in che modo. Smettiamo di riprodurci. Ed attendiamo chi ci sostituirà a braccia aperte.

Non esiste alcun piano Kalergi, non è in atto una sostituzione etnica pianificata. C’è un suicidio culturale per nulla nuovo nella storia. L’arrivo dei barbari è una conseguenza, non un’arma. Il vuoto è una condizione innaturale, sociologicamente parlando. Queste tasse servono per scavare un altro po’ nel tessuto produttivo. Sbattere fuori mercato qualche altre impresa, fuori dai confini qualche altra fabbrica, fuori dal benessere qualche altra famiglia. Dolcemente, senza parere. L’anno prossimo ce ne saremo dimenticati. E si procederà ad un altro furto. E così muore, anno dopo anno, la grandezza di una nazione. Non in solitudine, ma certamente in silenzio. Mentre alleviamo un’altra generazione di irresponsabili che pensano agli orsi polari perché non hanno il coraggio di mettere in ordine la propria cameretta.

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