Trascorsa la stagione dei collaboratori di giustizia – compresa tra la fine degli anni ’80 e gran parte degli anni ’90 – ed esaurita la relativa fase giurisdizionale che ha inferto duri colpi alle consorterie, in Lombardia i gruppi criminali hanno costituito, all’occorrenza, occasionali alleanze con organizzazioni criminali anche di altra matrice, sia italiana che straniera, per la realizzazione di svariati interessi illeciti”. E’ un passo della relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) illustrata oggi al Parlamento. “Al pari della Liguria, il risalente radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia ha consentito alla matrice mafiosa calabrese di dotarsi di una struttura di coordinamento sul territorio denominata, appunto, “la Lombardia” – spiega l’analisi -, intesa come una vera e propria “camera di controllo”, in collegamento con la “casa madre” reggina e funzionalmente sovraordinata ai ‘locali’ presenti nella zona. Negli anni le investigazioni hanno tracciato la presenza di numerosi locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Lecco, Brescia, Pavia e Varese.
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