Burioni eroe della lotta al poraccismo militante

Attualità

Chi sia Burioni, il prof. di Virologia all’Università Vita e Salute del San Raffaele, lo sappiamo spero tutti. Cosa sia il poraccismo magari meno, per cui partire da qui sarebbe meglio. Esiste una corrente di pensiero per cui, nella società odierna, la forma della terra dipende strettamente dalla disponibilità all’ascolto dell’interlocutore. Se ci dice bene e davanti abbiamo una persona ragionevole, allora è certamente un geode (o sferica, fate voi). Se davanti abbiamo un complottista, la cosa diventa più sfumata. Ecco, magari proprio piatta no. Ma non esageriamo con le curve. Non diventiamo dogmatici. Diamo ampio spazio ai dubbi. Andiamogli incontro. Facciamolo sentire accettato, accolto, compreso. Ascoltiamone il disagio. E poi mettiamo a sistema tutto e magari troviamo un compresso: la terra è a forma di Buondì, manutenuta da un esercito di Umpa Lumpa perennemente ubriachi.

Questo è il poraccismo, ed oggi va di moda. È la cristallizzazione dei sensi di colpa di una classe di pseudo intellettuali (curiosamente rappresentata in buona parte da filosofi) rosi da una supposta distanza dal popolo. Che non sopporta che Burioni dica che se non sai devi tacere, che i vaccini siano sicuri, la terra sferica e che i cretini siano, irrimediabilmente, cretini. Ma quello che dà loro fastidio in maniera massima è ontologico. Non riescono a sopportare che esista la verità. Scusate, usiamo correttamente la lingua Italiana. Non sopportano la Verità. E non tollerandolo, quando qualcuno la difende con forza, si sentono insultati. Colpiti nell’ego, nel profondo, là dove fa male. Burioni corre, magari inciampa, talvolta ma sicuramente salta mentre loro non possono nemmeno camminare. Loro hanno rinunciato alla Verità in nome del relativismo. E provano una devastante invidia.

Questa la premessa. Ieri la sinistra ha trovato un nuovo eroe del poraccismo da schierare contro il perfido dottore. È un filosofo precario, tale Simone Regazzoni. Dico “filosofo precario” perché non mi pare molto solido nemmeno nelle argomentazioni, oltre che nel contratto di lavoro. Scusate se mi dilungo, ma anche qui è importante capire il contesto. Burioni, quando difende i vaccini, è in guerra. E ne ha anche, lo dicono i numeri, ben donde. In guerra, bisogna farsene una ragione, talvolta qualche innocente resta sotto le mitragliatrici alleate.

Per esempio, e sono certo che in privato anche il dottore concorderà, Burioni ha un costante problema di fallacia ad autoritatem. Ovvero, questo è vero perché lo dicono gli esperti. Regazzoni, che ha evidentemente deciso che i suoi quindici minuti di celebrità non potevano attendere, ha deciso di provocarlo sul punto. Ed i poraccisti di tutto il mondo si sono riuniti dietro il loro nuovo idolo.

Parlavamo di contesto. È vero, Burioni in un simposio internazionale non potrebbe rispondere ad una domanda dal pubblico dicendo “taccia e studi, io ho i titoli lei no”. Ma la mammina ansiosa, che è il suo interlocutore medio, ed i 280 caratteri di Twitter, non lasciano grosse alternative: non puoi metterti a discutere con la sciura Maria come se davanti avessi Marie Curie. Questo lo pensa anche Regazzoni. Che però, ripeto, ha deciso di ignorare il contesto e andare per la giugulare. È solo l’ultimo di una lunga serie. Settimana scorsa c’era stato il candidato alla segreteria Dem Corallo, che difendeva il poraccismo come metodo politica. Prima c’è stata una lunga teoria di altri pseudo esperti in varie pseudo scienze. Tutti a dire che la gente non la si convince così. Su un punto, in ogni caso, dobbiamo essere chiari. Io non dico abbiano torto. Magari hanno ragione.

Ma qui il problema è un altro. Qui stiamo difendendo la Realtà. Se qualcuno si sente offeso dal colore delle foglie d’estate, non possiamo pretendere che esse cessino di essere verdi. E se dovremo prendere le armi per difendere il fatto che due e due facciano quattro, saremo costretti prima o poi a farlo. I danni di quelli che pensano facciano cinque sono devastanti. Anche se volessimo transigere sull’esistenza della Verità, è l’utilitarismo che ce lo impone. I vaccini sono un rischio che consente di vivere in sicurezza ad una intera società. E da liberali lo diciamo col dolore nel cuore: costringere ad un trattamento medico ci ripugna, sempre. Ma non esistono alternative. C’è una fuga dalla realtà generalizzata che sta facendo dei morti. Finché non cesserà l’emergenza non potremo dedicarci alle facezie. Purtroppo.

Ciò non toglie che sia del tutto lecito sognare il giorno in cui, con una copertura vaccinale a livello da paesi civili, potremo discutere, farci insultare e magari mandare a quel paese Burioni in nome della libertà di cura. Ma oggi non è quel giorno. E anche lo fosse i Regazzoni ed i Corallo resterebbero nel torto. Uccidere la Verità è un delitto che rende il mondo un posto peggiore. Ed il poraccismo, l’ultima incarnazione di questa pulsione vecchia come la filosofia stessa, ne è solo uno degli aspetti possibili. Da combattere, come fatto per ogni dottrina che toglie agli uomini gli assoluti sui quali costruire le fondamento del pensiero, lasciandoli in balia di imbonitori e truffatori.

6 thoughts on “Burioni eroe della lotta al poraccismo militante

  1. ” Attualmente, malattie come la sifilide, la gonorrea e il linfogranuloma venereo, mostrano in Europa e in parte anche in Italia, un aumento improvviso della loro incidenza, soprattutto nelle grandi città metropolitane e a carico di popolazioni con un rischio di infezioni trasmesse sessualmente più elevato (omosessuali, minoranze etniche, migranti). ”
    [http://www.salute.gov.it/resources/static/campagne/epidemiologia_delle_Infezioni_Sessualmente_Trasmesse.pdf]

    “I dati più recenti relativi all’Italia sono pubblicati del documento congiunto Ecdc e Oms Europa “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2018” (pdf 16,4 Mb) e confermano che l’Italia rientra tra i Paesi a bassa incidenza di malattia (<20/100.000). Nel 2016 sono stati notificati 4032 casi di tubercolosi che corrisponde a un’incidenza nella popolazione di 6,6/100.000 abitanti, in leggero calo rispetto agli ultimi 10 anni (7,4 per 100.000 nel 2008). Dal 2012 al 2016 in Italia il tasso di notifica di tb è diminuito in media del 1,8% per anno. Dei casi totali notificati nel 2016, 3778 sono stati classificati come casi nuovi (non precedentemente trattati) e 300 si sono verificati in età pediatrica. Il 70% dei casi totali ha presentato una Tb polmonare. Sono stati notificati 70 casi di Tb multiresistente (Mdr-Tb, 2,6% del totale dei casi notificati) e 7 estremamente multi resistente (Xdt Tb). Il 62% dei casi totali notificati si è verificato in persone di origine straniera. "
    [http://www.epicentro.iss.it/problemi/Tubercolosi/epid.asp]

    il poraccismo militante è quello di chi sostiene che chi proviene da un paese a elevata endemia di malattie infettive (tbc,aids, sifilide) corra il rischio di infettarsi in un paese a bassa enedemia. UNa logica ineccepibile.

  2. Bell’articolo, ma attenzione. Sul penoso dibattito “scienza-analfabeti” il termine “poraccismo” è ampiamente usato da uno straordinario blogger ( Neurodrome ) che ha fatto della lotta contro i “no vax” una bandiera. Se a lui vi ispirate, solo per eleganza, stile, rendetegliene merito.

  3. Dalle mie parti il Vero è categoria appannaggio del Divino. Burioni non è ancora santo, da quel che so. E francamente leggere le sue proterve minacce condite da “lei non sa chi sono io” nei confronti di chi gli contestava non il merito, ma la scarsa capacità comunicativa, è stato come assistere alla triste ultima danza del Leviatano. Perché qui il problema non è credere o meno alla scienza, né fare del poraccismo: il problema è arginare una sistematica ed endemica illetteratezza con armi diverse dall’aggressività, nel rispetto della persona. Ci vuol moderazione: il che non significa giustificare le bestie, né scendere al loro livello, ma fare un onesto esame di realtà e recuperare la cultura umanistica. Saluti.

  4. Benissimo, l’autore del pregiato pezzo sul “poraccismo” è anche lui digiuno in epistemologia.
    Vi prego, cominciate da un classico, facile facile, “la struttura delle rivoluzioni scientifiche” (T. Kuhn).
    Poi discutiamo di “verità” o di “realtà”

  5. Boh… per me è molto più “poraccista” scrivere un articolo sulle parole di Regazzoni senza neppure preoccuparsi di analizzare cosa ha detto e quali critiche ha mosso a Burioni.
    Ma d’altra parte l’articolo ci ricorda – con un certo compiacimento – che quando i “liberali” scendono in “guerra” per la Verità gli effetti collaterali sono giustificati…

    Nel merito, Regazzoni ha mosso due accuse (entrambe almeno parzialmente fondate) a Burioni:

    1) Di albergare della scienza un’idea positivista caricaturale e di diffonderla con i suoi metodi.
    Questo è un argomento decisamente ampio su cui non intendo entrare. Ma la critica ha dei meriti, nel senso che veramente una parte della comunità scientifica è mossa da un positivismo ideologico che induce a concentrarsi sui risultati e spazientirsi di fronte a valutazioni di fondamento epistemologico della disciplina.

    2) Di essere un mediocre divulgatore.
    L’atteggiamento (di)sprezzante del Burioni blastatore è quanto di meno adatto alla divulgazione si possa immaginare. Polarizza (anche solo emotivamente) e spinge alla chiusura in se stessi (e quindi eventualmente alla permanenza nelle proprie convinzioni errate). Non avvia un processo di recupero alla verità scientifica di chi alberga conoscenze non scientifiche. Ne consolida invece la sfiducia e il disprezzo nei confronti della classe dirigente.
    Ma d’altra parte Burioni, per sua stessa ammissione, si dichiara disposto ad avere pazienza e rispetto solo nei confronti di chi sia disposto ad imparare. Seleziona quindi i “recuperabili” dagli “irrecuperabili”, decidendo di umiliare i secondi. Il suo metodo è talmente polarizzante che è diventato una star mediatica non per la sua opera di divulgazione, ma per la sua qualità di “blastatore”. Che sia pertanto diventato un eroe della corrente liberal non è un caso: i liberal (come esemplificato negli USA dall’uscita clintoniana sul “basket of deplorables”) non hanno tempo da perdere con gli “scarti della società”, né tantomeno la volontà di cercare di re-includere a livello sociale e cognitivo chi per mille ragioni ha perso fiducia nel sistema e nelle istituzioni che lo governano.
    Solo che, come l’elezione di Trump ha dimostrato, si tratta di un atteggiamento di cieca ottusità, prono ad aprire praterie sfruttabili da demoagoghi e populisti pronti a raccogliere e dare forma alla rabbia e al senso di sfiudica di milioni di persone escluse.
    Per questo l’attività di divulgazione di Burioni è discutibile sul piano dell’efficacia e addirittura potenzialmente dannosa sul piano politico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.