Reportage dalla Metro del Duomo: l’assedio del degrado continua

Milano

Ieri ho avuto qualche ora per osservare con calma lo stato del centro, usando Piazza Duomo come cartina di tornasole. Dopotutto è il secondo biglietto da visita per i turisti. Il primo è la Stazione Centrale e sappiamo tutti come sia messa. E quanti morti ci siano già stati. Passiamo quindi al Duomo, il punto focale della città. Ecco, ieri mentre aspettavo ho notato dei netti miglioramenti. Per esempio la security reattiva e pronta ad intervenire sul salto del tornello. Viene fermato un tizio. Di colore, probabilmente Africano. Non è solo, fa parte di un gruppo. Stava cercando di entrare senza biglietto. Più di tanto non fa storie. Va semplicemente via. Dopo cinque minuti i venditori che normalmente stazionano nella piazza decidono, tutti contemporaneamente, che mettersi sulle scale sia una buona idea. Ostacolando il passaggio. E con aria vagamente minacciosa. La security, con pazienza e professionalità, decide di intervenire. Spiega gentilmente che la gente deve passare. Con calma, dimostrando di essere loro quelli che comandano davvero, i simpatici dettaglianti (tutti illegali, ovviamente) si spostano. Tempo due minuti, appare una donna bassa, vestita come i Rom, che comincia a difendere il diritto di compravendere dei ragazzi. La scena aveva un tocco surreale: ragazzoni alti due metri che si facevano difendere da una signora di mezza età alta uno e cinquanta. La security, ancora una volta con una pazienza degna di Giobbe, la ascolta, le spiega un paio di cose e torna a fare il suo lavoro.

La netta impressione è che ci si stia muovendo su una sottile lastra di ghiaccio che garantisce sì, un discreto equilibrio, ma che non reggerà a lungo. I tre fatti erano collegati. C’è una pressione costante perché l’illegalità venga tollerata, considerando la metro terra di nessuno. Una pressione crescente, organizzata, che supera le divisioni etniche, con una divisione dei compiti e dei territori. Che nessuno pensa nemmeno a toccare. D’altronde, come dare torto alle forze dell’ordine? A che pro indagare, se alla Procura interessano solo i processi in cui si può far rientrare la parola Ruby o si può attaccare una parte politica? Smantellare questo racket avrebbe una serie di enormi vantaggi. Ma nessuno sembra particolarmente interessato dalle parti di Palazzo Marino. Eppure sotto i portici vicino alla Galleria dormono sempre più disperati, rendendo lo spettacolo della piazza un disastro a tutte le ore del giorno. Coperte, accampamenti di fortuna, questuanti. E su tutto, lo ripeto, l’ombra inquietante di un sottobosco che non è cresciuto né per caso né disordinatamente. Ma di certo la fioritura del male è avvenuta sotto gli occhi velati di Sala, che continuando a fissare il Sol dell’Avvenire ha smesso di vedere la città di Milano e di udire le grida di dolore che provengono da sotto le sue finestre.

2 thoughts on “Reportage dalla Metro del Duomo: l’assedio del degrado continua

  1. Volete approfondire sul vero degrado? Allora potete fare una visitina in via Vallazze ove troverete ad accogliervi giovani e diversi africani con il berretto in mano che, talora, vi rincorrono se non date loro l’obolo. Direi, però, che la parte migliore da visitare è una via laterale della Vallazze e precisamente la via Adelchi.
    Qui se avete un po’ di tempo e non sapete cosa fare una veloce visita alla via potrà farvi capire come queste amministrazioni chic milanesi hanno abbandonato la città al degrado.
    Se poi vi avanza ancora un po’ di tempo, nelle vicinanze, la via Astolfo vi lascerà basiti per come è stata ridotta dai graffitari.
    Volendo potremmo aggiungere altro nomi di vie limitrofe abbandonate sia zona 3 che in zona 2, ma stendiamo un velo pietoso. La giunta non se ne vergogna perché ha la faccia come il sedere.
    L’importante per la giunta è organizzare picnic al Sempione.
    Comunque se qualcuno si vuole togliere lo sfizio è già sufficiente visitare le vie segnalate.

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