Milano 10 Settembre – Energie per l’Italia e La Marianna si alleano. I movimenti fondati da Stefano Parisi e da Giovanni Negri hanno presentato mercoledì scorso a Milano la loro alleanza programmatica. L’ex generale dei Carabinieri Mario Mori è stato nominato responsabile del programma del movimento dell’ex candidato sindaco di Milano. Negri si occuperà dello sviluppo rurale.
Dott. Parisi, Energie per l’Italia sta crescendo sul territorio?
Energie per l’Italia, oltre che dai programmi, vuole partire proprio dai territori. Il radicamento è fondamentale.
L’alleanza con Negri rientra in questo percorso?
Il nostro è un movimento politico che vuole ricostruire il Paese con un programma liberale e popolare, riformista e federalista. L’alleanza con La Marianna di Giovanni Negri va inquadrata in quest’ottica. E’ un’alleanza basata non su giochi di potere e scambi di interessi, ma semplicemente sulla convinzione comune che ci sia bisogno di una forza politica nuova nel panorama nazionale.
Con La Mariana dell’ex segretario del partito Radicale sono molti i punti in comune?
Certo, penso al tema delle riforme economiche e a quelle in materia di giustizia.
L’area di riferimento di Energie per l’Italia è, comunque, sempre quella di centrodestra?
Si, un centrodestra unito che sappia fornire soluzioni serie per risolvere i drammatici problemi del Paese.
Le prossime elezioni siciliane saranno il primo banco di prova di questo rinnovato schieramento unito?
Sicuramente. Ho sostenuto la candidatura di Nello Musumeci a presidente della regione siciliana sin da febbraio scorso. Una candidatura seria e autorevole che ha convinto anche il presidente Silvio Berlusconi.
Berlusconi in un primo momento aveva fatto una scelta diversa…
Poi, però, ha capito che Musumeci è in grado di farci vincere. Presentandoci compatti abbiamo ottime possibilità di vittoria.
Questa alleanza sarà replicata anche per le elezioni politiche del 2018?
Da parte nostra l’intenzione è questa.
Il programma di Energie per l’Italia punta molto sulle riforme e sull’innovazione. In un suo recente commento si è espresso in maniera molto critica verso la decisione del Tar di bocciare la decisione del rettore dell’Università statale di Milano di imporre il numero chiuso alle facoltà umanistiche. Pensa anche lei che i Tar blocchino l’Italia?
Il TAR è solo il fenomeno più evidente di una crisi più profonda del nostro sistema pubblico. L’impianto del diritto pubblico italiano ormai produce incertezza e complessità che danneggiano le persone e le imprese
Può illustrarci meglio?
L’enorme produzione normativa che consiste in leggi, atti normativi e regolamentari genera un quadro nel quale qualunque interesse più o meno legittimo può trovare un cavillo a cui appellarsi danneggiando gravemente gli interessi della collettività.
Un sistema “semplificato”?
Sicuramente.
Nel frattempo, però, i tribunali amministrativi rappresentano l’unico strumento che il cittadino ha per difendersi da una “cattiva” amministrazione, come ha recentemente dichiarato Mario Luigi Torsello, il segretario generale della giustizia amministrativa in risposta Vittorio Feltri che sul quotidiano Libero sta recentemente portando avanti una campagna per la loro chiusura.
A questo si deve aggiungere la scarsa qualità degli atti amministrativi che molto spesso prestano il fianco all’azione dei Tribunali. L’amministrazione pubblica è stata impoverita di professionalità negli ultimi anni. Molti provvedimenti sono tecnicamente sbagliati soprattutto, sono scritti senza avere idea dei loro effetti sulla collettività.
I dirigenti pubblici italiani non sono all’altezza? Eppure esistono organismi di valutazione per verificarne le capacità.
I controlli sono solo formali, basati esclusivamente sul rispetto burocratico delle regole Il 90% degli organismi di controllo è composto da persone laureate in giurisprudenza, quando i sistemi di controllo dovrebberobprevalentemente concentrarsi su valutazioni economiche .
E cosa bisognerebbe fare?
Oltre a laureati in giurisprudenza servono persone che sappiano valutare gli effetti economici dell’azione amministrativa.
Non è semplice.
Sono modifiche da realizzare nel medio periodo. Con un radicale cambio di passo.
L’aspetto “burocratico” della pubblica amministrazione costituisce un freno allo sviluppo del Paese?
Bisogna cambiare prospettiva. Oggi l’azione amministrativa vede con sospetto il cittadino e le imprese. Dobbiamo superare questo schema. Lo stato è degli italiani e deve rispettarci e aiutarci a creare sviluppo e benessere
Troppi dipendenti pubblici?
La pubblica amministrazione è spesso vista come un ammortizzatore sociale. Quanto di più sbagliato. Bisogna diminuire la spesa pubblica corrente per procedere ad un serio piano di investimenti che vanno legati al taglio delle tasse.
In quali settori bisogna investire con urgenza?
Vanno fatti investimenti sulle infrastrutture e sull’innovazione Solo in questo modo l’economia potrà ripartire e potremmo porre un argine alla crescita esponenziale del nostro debito pubblico.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.