L’Unità in profondo rosso: interviene Renzi in vista della battaglia per il “sì” referendario

Attualità

Milano 9 Settembre – Un tandem tutto toscano per rilanciare l’ Unità in vista della battaglia finale per il «Sì» al referendum costituzionale. Il vignettista fiorentino Sergio Staino, tramontata l’ipotesi del giornalista 2.0 Riccardo Luna, sarà il nuovo direttore del giornale fondato da Gramsci, mentre lo storico livornese Andrea Romano sarà il condirettore, a quanto pare a titolo gratuito visto che percepisce già lo stipendio da deputato. I nuovi direttori preferiscono non esporsi. Staino, quando il suo nome era iniziato a circolare, aveva messo subito le mani avanti: «La mia Unità non sarà sdraiata sul governo».

Mentre per quanto riguarda il condirettore è curioso ricordare che Romano, dal 2005 al 2009, aveva diretto la Fondazione Italianieuropei, braccio operativo politico di Massimo D’Alema, oggi il più duro oppositore interno della riforma costituzionale del premier-segretario. Ma la missione affidata a entrambi è precisa: sostenere il Sì nei poco più di due mesi che mancano al referendum. La svolta, dopo aver ricevuto il via libera da Renzi, è stata approvata ieri a Milano durante un acceso consiglio di amministrazione della società editrice, posseduta per l’80% dal gruppo Stefanelli-Pessina e per il 20% dal Pd. Il quotidiano, tornato in edicola nel giugno 2015, ha chiuso i conti con un rosso di quasi due milioni, accumulati in appena sei mesi.

Alla presidenza di Unità srl arriverà il manager Chicco Testa: dovrà occuparsi soprattutto di trovare nuovi investitori per sostenere il rilancio del giornale, che punterà molto di più sulla parte web. Mentre i soci di minoranza del Pd, a fronte di un bilancio così pesante, si aspettano un passo indietro dell’ammini-stratore delegato Guido Stefanelli. Il direttore uscente Erasmo D’Angelis, molto vicino a Renzi, tornerà invece come dirigente a Palazzo Chigi, dove si occuperà di dissesto idrogeologico e seguirà anche Casa Italia, il progetto per la ricostruzione delle zone terremotate. Il piano discusso ieri a Milano, infine, prevede un importante taglio sui 35 lavoratori, tra giornalisti e poligrafici.

Claudio Bozza (Corriere)

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