Chi ha paura del Salone del Libro a Milano?

Milano

Milano 30 Luglio – Verrebbe da rispondere i Torinesi. I Torinesi ne avrebbero tutte le ragioni. Invece non sono i soli. Ci sono anche alcuni Milanesi. I cultori del Bonsai della letteratura. Per capire la terribile ironia di tutto questo, consentitemi un volo d’uccello sulla situazione attuale. Storicamente, in Italia, si scrive ben più di quanto non si legga. Ho un sito di ecommerce per ebook di scrittori emergenti, Leolibri, quindi gioco in casa. Da cinque anni offro quella che credo essere un servizio onesto per gli autori che non possono permettersi la carta. Che costa. Costa un sacco. E su questi costi alcune case editrici vivono. Il che è del tutto ragionevole. Qualcuno vuole spendere qualche migliaio di euro per mandare al macero degli invenduti. La natura ci guadagna, pensate, perchè gli alberi che usano sono allevati appositamente. Questo sottobosco ha però creato situazioni di assoluta comicità. Tragicomicità, per essere precisi. Per esempio, Il Giorno meritoriamente riporta queste dichiarazioni, io credo sublimi:

 “Abbiamo bisogno di aumentare lettori e lettrici, ma non di litigi – premette Samuele Bernardini presidente di Lim -. Il salone per i milanesi è una spina da molti anni, lo volevano qui, in forma diversa. Detto questo mi sembra che l’operazione sia un po’ una forzatura nei tempi, non è consensuale e crea due saloncini”. “Con le iniziative milanesi, poi, come si mette? – chiede Bernardini – BookCity non dovrebbe risentire del salone, formula e periodi sono diversi, ma BookPride ad aprile? A Milano c’è un patto per la lettura che speriamo continui. La conflittualità è controproducente”

A Milano c’è un patto per la lettura e mi pare stia fallendo miseramente. Sì, beh, a meno che per funzionare non si intenda che le librerie indipendenti possono continuare a sopravvivere. Allora magari è una bomba. Non lo so. Non mi interessa. Non dovrebbe interessare a nessuno al di fuori delle librerie indipendenti. Io oggi ho comprato tre libri cartacei su un noto sito di ecommerce. Ho speso una frazione di quanto avrei speso in una grande libreria. Non ho idea di che prezzi facciano le librerie indipendenti. Dubito facciano concorrenza su quello. Ma venire a dire che esiste un cartello “per la lettura” in una città cosmopolita nel terzo millennio fluttua tra il surreale ed il delirante. Intanto perché ai principali fruitori della predetta merce, i libri, non serve a nulla. Secondo, perchè la concorrenza, checché ne pensi il nostro esimio, non uccide la cultura. Anzi, la fa prosperare. Pensate all’Italia Rinascimentale e poi venitemi a dire che la concorrenza ammazza il genio. Oppure pensate a New York, là i teatri non hanno bisogno di sovvenzioni. Addirittura, si vocifera che non abbiano nemmeno un patto per la cultura, ma si accontentino di fare spettacoli che piacciono. In ultimo, c’è un sottotono che a me inquieta. A leggere il patto non esistono elementi di evidente conflitto con il Salone del Libro. Anzi. A meno che. A meno che in quel patto non ci sia anche una sottintesa limitazione della concorrenza. Cosa vagamente illegale.

Non è che il Comune di Milano ha firmato un patto con un cartello? Non è che oggi questi soggetti passano all’incasso delle clausole occulte, chiedendo di bloccare il Salone? Non è che, come al solito a sinistra, qualcuno sta uccidendo il libero mercato? Così, solo per sapere. Io non ci troverei nulla di male, basta esserne informati. Così non comprare in quelle librerie assumerebbe ancora più il senso di una deliberata protesta contro i fabbricanti di candele che vogliono oscurare il Sole che rovina i loro affari.

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